Il fine del presidente è la meraviglia: «Ora vogliamo divertirci e far divertire i nostri tifosi». L’orgoglio di Antonio Forni, n°l della Fiat Torino, è dunque tutto in quella parola, divertimento: «Abbiamo ingaggiato coach Larry Brown per far fare al nostro basket un salto di qualità». Nessun dubbio: mai un allenatore con un titolo Nba in bacheca ha allenato nel campionato italiano e l’arrivo di coach Brown è il segnale di una irrefrenabile voglia di crescere che nella città della Juventus ha la consistenza di una grande novità. Intanto Fiat Torino Auxilium avrà dal prossimo campionato una nuova casa, dal vetusto Pala-Ruffini si passerà al Pala Vela, capienza raddoppiata (8mila posti dalla prossima stagione) come la voglia, come l’entusiasmo:
«Coach Brown non verrà a svernare da noi» assicura Forni, classe 1956, professione notaio, origini beneventane, residenza a Caluso, nel Canavese, «ma proveremo con lui L’effetto Brown euforia basket nella Torino del calcio padrone a far crescere, oltre ai giocatori, anche i nostri assistenti e quindi il nostro futuro. Sei anni fa, quando siamo entrati, c’eravamo prefissati di salire in A e starci, e poi di vincere il primo trofeo del basket dell’intero Piemonte. Ci siamo riusciti durante l’ultima stagione con la Coppa Italia, poi per una serie di motivi non sono arrivati i playoff. Brown è il passo verso qualcosa di più. E poi, sarà sempre più saldo il nostro rapporto con la Fiat, soprattutto a livello manageriale, con scambi continui di idee, di intelligenze. Non promettiamo nulla, ma al tempo stesso non nascondiamo le nostre ambizioni». Sfondare sotto la Mole è uno dei vecchi sogni del basket, catturare cioè uno dei bacini d’utenza più importanti d’Italia e riprodurre, in un’altra forma, lo storico bipolarismo pallonaro con Milano, per di più in un momento in cui la sfida, anche a livello olimpico con la città lombarda, è più che mai accesa. Tuttavia, altre volte Torino ha cercato di liberarsi dalla dittatura del calcio, dal primato cittadino bianconerogranata. Quarantadue dei quarantasei scudetti vinti nei quattro maggiori sport di squadra italiani, tra maschile e femminile, per Torino sono arrivati nel calcio. L’unica eccezione resta l’antica Klippan (poi Robe di Kappa) del volley uomini, ma l’ultimo dei suoi quattro tricolori risale al 1984. Poi il declino a livello maschile e alcune avventure di Chieri nel campionato femminile. L’ultima annata ha portato anche la retrocessione in A2 della Pallanuoto Torino, 8 punti in un campionato intero.
«Il difetto storico di Torino» racconta oggi Mauro Berruto, l’ex et azzurro, torinese, «è il fatto di vedere il calcio come un avversario, come un mostro che attira l’energia sportive e lascia le briciole agli altri. Al contrario, il calcio deve essere un polo attrattivo per far si che anche in Italia, come nel resto del mondo, soprattutto latino, crescano le polisportive. Il sistema per rilanciare lo sport “minore” in Italia è quello, non c’è dubbio. E ben vengano poi i grandi maestri dello sport. Benvenuto Larry Brown».
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Lega A – L'effetto Brown: euforia basket nella Torino del calcio padrone. Forni: 'Vogliamo far divertire i nostri tifosi'
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