Impegnatissimo nel nuovo ruolo di giudice del talent show ‘X Factor’ (potremo vederlo anche stasera nella quinta puntata su Sky Uno alle 21.15) , Lodovico Guenzi, per tutti Lodo, frontman de “Lo Stato Sociale”, riesce a ritagliarsi uno spazio per parlare con legabasket.it della sua passione per il basket. A settembre la sua apparizione come “Guest Star” alla Zurich Connect Supercoppa, poi ecco la musica del brano “Il Campetto”. composto in coppia da “Lo Stato Sociale” e da “Altre di B”, che è diventata la colonna sonora della stagione di LBA precedendo ogni sigla del massimo campionato di basket. Una canzone frutto di un amore comune per quello che Lodo considera lo sport più bello del mondo e per il campetto, il luogo per antonomasia dove non conta l’altezza ma solo ed esclusivamente il carattere e lo spirito agonistico. Insomma, sulla nuova stagione c’è il suo timbro, frutto di una passione innata per il basket.
“La storia del mio amore per il basket è semplice, come quella di tanti bimbi che seguono il loro padre che li porta ad un evento sportivo. Il mio era appassionato di basket e tifoso della Fortitudo Bologna. Da qui la mia passione per la palla a spicchi: che è qualcosa che ti entra dentro e non ti abbandona più”.
La musica di “Campetto” risuona ora sempre più, associata ora anche al basket di vertice. La speranza è che i campetti, quelli dove crescevano la passione per questo sport e dove nascevano i campioni, possano tornare di moda:
“Per me i campetti non sono mai passati di moda –spiega – Ci sono posti, cito ad esempio Caserta, l’unica città del sud ad avere vinto uno scudetto, dove si gioca tanto per strada e dove ci sono numerosi campetti. Ma vedo altre città che si stanno appassionando al basket; penso a Torino dove, dal PreOlimpico di 2 anni fa, il basket ha spiccato il volo. Purtroppo queste oasi non sono tante, dobbiamo metterci impegno per realizzarne di nuove ed è bello vedere campioni del basket come Danilo Gallinari impegnarsi in prima persona offrendole alla città. Anche questo serve al basket, anzi soprattutto questo: creare luoghi dove la voglia di basket possa esprimersi anche in un semplice “cinque contro cinque” tra amici”.
Su cosa gli piaccia del basket, Lodo non ha dubbi: “E’ uno sport veloce, ha un limite di secondi per concludere la azione e questo e aumenta il pathos, tutti giocano sia in attacco che difesa, gli angoli e le posizioni sono fondamentali, come la visione di gioco che premia di più del virtuosismo”.
Cresciuto a pane e Fortitudo, Lodo ci racconta i suoi idoli:
“Sono quelli che hanno segnato la mia infanzia e cioè anzitutto Vincenzo Esposito e Sasha Djordjevic poi Gianluca Basile e anche Gianmarco Pozzecco con le sue trovate pirotecniche. Poi dico Becirovic per la bellezza del gioco e naturalmente Marco Belinelli. Se andiamo oltre oceano dico Reggie Miller, Jason Williams, quello del passaggio con il gomito, Stephen Curry e Devin Booker che mi mandano in estasi. E ora Luka Doncic che sta giocando un gran bel basket”.
Idolo delle nuove generazioni, dei ragazzi cresciuti con lo smarthpone in mano, per Lodo la svolta della LBA con l’accordo che ha portato tutte le gare in diretta su una piattaforma come Eurosport Player è importante per una ulteriore crescita del basket.
“E’ un grande passo avanti: penso che più basket si possa vedere sia importante ma soprattutto è importante che si possa vedere in ogni momento e in ogni luogo e i ragazzi si appassioneranno sempre di più. Unendoci il lavoro e la crescita nelle scuole, altro fattore fondamentale”.
Uno sport destinato a crescere ma non necessariamente con la foga di diventare sport di tutti.
“Onestamente non so se sia la cosa migliore diventare lo sport di tutti anche se il basket avrebbe ne avrebbe tutte le caratteristiche per spettacolarità ed emozioni. Ma al momento gli mancano tante cose: anzitutto una nazionale forte e vincente, si passa da lì. Poi avrebbe bisogno di società più floride e autosufficienti, di impianti che vivano tutta la settimana e facciano profitto alimentando gli stessi club. Rimanendo sempre se’ stesso comunque: penso agli atleti e ai campioni del basket, è bello che siano ancora avvicinabili e alla portata di tutti”.
Bolognese e Fortitudino, Lodo aspetta come tutti il ritorno del derby con la Virtus.
“Che mi manca ma solo perché la Virtus è nella categoria superiore e noi in A2. Ma in realtà quando noi eravamo in A e loro sotto non mi mancava per niente. Spero comunque che sia l’anno buono per la mia Fortitudo, la seguo sempre anche se in queste settimane ho poco tempo: mi registro le gare ma spesso non riesco a guardarle, per fortuna mio padre mi manda i punteggi anche parziali e gli aggiornamenti dei quarti”.
Pronto a diventare il testimonial del basket “se lo volete, io ci sono, sono pronto”, ecco le cinque idee di Lodo se un giorno diventasse presidente della LBA:
“La prima è mettere subito nella sede della LBA la statua di Gary ‘Baron’ Schull. Poi lavorerei perché Flavio Tranquillo si occupasse ancora della Serie A e non solo della Nba. Lancerei una lega giovanile e di sviluppo e favorirei il più possibile la nascita di impianti all’altezza con club capaci di autosostenersi. Infine lavorerei per crescere nel tempo sempre più giovani italiani: vedere squadre con giocatori cresciuti nel proprio paese è più appassionante, uniti naturalmente a stranieri che però capiscano realmente dove sono venuti e sappiano interpretare al meglio il nostro basket europeo, totalmente diverso da quello che si gioca in America. E poi le regole: anzitutto un tetto salariale, sino a quando non lo avremo non cresceremo. Ora siamo in una situazione in cui gli italiani costano tanto perché sono pochi e la conseguenza è che si va in America perche ci sono tanti giocatori e costano meno. Mi sembra un circolo vizioso da cui bisogna uscire. Ricordandosi che per vincere l’Eurolega servono soprattutto gli Spanoulis, fuoriclasse europei che conoscono il nostro basket”.