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    La preparazione dei piloti F1, aspetto chiave del successo in pista

    Charles Leclerc – credit: @Scuderia Ferrari Press Office

    La preparazione dei piloti F1 è uno degli aspetti chiave del loro successo in pista. La massima categoria dell’automobilismo sportivo richiede non solo un altissimo livello di abilità tecnica, ma anche una resistenza fisica e mentale straordinaria.
    A fianco dei piloti, lavora dunque un team di esperti che li guida attraverso intense sessioni di allenamento, terapie di recupero e una costante gestione della salute in generale, a cominciare dall’alimentazione.
    Andrea Ferrari con Charles Leclerc e Pierluigi Della Bona con Carlos Sainz, lavorano a stretto contatto con i due piloti della Scuderia Ferrari, per aiutarli a mantenere il massimo livello di prestazione per tutta la stagione.
    Qui sotto alcune domande poste ai due preparatori che seguono da vicino Leclerc e Sainz.
    Quali sono le aree di focus su cui strutturi la preparazione del tuo pilota?
    Andrea Ferrari: “Come in ogni sport, la preparazione atletica di un pilota si basa su due aree principali: capacità condizionali e coordinative. Particolare attenzione viene inoltre rivolta agli aspetti più rilevanti per l’automobilismo e alle specifiche esigenze del pilota. Non va trascurato il lavoro cognitivo, come ad esempio il miglioramento dei tempi di reazione e la gestione dell’ansia da prestazione”.
    Pierluigi Della Bona: “Lavoriamo sulle aree di condizione e le aree cognitive. Quelle di condizione sono quelle che noi esprimiamo attraverso la forza, la resistenza e la mobilità articolare, chiamata flessibilità. Le aree di capacità cognitiva sono un po’ più difficili da allenare e da migliorare, ma devono essere preparate costantemente nel corso del processo di preparazione di un pilota. Sono i riflessi, la rapidità di esecuzione e l’adattamento ad un qualsiasi stimolo esterno. A quelle velocità i riflessi, la rapidità di esecuzione e l’adattamento a un qualsiasi stimolo esterno possono fare la differenza ed è essere in grado di rispondere più velocemente di altri. La concentrazione viene allenata abbinando i due tipi di capacità. Si cerca di stressare il pilota facendolo correre, abbinando allo stesso tempo degli esercizi che sollecitano i riflessi che vanno a stimolare la rapidità di pensiero e concentrazione”.

    Preparazione piloti F1: Come si allena un pilota off-track e on-track?
    AF: La maggior parte del lavoro di preparazione si svolge off-track, quando c’è più tempo per dedicarsi a un allenamento approfondito e mirato. Questo approccio permette di lavorare in modo più dettagliato su tutti gli aspetti della performance del pilota. On-track, invece, l’attività è incentrata sulla “rifinitura”, un lavoro di precisione che punta a eliminare ogni possibile distrazione, consentendo al pilota di focalizzarsi completamente sulla guida. Oltre a questo, in pista si eseguono anche sessioni specifiche in funzione del pilotaggio, come esercizi di attivazione fisica e cognitiva, e sessioni di recupero, come massaggi, sedute di pre-cooling e recovery”.
    PDB: “On-track, la mattina viene solitamente effettuata una sessione di 30 minuti di stretching, mobilità e leggera attivazione del corsetto addominale, per poi avere 10-12 minuti di attivazione vera e propria prima di ogni sessione in cui si abbina un lavoro globale: muscolare, mentale e sulla prontezza dei riflessi. Off-track viene svolto un tipo di allenamento più robusto, che prevede tanta palestra, tanta bici, attività di resistenza alla forza, di resistenza cardiovascolare e allenamenti specifici per collo e addome. Ad esempio, per Carlos, il lavoro che era stato svolto sul core è stato di vitale importanza per l’operazione di appendicite che ha subito quest’anno. Sempre off-track, oltre al simulatore, non devono mai mancare anche lavori più light sulla mobilità, allungamento muscolare, allenamenti volti a riguardare i riflessi, rapidità e le varie capacità cognitive”.
    Preparazione piloti F1: quali sono le gare più delicate e perché?
    AF: “Tra tutte, sicuramente le gare più delicate e difficili sono quelle in cui le condizioni atmosferiche estreme incidono significativamente sulla performance del pilota. Parlo quindi di gare molto calde ed estremamente umide, come ad esempio Singapore o Qatar lo scorso anno. Un altro gruppo di gare che secondo me sono difficili da gestire sono quelle in cui il fuso orario è importante e ci sono molte ore di differenza con l’Italia. Qui, la gestione del sonno diventa cruciale perché la privazione di sonno può avere un impatto rilevante sulla prestazione del pilota e quindi si cerca il più possibile di adeguare maggiormente la preparazione per affrontare anche queste sfide”.
    PDB: “Sono convinto che ogni gara abbia un proprio coefficiente di e una sua delicatezza: noi dobbiamo essere pronti alle richieste di ogni pista. Il pilota è abituato a guidare per un massimo di due ore, dopodiché ci sono piste più lunghe e piste più corte, gare più calde e umide di altre. Nelle piste molto lunghe dove non ci sono troppi carichi gravitazionali, non è tanto la fisicità intesa come forza fisica che la fa da padrona, lo è molto di più la concentrazione. In piste più corte dove i carichi gravitazionali a livello del core e dell’addome sono altissimi, oltre alla concentrazione, da un punto di vista fisico la forza muscolare è quella che guida”. LEGGI TUTTO

