Certamente l’ingresso della Juventus nel basket che conta sarebbe una ulteriore spinta verso l’alto non solo per Legabasket ma anche per EuroLeague. Jordi Bertomeu ne discute con Mirco Melloni de La Stampa ed ecco cosa ne viene fuori…
Bertomeu si confronta spesso con Andrea Agnelli, che presiede anche l’Eca (l’Associazione dei Club europei), e un’implicita conferma che l’incrocio Juve-basket sia stato un argomento toccato arriva proprio da Bertomeu e dalla sua unica omissione: «Su questo argomento non posso proprio rispondere…».
Bertomeu, in Eurolega ci sono Real Madrid (campione in carica come nel calcio), Barcellona, è entrato il Bayern: la canotta bianconera suggerisce che la Juventus è la prossima polisportiva? «Ci piacerebbe, ma non tutti i desideri sono realizzabili. Per ora si tratta soltanto di speculazioni: la maglia da basket è stata un’azzeccata idea di marketing della Juve che non riguarda l’Auxilium».
Qual è la relazione tra Eurolega e calcio? «Abbiamo polisportive vere e proprie, come Barca, Real, Fenerbahce, e club in cui calcio e basket condividono soltanto il logo, come Olympiacos e Panathinaikos. E c’è uno scambio di idee tra questi mondi: ogni sei mesi ci incontriamo in un gruppo di lavoro che comprende l’Eca presieduta da Agnelli, i club della pallamano e dell’hockey su ghiaccio. Come Eurolega studiamo un fair play finanziario in stile Uefa e siamo stati i primi in Europa con il programma “Bocs”, con cui assistiamo i nostri associati per marketing, biglietti e tanti altri aspetti».
L’Eurolega staccata dalla Federazione internazionale compie 18 anni: come entra nella maggiore età? «Sapevo che sarebbe stata una crescita complicata, ma ne vale la pena: quando ci si evolve, c’è sempre qualche scontento».
La Fiba: anche quest’anno, i vostri giocatori non disputeranno i match delle qualificazioni ai Mondiali di novembre e febbraio. «Il problema è nelle intenzioni: la Fiba sostiene che l’Eurolega deve essere Fiba e che fuori dalla NBA non esiste nulla che non sia sotto l’egida Fiba. Invece esiste e si chiama Eurolega».
Quanto pesa l’Italia nella vostra organizzazione? «È fondamentale, anche se il campionato non è più come ad inizio anni Duemila. Abbiamo Milano, che significa Armani e una grande città. Guardiamo con interesse a Torino, a cui da due anni concediamo la wild card dell’Eurocup: ci sono lo sponsor Fiat e tanti elementi che, combinati bene, potrebbero renderla una realtà di un certo tipo. Siamo contenti che la Virtus Bologna sia uscita dalla crisi, aspettiamo Roma».
Il calcio invidia il vostro girone unico che ogni anno permette ai club di incontrare tutti i rivali. «In effetti non ricordo sfide recenti, per esempio, tra Juyentus e i club di Manchester. È più facile studiare queste formule quando club e proprietari sono protagonisti, come in Eurolega e nella Nba, mentre nel calcio c’è l’Uefa».
Una Lega europea significa addio ai campionati nazionali? «Non accadrà in tempi brevi, ma il calcio, e la nuova Champions lo conferma, si avvicinerà all’Eurolega, con gli aspetti economici davanti al diritto sportivo. Fine del romanticismo? Sarà, ma con ingaggi multimilionari che coprono anche l’80% del fatturato, come si fa ad essere romantici?».