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    La Tigano Palmi prende forma in vista del raduno

    Pallavolo Serie A2 maschile: proseguono le presentazioni dei nuovi acquisti!
    Si avvicina il momento del raduno della OmiFer Palmi che nella prima decade di agostodovrebbe iniziare la preparazione verso il campionato di serie A2. L’esordio è inprogramma il prossimo 6 ottobre al PalaSurace contro Saturnia. Sarà una prima volta inassoluto per la Franco Tigano e per la città di Palmi. Nel frattempo in casa blu/orocontinuano le presentazione degli atleti che compongono il nuovo roster a disposizione dicoach Andrea Radici. In questi giorni è toccato a Lorenzo Sperotto che «promette diessere un tassello fondamentale per la nostra formazione nella prossima stagione di SerieA2. Durante la sua carriera, Lorenzo ha dimostrato di essere un giocatore di grandevalore, capace di guidare la squadra con intelligenza e precisione. Siamo entusiasti diaccoglierlo nella nostra famiglia e di vedere come il suo contributo possa portarci a nuovisuccessi». Tra i confermati c’è il palmese Peppino Carbone. «Durante la scorsa stagione,Peppino è stato una colonna portante della nostra squadra, contribuendo con prestazionieccellenti e spirito di squadra. Siamo felici di poter contare su di lui per un altrocampionato, che ci auguriamo sia pieno di emozioni e successi. Non vediamo l’ora divedere Peppino in azione anche in serie A2». Quindi, altro riconfermato è GrazianoMaccarone, centrale classe 1996: «Nel corso della passata stagione, Graziano è statogiocatore fondamentale della nostra squadra, e siamo felici di poter contare su di lui per unaltro campionato che ci auguriamo essere pieno di emozioni e successi».Ci sono poi altri due volti nuovi e sono quelli di Lorenzo Sala, classe 2002, che arriva aPalmi «con l’obiettivo di mettere in campo tutta la sua energia e determinazione. La suagiovane età non deve ingannare: Sala ha già dimostrato di avere il talento e la mentalitàgiusta per competere ad alti livelli» e quello di Felipe Benavidez, nuovo schiacciatore dellaOmiFer e sul quale ci sono tantissime aspettative tra la tifoseria locale. LEGGI TUTTO

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    Quattro cucinieri verso Parigi. Balaso: “Un sogno che si avvera!”

    I Giochi Olimpici di Parigi 2024 si avvicinano sempre più per i “Fantastici 4 biancorossi”. I tesserati della Cucine Lube Civitanova a rappresentare le rispettive nazionali in Francia saranno il libero Fabio Balaso e lo schiacciatore Matta Bottolo con la maglia dell’Italia, il centrale Barthelemy Chinenyeze al servizio della Francia padrona di casa e lo schiacciatore Eric Loeppky con la casacca del Canada. La cerimonia di apertura delle Olimpiadi è fissata per venerdì 26 luglio, mentre i match prenderanno il via a partire dal giorno successivo. Le selezioni partecipanti stanno già raggiungendo la Ville Lumière. Oggi è previsto il raduno degli azzurri al CPO Giulio Onesti nella Capitale, mentre domani, martedì 23 luglio, il gruppo di Ferdinando De Giorgi si imbarcherà alle 11 a Fiumicino per volare alla volta di Parigi.
    A esternare le proprie sensazioni poche ore prima del raduno con la selezione azzurra è stato Fabio Balaso, libero della Lube: “Prendere parte alle Olimpiadi è un sogno che si avvera. Qualsiasi atleta nutre la speranza anche solo di partire per la competizione più significativa. Si tratta di una speranza che ha fatto capolino quando ero giovanissimo per poi diventare sempre più nitida ed elettrizzante fino a prendere forma. Per me è bellissimo andare a Parigi con questo gruppo di atleti e uomini. Non mi sbilancio con un pronostico vero e proprio perché le squadre più importanti sono vicine come livello di gioco. Credo però che l’Italia abbia le carte in regola per giocarsela con tutte le avversarie. Sarà un torneo breve, ma molto duro e nessuno farà sconti. Questo lo dobbiamo avere chiaro sin da subito. Dovremo giocare dando il massimo step by step, senza calcoli né troppi ragionamenti. Non solo una partita alla volta, il segreto è focalizzarsi su ogni singolo pallone, vivere il presente con intensità, il giusto approccio mentale e una buona dose di cattiveria agonistica per far sì che il futuro sia ancora più emozionante! Per vincere un team deve superare i momenti difficili con la forza del collettivo e saper captare le fasi cruciali dei match interpretandole con lucidità”. LEGGI TUTTO