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    Novara, Squarcini: “Siamo già un bel gruppo, coeso. Un segnale molto positivo”

    Tornerà in campo venerdì a Monza, per un allenamento congiunto con il Vero Volley (inizio ore 15.45), la Igor Volley di Lorenzo Bernardi, che prosegue la propria preparazione al Centro Pavesi di Milano. Tocca a Federica Squarcini fare il punto sull’andamento dei lavori, a oltre un mese dal raduno e alla vigilia di settimane intense che porteranno all’esordio in campionato.

    “Ho provato una sensazione strana a Bergamo, quando siamo scese in campo per il nostro primo allenamento congiunto – racconta la centrale toscana – perché siamo già un bel gruppo, coeso, e questo dà l’impressione che siamo insieme da più del mese che di fatto abbiamo condiviso in palestra e fuori. Penso che sia un segnale molto positivo, è una cosa di cui sono convinta e che ripeto ogni anno: il gruppo e la sua coesione faranno la differenza nel corso di una stagione lunga e piena di impegni. Ovviamente serve lavorare sulla tecnica e la tattica, perché sono fondamentali per costruire qualcosa di importante, ma il resto lo farà proprio quello che avremo costruito tra di noi“.

    “Per adesso – prosegue Squarcini – provo sensazioni molto positive e vedo che in palestra c’è tanta energia, così come fuori dal campo. Sicuramente ha un peso in questo il fatto che siamo giovani, ben amalgamate come età, e già ben affiatate. Sono davvero contenta, stiamo lavorando bene e ci stiamo costruendo delle basi per affrontare una stagione impegnativa. In questo senso, vivere una sorta di “collegiale” qui al Centro Pavesi ci sta dando l’opportunità di ottimizzare ogni minuto vissuto insieme, in campo e fuori. Sappiamo che ci aspettano momenti belli e altri più difficili e in questo secondo frangente il fatto di conoscerci bene e di essere unite potrà sicuramente darci una mano“.

    La chiusura è per la scelta di vestire l’azzurro: “Novara è un club importante e ambizioso, come lo sono anche io, e lavorare con un allenatore come Lorenzo Bernardi, visti anche i suoi trascorsi da giocatore, è un onore e uno stimolo. Può essere un valore aggiunto il fatto che lui conosca certe dinamiche, avendole vissute da giocatore, e che ci possa offrire al riguardo anche un punto di vista diverso, da tecnico“.

    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Azzurre d’oro, un mese dopo: aneddoti, ricordi, emozioni, parla la famiglia Danesi

    L’11 agosto la Nazionale femminile ha conquistato il primo oro olimpico della storia della pallavolo italiana. Una giornata memorabile, una finale che ha appassionato l’Italia intera, una squadra che ha fatto innamorare chiunque di sé ma anche di questo sport.

