Il presidente della Nissan-Renault-Mistubishi Motor, Carlos Ghosn, è stato trattenuto in stato di arresto con l’accusa di aver violato regolamenti finanziari relativi al suo compenso. Lo hanno confermato fonti investigative all’agenzia Kyodo.
In un comunicato alla stampa la Nissan afferma che un’indagine interna ha stabilito che il presidente Ghosn ha fornito false informazioni sul proprio reddito, e indica inoltre che il dirigente verrà licenziato. L’indagine pare abbia dimostrato che Ghosn ha falsificato documenti nel corso di diversi anni, rilevando la cattiva amministrazione di asset aziendali.
Nissan ha anche aggiunto che coopererà con lnvestigatori e fornirà tutte le informazioni necessarie. Ghosn è stato nominato presidente della Nissan nel 2000, ed è tra i maggiori protagonisti del progetto di fusione con la francese Renault, che ha consentito alla casa auto nipponica il ritorno alla redditività dopo una lunga crisi, tramite un drastico processo di ristrutturazione e un piano di riforme considerato aggressivo per gli standard aziendali giapponesi. Sotto la sua guida quasi ventennale, il secondo brand automobilistico del paese del Sol Levante è riuscita a negoziare accordi più competitivi con i produttori di acciaio, innescando una concorrenza sempre più serrata tra i costruttori per l’approvvigionamento delle materie prime. Nel 2016, dopo la scandalo delle emissioni della Mitsubishi Motors e il conseguente crollo delle vendite, Nissan ha rilevato la casa concorrente e Ghosn è diventato il presidente della nuova alleanza, che nella prima parte del 2018 ha superato la Volkswagen per volumi di vendita.
Il presidente francese, Emmanuel Macron, a una domanda sullo scandalo che ha investito il numero uno di Renault, Carlos Ghosn, durante una visita ufficiale in Belgio, ha detto che “è troppo presto per pronunciarsi sulla realtà. Lo Stato, in quanto azionista sarà estremamente vigile alla stabilità dell’alleanza (Nissan-Renault) e al gruppo per l’insieme dei dipendenti”.
Per la cronaca, Ghosn nel 2016 ha percepito 10 milioni di dollari, diventati 6,5 l’anno successivo, quando comunque ha sommato gli 8,5 milioni di dollari di Renault e i 2 milioni di Mitsubishi. Dopo l’arresto di Ghosn, il titolo Renault ha perso in Borsa l’11%.