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    Oggi la partenza per Parigi delle coppie azzurre del beach volley

    Le coppie e la delegazione italiana del beach volley sono partiti questa mattina da Roma Fiumicino per Parigi. Il torneo olimpico di beach volley, che si disputerà nella suggestiva arena allestita nei pressi della Torre Eiffel, vedrà la presenza di tre formazioni tricolori: Paolo Nicolai – Samuele Cottafava, Alex Ranghieri – Adrian Carambula e Marta Menegatti – Valentina Gottardi.

    foto Fipav

    Questo lo staff italiano al seguito degli atleti: Simone Di Tommaso, Caterina De Marinis, Daniele Di Stefano (1° allenatore), Ettore Marcovecchio, Mariano Costa (2° allenatore), Ennio Varvaro (preparatore atletico), Diego Di Castro (fisioterapista), Luigi Dell’Anna (coordinatore squadre nazionali di beach volley).

    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Cozzi: “Vi racconto cosa faranno e come si alleneranno gli azzurri durante i Giochi”

    Mancano ormai pochi giorni all’esordio Olimpico per i nostri azzurri che dopo la doppia vittoria contro la nazionale Argentina si godono gli ultimi giorni di riposo prima di entrare nel tourbillon frenetico del villaggio Olimpico. Dopo due mesi di fatica e sudore, viaggi ed allenamenti ecco che arriva il momento di mettere in campo tutte le energie possibili per far diventare un sogno una bellissima realtà!

    Ma come si svolgeranno le giornate degli azzurri in terra francese? Scopriamolo insieme!

    I nostri ragazzi arriveranno al villaggio con qualche giorno di anticipo per ambientarsi, entrare in contatto con la propria sistemazione e continuare il lavoro di rifinitura in vista dell’esordio con il Brasile.

    Eh si, perché anche durante il torneo Olimpico, ci si continua ad allenare e soprattutto a lavorare fisicamente per non lasciare niente di intentato. Ovviamente il più del lavoro è già stato fatto nelle settimane precedenti, perciò parliamo di dettagli, ma sono proprio i piccoli dettagli che possono fare la differenza ad altissimo livello.

    L’aspetto fisico è certamente il più importante, mi aspetto che i ragazzi facciano una prima seduta parigina ancora “in spinta”, per poi andare gradualmente a diminuire il lavoro in sala pesi, accompagnato come sempre dagli importantissimi esercizi di prevenzione.

    Ad Atene 2004, dove si giocava un giorno si e uno no, la mattina dopo la gara era libera, mentre il pomeriggio ci recavamo in un centro sportivo prenotato dalla Fipav dove alla parte fisica veniva accompagnato un po di lavoro con la palla. Chiaramente per i titolari pochi esercizi e lavoro con i fisioterapisti, per le riserve attacco a rete, battuta e ricezione per mantenere in condizione il tono muscolare.

    A Parigi, con un giorno in più fra una partita e l’altra, ci sarà più tempo per lavorare sia fisicamente che tecnicamente e questo è un bene per tutte le squadre, perché così si può recuperare al meglio la condizione dopo un eventuale match di 5 set.