    A un mese esatto di distanza noi di VolleyNews abbiamo pensato di celebrare ancora quella impresa e vivere ancora quelle emozioni. Abbiamo pensato di farlo, però, da un punto di vista diverso: il racconto di una famiglia, quella del capitano azzurro Anna Danesi.

    Come molti, forse tutti gli altri parenti delle giocatrici azzurre, papà Giuliano, mamma Marta e Federica, la sorella maggiore di Anna, per scaramanzia aspettano a fare i biglietti per Parigi fino ai quarti. Battuta la Serbia prenotano tutto la sera stessa. Per la semifinale contro la Turchia vogliono essere vicini ad Anna ad ogni costo. I genitori si imbarcano da Milano, volo Air France. Federica, più grande di cinque anni, parte da Copenhagen, dove vive con il marito norvegese e il figlio, ma le cancellano il volo. Non sarà questo a fermarla, prende quello successivo e parte due ore dopo per poi incontrare i genitori a Parigi in albergo.

    “Fortunatamente ne abbiamo trovato uno vicino al palazzetto – ci racconta Federica – Mamma e papà non stavano nella pelle, siamo arrivati ai cancelli con così largo anticipo che era ancora tutto chiuso. Una volta entrati ci siamo dovuti dividere: io e mamma da una parte, insieme alla sorella di Alessia Orro, la mamma e il fratello di Charly Cambi e la mamma di Kate Antropova. Il mio papà dalla parte opposta con il fidanzato di Anna“.

    “Quando le ragazze sono entrate in campo per il riscaldamento ci siamo sbracciate per farci vedere da Anna, volevamo che sapesse che fossimo lì con lei. Se non ci avesse visti avrebbe potuto preoccuparsi pensando che qualcosa nel viaggio fosse andato storto e questo non doveva accadere. I nostri sguardi si sono incrociati subito, ora la sua e la nostra partita poteva iniziare”.

    (foto famiglia Danesi per VolleyNews.it)

    “Durante la semifinale con le altre famiglie non ci siamo detti molto, bastavano gli sguardi, guardarsi negli occhi per capire che tutti stavamo provando le stesse emozioni. Poi alla fine della partita ci siamo abbracci tutti e siamo scoppiati tutti a piangere. Quel momento è stato bellissimo – spiega ancora Federica Danesi –. A noi non importava del risultato, noi dovevamo essere lì per Anna e supportarla sia nella vittoria che nella sconfitta“.

    “Dopo la partita tutte le famiglie si sono ritrovate e ricongiunte in una sorta di ‘family aerea’ e anche lì è stato molto emozionante perché aspettavamo che le ragazze uscissero dagli spogliatoi per salutarci ed è stato bello vedere la gioia di Anna così come di tutte le altre. Anche lì lacrime a secchiate… Ricordo d’aver visto la sorella di Orro in altre occasioni, ma non ci conoscevamo benissimo, quel giorno invece non so quante volte ci siamo abbracciate. Condividere tutto questo con lei e le altre famiglie è un qualcosa che non dimenticheremo mai“.

    L’abbraccio tra le sorelle Danesi al termine della semifinale olimpica (foto famiglia Danesi per VolleyNews.it)

    È giovedì 8 agosto, alla finale olimpica mancano meno di tre giorni. La famiglia Danesi riesce a incontrare Anna nell’hotel della nazionale il giorno dopo per un altro veloce saluto. Di pallavolo non si parla, questa è la regola tra loro. Si parla però di Parigi, dell’atmosfera olimpica.

    “In quei giorni davanti ai miei occhi ho visto la pace del mondo, e il mondo in pace – ci racconta papà Giuliano – . Una città bloccata, traffico assente, dove tutti erano liberi di circolare, serenamente. A Parigi in quei giorni abbiamo incontrato persone di qualunque nazionalità, persone felici di stare insieme, ognuno sempre con indosso una maglietta, un cappellino, un qualcosa che identificasse il suo Paese. Una festa di colori, di emozioni, di sorrisi. Immagini che porterò sempre con me. Non so perché ma avevo portato con me una maglietta con la scritta Pace ricevuta una volta ad una partita a Monza. Sono stato fiero e felice di indossarla per le vie di Parigi”.

