E’ tempo del processo per Massimiliano Boccio per il crack della FulgorLibertas. Il caso che tiene banco negli ambienti cestistici forlivesi ormai da 4 anni approda in un’aula di giustizia del tribunale di Forlì. Bancarotta fraudolenta e truffa: sono i reati per i quali si trovano alla sbarra Massimiliano Boccio e Mirela Chirisi, marito e moglie, lui patron e di fatto regista dell’allora FulgorLibertas, lei presidente della storica società cestistica forlivese. La FulgorLibertas venne dichiarata fallita il 10 aprile 2015 sotto il peso dei debiti, mentre già nel gennaio del 2015 la squadra venne ritirata dal campionato in quanto da tempo la società non pagava gli stipendi e non aveva quindi più giocatori da mettere in campo.
Quella di Boccio fu una parabola breve. Subentrato alla vecchia dirigenza, acquisendo la società, partì annunciando acquisti di giocatori di prestigio, illustrando obiettivi grandiosi come l’accesso all’Eurolega. Tutti propositi che avrebbero comportato ingentissimi investimenti finanziari. Tutto questo galvanizzò il pubblico della piazza forlivese che per il basket ha sempre avuto un grande amore. Ma la realtà dei conti era ben altro e questo si rivelò in tutta la sua drammaticità appena pochi mesi dopo. Le centinaia di tifosi – che corsero in massa a fare l’abbonamento al Palasport – si sentirono truffati da queste azioni e riuscirono non senza fatica a organizzarsi per portare le loro istanze in tribunale. Ed ora si inizia: mercoledì si tiene la prima udienza, con collegio giudicante Trerè (presidente), Lubrano e Castellano (a latere). Diversi i possibili testimoni illustri che potrebbero sfilare in tribunale, la prima udienza servirà anche per stabilirli . Uno su tutti Michele Antonutti, star del basket: quando venne annunciato il suo arrivo a Forlì gli abbonamenti subirono un’impennata, salvo però lasciare pochi giorni l’amaro in bocca, in quanto il giocatore si defilò presto quando comprese che musica suonava in casa Boccio.
Diverse le parti civili accolte al processo: si va dal comitato di 327 abbonati di quella stagione della Fulgor, capeggiati da Christian Battistini e Lucia Bongarzone, e difesi dall’avvocato Andrea Romagnoli. Proprio la loro inattesa azione penale diede il là all’inchiesta, che venne presa in carico direttamente dall’allora procuratore capo Sergio Sottani, assieme alla pm Messina. Per il solo reato di truffa, al processo il comitato ha scelto di presentarsi solo con la costituzione di parte civile di Battistini e Bongarzone, per non far lievitare le spese legali agli oltre trecento abbonati che si ritengono truffati dalla gestione Boccio-Chirisi. Battistini e Bongarzone hanno contenuto a poche migliaia di euro la richiesta di risarcimento, mettendo nero su bianco la volontà di destinare il (remoto) denaro che sarà recuperato a fini sociali e per la promozione del basket in città. Altri 4 tifosi, invece, hanno scelto di costituirsi parte civile in modo autonomo, dopo la prima querela del comitato, difesi dall’avvocato Manes. Parte civile al processo è anche la curatela fallimentare dell’ex FulgorLibertas (curatore Isabella Venturelli), rappresentata dall’avvocato Bressanello, per quanto riguarda il reato di bancarotta.
Secondo le ipotesi della Procura Boccio e Chirisi furono responsabili di diversi reati al momento del crollo della FulgorLibertas, partendo dalla distrazione degli ultimi soldi restati in cassa per 167mila euro e la sottrazione delle scritture contabili. Per la Procura, in particolare, tutto partì dopo l’acquisizione della società, quando il capitale sociale venne aumentato fittiziamente da 50mila a 5 milioni di euro così da simulare una capacità finanziaria superiore al reale, il tutto grazie ad un aumento del valore, ritenuto anch’esso fittizio, della società “Gruppo Industriale Chirisi Boccio Spa” fino ad oltre 27 milioni di euro. Nel mirino della Procura c’è anche la conferenza stampa del 7 agosto del 2014 in cui Boccio annunciava il progetto di portare la FulgorLibertas nella massima serie entro due anni, fino all’approdo in Eurolega e alla quotazione in Borsa della società. Il tutto da realizzarsi tramite contratti con giocatori e allenatori di primio livello. Questo avrebbe portato all’incasso di circa 132mila euro in abbonamenti, denaro poi – sempre secondo le accuse – sarebbe stato distratto assieme agli incassi della biglietteria delle varie partite. Gli abbonati non ebbero modo di fruire del loro abbonamento fino alla fine, dal momento che il 2 gennaio 2015 la squadra venne ritirata dal campionato di A2 Gold.
Nel processo rientra anche Flavio Casagrande, la cui posizione venne stralciata lo scorso giugno in quanto irreperibile con ultimo domicilio noto nel Regno Unito. Per la Procura sarebbe un prestanome di Boccio e con lui e la Chirisi avrebbe commesso – secondo le accuse – alcuni reati societari satelliti. Negli ultimi mesi Casagrande è stato reperito, rinviato a giudizio con un’udienza-lampo e anche lui si dovrà presentare mercoledì mattina in tribunale a Forlì, per la riunificazione della sua posizione al processo principale.