    Importante sarà anche gestire le partite alle 9 di mattina, sia per la poca abitudine a giocare ad un orario così insolito, sia perché la sveglia presto fa alterare un po’ la routine giornaliera del gruppo squadra, ma sono tutte situazioni ben conosciute dal nostro staff che avrà già pensato a come gestire questi momenti.

    Ultimo aspetto da valutare, non meno importante degli altri, sarà la preparazione delle partite. Scoutman e allenatori hanno già studiato nel dettaglio gli avversari del girone e le altre squadre, ma fino all’ultimo vengono studiate nel dettaglio le partite delle avversarie per poi fare riunione la sera antecedente al match.

    Normalmente, con la squadra in hotel ci sarebbe una intera sala con megaschermo a disposizione di De Giorgi e staff per preparare la partita con gli atleti, studiando nel dettaglio sia la fase punto che quella di cambio palla degli avversari. Al villaggio Olimpico probabilmente la soluzione sarà un po’ più fai da te, magari nella stanza degli scoutman che durante le Olimpiadi lavorano a ciclo continuo. Il tutto condito da una atmosfera più intima, nella quale sentir salire l’adrenalina per l’imminente match, guardarsi negli occhi e prepararsi a vincere insieme come squadra.

    Finita la riunione si torna nelle proprie camere, De Giorgi ha giusto il tempo di un ultimo confronto con Giannelli e Sbertoli su quali strategie usare in partita e poi tutti a dormire. È ora di andare ad inseguire un sogno…. ma non solo ad occhi chiusi!

    Di Paolo Cozzi LEGGI TUTTO

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    Tadej Pogacar, il Tour de France dopo il Giro: un mondo dipinto di rosa e giallo

    E’ difficile trovare altri aggettivi e definizioni per raccontare Tadej Pogacar. Lo sloveno ha trionfato al Tour, il suo terzo in carriera, realizzando la doppietta con il Giro che mancava dal 1998 con Marco Pantani. Un modo di correre e di vincere unico nella storia del ciclismo. Difficili (e forse inutili) i paragoni con il passato: ammiramo “Pogi”, in attesa che compia altre imprese memorabili
    L’ALBO D’ORO DEL TOUR – LE PAGELLE DEL TOUR DE FRANCE

    La sua maglia è stata rosa ed ora è tutta gialla, il suo nome è Tadej Pogacar. Inchini in rosa al Giro, inchini in giallo al Tour. Sale dove in molti non osano, aumenta il ritmo dove in tanti mollano, scatta dove nessuno ci prova. Concede poco o nulla, detta legge in ogni frangente con una formazione (la UAE Emirates) modello corazzata. Un tempo esisteva il “treno rosso” della Saeco che lanciava il siluro Mario Cipollini in volate mozzafiato o il nero treno del team Sky per Wiggins e Froome, ora sono maglie bianche e caschetto giallo che controllano e comandano in ogni condizione. Strepitoso quello che riesce a fare “ciuffettino”, ha una facilità di pedalata impressionante su qualunque terreno o dislivello. Viaggia più veloce di qualche chilometro in più rispetto a tutti, il tachimetro per le altrui gambe è bloccato mentre il suo è libero di crescere. La fatica la fa il pubblico sulle strade che prova a corrergli vicino o quello a casa che suda in poltrona per il caldo cittadino, lui no. Pogi nella sua eleganza è quasi annoiato da tanta attenzione. Difficile fare paragoni con il passato, molto difficile e complicato, sono tempi diversi e tutto è cambiato, inutile fare l’elenco sarebbe troppo lungo e fastidioso. Le statistiche e i record ovviamente servono e sono quel paragone che fa tornare alla memoria i grandi del passato. Certamente servono a poco visto che il Signor Pogi vince quando e come vuole. 