    Federica, Marta, Giuliano Danesi (foto famiglia Danesi per VolleyNews.it)

    Federica, invece, tra venerdì e sabato racconta di aver visto più gare che poteva, di qualsiasi sport, compresa la finale per il bronzo tra Turchia e Brasile giocata sabato 10. “L’Olimpiade è davvero qualcosa di unico, per me è stata un’esperienza così forte che la prossima volta che i Giochi si disputeranno in Europa farò di tutto per andarci con mio marito e mio figlio”.

    Insomma, tra la semifinale e la finale i Danesi cercano di distrarsi in tutti i modi, facendo anche i turisti, ma poi le ore passano, passano quei due giorni e arriva la finale per l’oro.

    Giuliano, Federica e Marta Danesi (foto famiglia Danesi per VolleyNews.it)

    “Io – ammette papà Danesi – non sono scaramantico, però questa ve la devo raccontare. In semifinale avevo la maglietta che prima delle Olimpiadi il Comune di Roncadelle, il nostro paesino, aveva regalato ai suoi tre atleti. La mattina della finale mi son detto: qua non c’è bisogno di essere scaramantici, queste cose non funzionano. Alla fine però – ride, ndr – mi sono rivestito di tutto punto esattamente con le stesse cose che avevo indossato alla semifinale”.

    “Il giorno prima, passeggiando in centro, siamo capitati davanti a una vetrina che esponeva tutte e tre le medaglie. Mi son detto, male che vada è argento, va bene lo stesso. Poi però ho fissato intensamente la medaglia d’oro. Lì per lì non ci diedi troppa importanza, ma ora, a distanza di un mese, quel ricordo ce l’ho stampato in mente come se fosse ieri”.

    (foto famiglia Danesi per VolleyNews.it)

    Se per la semifinale i Danesi si erano presentati ai cancelli due ore prima, questa volta per la finale hanno pensato bene di farlo… tre ore prima. Una volta dentro riescono a sedersi tutti e tre uno vicino all’altro. “Io alle partite non sono molto partecipativo, mi isolo, mi chiudo in me stesso, i miei occhi sono solo sul campo. Mia moglie e mia figlia invece…” Loro invece il tifo lo fanno eccome, insieme a tutte le altre famiglie. Domenica 11 agosto, poi, gli riesce benissimo perché non c’è da soffrire, c’è solo da gioire dal primo all’ultimo punto.

    “Tra di noi, e con le altre famiglie, ci guardavamo increduli – racconta ancora Federica –. Sta succedendo davvero, stanno vincendo. Vorrei spiegare a parole cosa stavamo provando tutti ma è una cosa impossibile. Caduta l’ultima palla ho preso per mano mamma e papà, ci siamo fatti largo tra la gente e ci siamo fiondati a bordo campo. Anna è corsa da noi gridando ‘ho vinto, ho vinto’. Ci siamo abbracci tutti insieme e siamo scoppiati a piangere. Non ricordo se ci siamo detti altro, ricordo solo quel lungo abbraccio e lo ricorderò per sempre”.

    foto Fipav/Tarantini

    Se Anna Danesi gioca a pallavolo la ‘colpa’, per così dire, è proprio di sua sorella Federica. Lei, che era più grande, ha iniziato prima a giocare e quando Anna era solo una bambina giocavano insieme nel vialetto di casa. Lì è cominciata la storia di Anna. Due righe tracciate a terra con un gessetto, una corda tesa tra due ringhiere, Federica da una parte, Anna e papà Giuliano dall’altra.

    “Ricordo – racconta ancora Federica – che la prima volta che è andata via di casa, aveva 14 anni, scrivemmo tra di noi un contratto. Nel contratto c’era scritto che se un giorno fosse diventata una giocatrice di Serie A mi avrebbe regalato un pomeriggio di shopping nel quadrilatero della moda a Milano. Ancora non l’ha fatto con la scusa che quel contratto non si trova più, ma per me è a casa e prima o poi lo trovo…”.