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    Un magnifico interprete che ci piace ammirare
    Cannibalesco ed irreverente con gli altri? Forse, ma la gara è gara e ogni traguardo vuol dire alzare l’asticella dei guadagnai per sé stesso e la squadra. Fuoriclasse assoluto, campione indiscusso con un’età per entrare nella vera leggenda di questo sport. Vincere come ha vinto lui è riuscito realmente a pochi ma trionfare con questa semplicità in qualunque condizione è solo sua. Scatto mostruoso, ritmo pedalata minuto micidiale, tattica precisa, gestione da vero comandante, testa concentrata sull’obiettivo che quando raggiunto lascia scappare l’accenno di un sorriso accattivante. Poi è scena: gli inchini, i gesti con le dita ma è anche gentilezza nel dare una pacca all’avversario battuto e annichilito, omaggiare i compagni di squadra…un leader o giovane Signore della pedivella. È di sicuro un magnifico interprete che piace vedere e, per noi, è suggestivo scoprire se esistono limiti al suo incedere. Vive con forti avversari su ogni terreno o percorso, non dimentichiamolo mai come pure questi rivali hanno formazioni assai potenti. 

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    Principesco affresco da completare con altri colori…
    Quello che stupisce è la facilità di interpretare il giusto momento della gara e immediatamente realizzare il colpo, una specie di Lupin/ Houdini: scaltrezza e maestria nella fuga. Bravo Pogi, se esistono detrattori del tuo modo di correre, non ti curar di loro ma guarda e passa, se esiste chi mette in dubbio la tua leggerezza in salita, ricorda loro che team e persona vengono controllate ogni giorno. Il tuo mondo è stato dipinto di rosa e di giallo, sono pennellate di un principesco affresco che deve essere ancora completato da altri mille colori che facilmente troverai nella tavolozza delle continue e irrinunciabili sfide. Con tutto il rispetto possibile. 

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    il profilo
    Fenomeno Tadej: il bis Giro-Tour e le curiosità

    Dopo aver vinto e dominato il Giro, Tadej Pogacar ha stravinto anche il Tour de France 2024, realizzando una doppietta che mancava dal 1998, quando a realizzarla fu Marco Pantani. Scopriamo la storia dello sloveno che è ormai nel mito del ciclismo. E già qualcuno si domanda: è il più forte di sempre?
    TOUR DE FRANCE, L’ALBO DORO – LE PAGELLE DEL TOUR 2024
     

    DA KLANEC AL MONDO

    Già il nome del villaggio in cui è nato Pogacar è tutto un programma: Klanec, un villaggio vicino a Komenda che in sloveno significa “pendenza”. Una specie di segno del destino per Tadej, nato il 21 settembre 1998

    PRIMA IL CALCIO, POI IL CICLISMO

    Un predestinato che, però, ha scoperto la bicicletta solo a 9 anni. Il primo amore di Pogacar, infatti, è per il calcio, praticato nella scuola calcio locale. Poi, però, nel 2007 inizia a praticare il ciclismo insieme al fratello maggiore Tilen, due anni più grande di Tadej, al club ciclistico Rog di Lubiana. 

    I PRIMI PASSI CON ANDREJ HAUPTMAN

    Tadej viene scoperto e cresciuto da un ex professionista sloveno, Andrej Hauptman, medaglia di bronzo ai Mondiali di Lisbona nel 2001 e quarto a Zolder l’anno successivo. Hauptman lo nota nel 2011 a una corsa, lo vede staccato rispetto a un gruppo di adolescenti più grandi di lui e chiede agli organizzatori della corsa di dargli una mano, ma scopre che non è il piccolo Tadej in difficoltà, sono gli altri che stanno per essere doppiati da lui.

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    Da Umago a Kitzbuhel, 5 tornei ATP e WTA questa settimana su Sky: guida tv

    Prosegue la grande stagione del tennis su Sky e in streaming su NOW. Cinque i tornei che saranno trasmessi in diretta e in esclusiva da lunedì 22 luglio: tre del circuito maschile ATP, due del circuito femminile WTA. 

    ATP 250 Umago (Musetti, Darderi, Cobolli, Sonego, Fognini)
    ATP 250 Kitzbuhel (Berrettini)
    ATP 250 Atlanta (nessun italiano)
    WTA 250 Iasi (Brancaccio, Trevisan)
    WTA 250 Praga (nessuna italiana)

    Come vedere i tornei su Sky Sport
    Sky Sport Tennis (anche in streaming su NOW) è sempre il “campo centrale”, il canale di riferimento per gli appassionati, dove seguire live e con il commento in italiano tutti gli incontri con in campo giocatori italiani, oltre ai match più significativi. Questa settimana alcune sfide in onda anche su Sky Sport Uno, Sky Sport Arena e Sky Sport Max.

    Tutti i match su Sky Sport Plus ed Extra Match
    Per i clienti Sky è disponibile Sky Sport Plus, dove seguire lo spettacolo delle grandi sfide maschili e femminili in modo più ricco, coinvolgente e semplice. Basta andare sul canale Sky Sport Tennis al 203 e, con il tasto verde del telecomando di Sky Q via satellite o il tasto interattività di Sky Glass, se connessi alla rete internet, accedere alle immagini in diretta dai campi di gioco dei tornei acquisiti da Sky, curate e realizzate da ATP e WTA e in più, nella sezione Classifiche, visualizzare in tempo reale il ranking di singolare ATP e WTA. Per i clienti NOW è disponibile Extra Match, il servizio che mette a disposizione canali aggiuntivi per accedere alle immagini in diretta dai campi di gioco, curate e realizzate da ATP e WTA. LEGGI TUTTO

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    Pogacar, è stato un Tour de France sto-ri-co: difficile non abusare del termine

    Sto-ri-co. Difficile non abusare del termine, dopo tre settimane di toboga emozionale, per il Tour numero 111 dei record. Il primo partito dall’Italia e con addirittura tre tappe (e un po’) da noi, fra Toscana, Emilia-Romagna e Piemonte. Il terzo di Tadej Pogacar, dopo due secondi posti (dietro Jonas Vingegaard), che in giallo ha dominato come e più di quanto fatto il mese prima in rosa. Sei tappe al Giro e altrettante al Tour (le ultime tre consecutive, non accadeva dal Bartali-bis, nel ’48), superate le 3+8 di Eddy Merckx ’70. Prima doppietta 26 anni dopo l’ultima, quella di Marco Pantani ’98; la settima con i grandissimi Fausto Coppi ’49 e ‘52, Bernard Hinault ’82 e ’85 e il back-to-back di Miguel Indurain ’92 e ’93, Jacques Anquetil ‘64, le tre di Merckx ’70, ’72 e ’74, Stephen Roche ’87, che come il Cannibale nel ’74 si mise in testa la Triplice Corona: Giro-Tour-Mondiale nella stessa stagione. Guarda caso, il prossimo obiettivo già messo mentalmente a fuoco dal nuovo Re Sole sin nelle interviste a caldo: il durissimo mondiale di Zurigo del 29 settembre. Il 25enne sloveno ha stravinto pure la crono di Nizza, unico a chiudere i 33,7 km sotto i 40 minuti (39’ 28”) e sopra i 43 km orari, anzi quasi 44 (43,929). Dietro e con lui stesso podio all’arrivo e nella generale: secondo a 1’04” Vingegaard, vincitore delle ultime due edizioni, staccato di 6’17 in classifica; terzo a 1’14” il campione del mondo di specialità Remco Evenepoel, al debutto e prima maglia bianca belga di miglior giovane, a 9’18”. 