    Francesca Piccinini ai tempi della Foppapedretti Bergamo con una giovanissima Anna Danesi (foto famiglia Danesi per VolleyNews.it)

    La nostra chiacchierata ‘in famiglia’ si conclude così con i ricordi di papà Giuliano. Ricordi, momenti, emozioni che a Parigi, mentre la sua Anna diventava campionessa olimpica, gli sono tornati tutti alla mente, come un film.

    “Anna e Federica hanno sempre vissuto con noi, i momenti di lontananza sono stati davvero pochi. Pensi che anche la scuola media è a pochi metri da casa nostra, così vicina che io potevo vederle in classe dalla finestra e loro vedevano noi quando uscivamo. Poi nel giro di un anno Anna va via per giocare a Orano e Federica in Erasmus. Anna però aveva solo 14 anni e per me e sua mamma non fu affatto facile. Quando poi iniziò ad essere chiamata per le selezioni regionali, una volta in un palazzetto mi fermai a guadare un poster della nazionale. Mi si avvicinò un dirigente e mi disse: preparati perché la tua Anna la perderai. Loro avevano già capito la carriera che avrebbe fatto, ma per noi era la nostra bambina. La gente non immagina quanti sacrifici fanno queste ragazze e le loro famiglie. Le sensazioni di quel distacco le sento vive ancora oggi. Ora d’estate ha solo 15 giorni di vacanza e quando viene a casa per noi è sempre una festa”.

    foto Fipav/Tarantini

    “Tante di queste giocatrici della nazionale noi le abbiamo conosciute che erano solo delle bambine e tante di loro devono tutto a Giuseppe Bosetti. Mi piacerebbe vedere una partita della nazionale insieme a lui oggi per sentire cosa dice”.

    “A Orano Anna ha diviso la stanza con Myriam Sylla per tre anni, io e il suo papà ci davamo appuntamento al casello sulla bergamasca quando andavamo a prenderle e le riportavamo. Vederle ora con quella medaglia al collo è un qualcosa che ci rende felici per loro, ripeto per i tanti sacrifici che hanno dovuto fare per arrivare sin qui. E noi con loro. Questa vittoria devo dire che se la sono meritata proprio tutta. Questa era una squadra che aveva una fame di vittoria enorme, credo che il segreto sia stato Velasco e la sua bravura di tirarla fuori e canalizzarla poi in campo nel modo giusto”.

    Giuliano Danesi con Julio Velasco (foto famiglia Danesi per VolleyNews.it)

    “Ho solo un rimpianto – conclude il signor Giuliano – Avrei voluto che anche i nonni vivessero questa avventura, purtroppo ci hanno lasciato prima. Mio suocero, nonno Piero, quando Anna vinceva correva a raccontarlo a tutto il paese. Mia madre, nonna Gina, invece, soffriva sempre in silenzio davanti alla Tv. Le nostre lacrime di gioia, quelle di Anna, sono anche per loro”.

    Ora la commozione e le emozioni della famiglia Danesi sono diventate anche le nostre. Grazie alla loro testimonianza abbiamo capito, davvero, che la vittoria e la sconfitta per uno sportivo sono solo risultati, ma dietro c’è molto, molto altro. Ancora grazie a questa squadra, dalla prima all’ultima giocatrice. È passato un mese, eppure sembra oggi. Impossibile dimenticarlo. Impossibile dimenticarle.

    Di Giuliano Bindoni LEGGI TUTTO

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    Gabbiano Farmamed: domani secondo test contro la Stadium Mirandola