    Il tour dei primati e delle lacrime

    È stato – anche – il Tour dei primati (le 35 vittorie di Mark Cavendish, anche qui superato Merckx); delle prime volte e degli omaggi alla carriera: l’unica maglia gialla nell’ultima boucle di Romain Bardet, che si ritirerà al termine del Delfinato 2025; e quella di un ecuadoriano, Richard Carapaz, per lui anche quella a pois di re della montagna, la tappa di SuperDévoluy e il premio di più combattivo; la prima maglia verde africana dell’eritreo Biniam Girmay e le sue tre vittorie, tante quante il suo rivale e predecessore Jasper Philipsen, re della Sanremo, nel duello fra i velocisti più forti al mondo. E delle lacrime: di gioia per i fugaioli di giornata come Anthony Turgis, che corre (e ha vinto a Troyes) anche per i due meno fortunati fratelli; Victor Campenaerts, neopapà che la frazione di Barcellonnette l’aveva puntata sin da dicembre; e lo stesso Evenepoel, che dopo aver vinto la Vuelta ha dimostrato a scettici e “infedeli” di poter ambire, un giorno, al gradino più alto anche al Tour; di umanissima sopraffazione, invece, quelle di Vingegaard; sopravvissuto nella terribile caduta il 4 aprile al Giro dei Paesi Baschi, è andato oltre se stesso: una vittoria al fotofinish sul rivalissimo Tadej a Le Lioran e al terzo podio filato nella corsa più importante al mondo. LEGGI TUTTO

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    GP Ungheria F1: ottimo Leclerc, Sainz opaco. Si poteva fare meglio con la strategia?

    credit: @Scuderia Ferrari Press Office

    Il gran premio d’Ungheria ha offerto una miriade di spunti interessanti, in ottica campionato e nelle posizioni subito dietro. La lotta per il titolo si infiamma e ognuno dei 4 top team può ambire ad una vittoria di tappa. Solo tre vetture, invece, possono pensare di vincere il titolo: le due McLaren e la Red Bull di Max Verstappen. Il tutto al netto degli errori nella gestione piloti del team di Woking e degli eccessi di ira del campione del mondo in carica. Senza dimenticare un Lewis Hamilton che sta trascinando la Mercedes ai piani alti delle graduatorie.
    Poi c’è la Ferrari: le ultime gare avevano mostrato un trend preoccupante per la Rossa, alle prese con aggiornamenti poco efficaci, per usare un eufemismo, ed una comprensione della macchina sempre più complicata. A Budapest, invece, la SF-24, soprattutto quella guidata da Charles Leclerc, ha mostrato un ottimo bilanciamento, riuscendo ad essere persino la più veloce in pista con gomme dure a centro gara.

    La strategia, però, ha concorso a rovinare i piani. Infatti, lo stint più corto della gara di Leclerc è arrivato proprio con gomma dura che, in teoria, risulta essere lo pneumatico più duraturo. Solo 13 giri per lui, nonostante un ritmo spaziale, anche più veloce di quello delle due McLaren, i nuovi riferimenti in pista. Il tentativo di undercut nei confronti di Verstappen ha tratto in in inganno il muretto della Ferrari che avrebbero potuto provare ad allungare lo stint con la dura, per poi provare ad attaccare Hamilton e Verstappen con una media più fresca a fine gara.
    Invece, la soluzione più conservativa non si è rivelata la più giusta. Il quarto posto finale di Charles è di buon auspicio per il futuro, anche se per tornare al vertice serve pazienza e tanto lavoro, proprio come da lui professato a fine gara. Per Carlos Sainz una domenica impalpabile dopo un weekend persino superiore a quello del proprio compagno di squadra. Da archiviare e pensare al prossimo appuntamento.
    Quello di Spa-Francorschamps. Tracciato velocissimo e di grandi compromessi dal punto di vista dell’assetto. Un misto veloce che potrebbe mettere in difficoltà la Ferrari, esaltandone i punti deboli nelle curve veloci. Sarà un ottimo esame per capire davvero a che punto è la Rossa rispetto alla concorrenza. Per non essere relegata mestamente al ruolo di quarta forza prima della pausa estiva. LEGGI TUTTO