    MANTOVA – Secondo test precampionato per la Gabbiano Farmamed di coach Simone Serafini. Dopo quello di venerdì scorso con il Volley Tricolore Reggio Emilia, terminato con un salomonico 2-2, i biancazzurri affrontano domani sera al PalaSguaitzer (fischio d’inizio alle ore 20.45 circa) la Stadium Mirandola, compagine di serie B, retrocessa lo scorso anno dall’A3 ma con una formazione allestita per tornarci quanto prima, che annovera nelle sue fila tra gli altri l’ex libero della Gabbiano Luca Catellani.
    Nel mese che precede il debutto nel secondo campionato di Serie A3 Credem Banca saranno numerosi i test che porteranno alla prima giornata (in programma domenica 20 ottobre contro i Diavoli Rosa). Tra questi spicca il test del 24 settembre al PalaSguaitzer con la nazionale delle Filippine del tecnico italiano Angiolino Frigoni. Il giorno prima ci sarà la presentazione della squadra sulla Terrazza San Lorenzo.
    Gola e compagni stanno intensificando il lavoro fisico e sfrutteranno i test per trovare la giusta alchimia tra nuovi e vecchi, e capire le potenzialità del gruppo: «Mirandola – spiega il direttore sportivo Nicola Artoni – ha allestito una squadra con l’intento di risalire subito in A3, con inserimenti di categoria superiore come il nostro ex libero Luca Catellani. C’è molta curiosità per un test interessante come è stato quello di Reggio Emilia. Non dobbiamo dare peso in questo momento ai risultati, ma puntare a costruire l’amalgama di squadra come si è visto già nel primo impegno. Importanti soprattutto agli input di natura tattica del nostro allenatore ai ragazzi. Stiamo lavorando intensamente e con grande impegno. Sono soddisfatto di come i nuovi stanno rispondendo e inserendosi nel gruppo e, anche se i carichi di lavoro si fanno sentire, ci sarà la possibilità di vedere i progressi nel cammino».
    L’amichevole contro la Stadium Mirandola come detto avrà inizio attorno alle ore 20.45, e sarà ad ingresso libero.
    Ufficio stampa Gabbiano Farmamed Mantova – press@topteamvolley.it LEGGI TUTTO

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    Mayo Liberman è a Padova. Roster bianconero ora al completo

    Con l’arrivo a Padova dello schiacciatore Shay Mayo Liberman, il roster bianconero di Sonepar Padova è ora al completo e a disposizione di coach Jacopo Cuttini per affrontare le ultime settimane di preparazione e di test in vista dell’inizio della stagione di SuperLega 2024_25. Mayo Liberman è stato impegnato fino a pochi giorni fa con la nazionale israeliana U20, di cui è capitano, nel Campionato Europeo Under 20.
    Shay, classe 2005, si è unito ieri ai compagni di squadra patavini e si prepara ora ad integrarsi al gruppo che ha lavorato intensamente nelle scorse settimane. L’arrivo di tutti gli atleti a Padova segna un momento cruciale per il team, pronto a sfruttare ogni occasione nelle prossime giornate per affinare la coesione e limare i vari aspetti tecnico sportivi in vista del debutto stagionale.
    “Sono arrivato a Padova lunedì sera e già mi sento a casa. – ha esordito l’atleta di passaporto israeliano – Ho avuto modo di incontrare i miei compagni di squadra e conoscere lo staff tecnico. Tutti mi hanno accolto calorosamente. I miei obiettivi per questa stagione sono, senza dubbio, raggiungere i traguardi prefissati dalla squadra e migliorarmi costantemente per contribuire al loro conseguimento”.
    Coach Jacopo Cuttini avrà a disposizione un roster completo e molto giovane: Tommaso Stefani come opposto; Veljko Masulovic, Shay Mayo Liberman, Marko Sedlacek, Mattia Orioli e Luca Porro nel ruolo di schiacciatori; Benjamin Diez e Alessandro Toscani come liberi; Marco Falaschi e Matteo Pedron come palleggiatori; Fabian Plak, Andrea Truocchio, Federico Crosato e Luca Galiazzo al centro. LEGGI TUTTO

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    Vullo “Siamo sulla buona strada, test utili a capire dove migliorare”

    A partite da questo weekend la Banca Macerata – Fisiomed si appresta ad affrontare una serie di allenamenti congiunti con squadre di A2 e A3, che caratterizzeranno l’ultima fase della preparazione in vista dell’esordio in campionato. Oltre al lavoro sulla forma fisica, uno degli aspetti più importanti sui quali si sono concentrati coach Castellano e il suo staff nelle scorse settimane è il gruppo, “La squadra è stata rinnovata profondamente, con 9 elementi su 13 che sono stati aggiunti”, spiega il Direttore Generale Italo Vullo, che ha costruito il roster e segue da vicino il gruppo, “È stato fatto un lavoro importante per assicurare a coach Castellano un roster all’altezza della Serie A2. In queste settimane di preparazione ho visto un buona attitudine al lavoro da parte di tutti i giocatori e la volontà a creare un gruppo solido; ci sono delle similitudini positive con il gruppo della scorsa stagione che ci ha regalato grandi soddisfazioni, la strada è quella giusta”.
    Ora iniziano i test sul campo, saranno di grande aiuto per affinare il lavoro svolto durante la preparazione, “Coach Castellano si è concentrato su tutti i fondamentali e ora la squadra metterà insieme, sul campo, i vari aspetti sui quali ha lavorato. Sono test importanti, ci diranno dove dovremo concentrare il lavoro nelle prossime settimane, dove abbiamo lavorato bene ma soprattutto dove intervenire per migliorare. Abbiamo preferito una serie di test con squadre della nostra categoria alla possibilità di affrontare formazioni di Superlega, proprio per valutare al meglio la condizione della squadra; ci aspettano avversarie di livello come Pineto e Siena, che ritroveremo nel campionato di A2, e San Giustino, che è un’ottima squadra di A3. Contro quest’ultima probabilmente ci sarà spazio per i ragazzi più giovani, ma sappiamo che coach Castellano concede sempre qualche set ai giocatori della panchina anche nei test contro le squadre più importanti”.
    Il calendario prevede un allenamento congiunto in programma questo sabato a Pineto, mentre il primo test al Banca Macerata Forum si svolgerà martedì 17 alle ore 18, con ingresso gratuito per tutti gli interessati. LEGGI TUTTO

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    Italia-Brasile in Coppa Davis: esordio per gli azzurri. Diretta live

    Grande novità: su Sky e NOW si potranno seguire tutte le sfide del Group Stage anche degli altri gironi, sui canali Sky Sport 251 e 252 (da martedì a giovedì) e 257 e 258 (da venerdì a domenica). Nel gruppo B di Valencia saranno impegnate Spagna, Australia, Francia e Repubblica Ceca; nel gruppo C di Zhuhai si sfideranno Germania, USA, Cile e Slovacchia, mentre nel gruppo D di Manchester si incroceranno Gran Bretagna, Canada, Argentina e Finlandia. LEGGI TUTTO

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    Brutte notizie per Imola, grave infortunio e stagione terminata per Sofia Cavalli

    Sofia Cavalli, capitano della Clai Imola Volley, ha subito un brutto infortunio che la costringerà a rimanere lontana dai campi di gioco per tutta la prossima stagione sportiva. 

    Gli esami strumentali ai quali è stata sottoposta nei giorni scorsi la palleggiatrice imolese hanno infatti riscontrato la lesione del legamento crociato anteriore e del collaterale del ginocchio destro. In questo momento rimane ancora incerta la data nella quale Sofia sarà sottoposta all’intervento chirurgico di ricostruzione e di conseguenza diventa molto difficile indicare i tempi di recupero inerenti al periodo post-operatorio e al percorso riabilitativo che l’atleta dovrà seguire. 

    Tutto è iniziato lo scorso sabato 7 settembre durante l’allenamento congiunto con Altafratte svolto al PalaRuggi di Imola. Per la squadra di coach Nello Caliendo si trattava della prima uscita stagionale dopo le settimane iniziali interamente dedicate alla preparazione fisica e Sofia, entrata all’inizio del secondo parziale in sostituzione di Pinarello, si è accasciata a terra dopo pochi minuti dal suo ingresso lamentando immediatamente un forte dolore al ginocchio interessato.

    Subito si era capito che l’infortunio potesse essere di una certa gravità, ma rimaneva viva la speranza che queste sensazioni negative fossero sbagliate e fuorvianti. Speranza che purtroppo si è spenta subito dopo l’esito della risonanza magnetica svolta lo scorso lunedì che ha invece confermato in toto la gravità della lesione subita dalla regista santernina. 

    Un destino beffardo e crudele che ha improvvisamente privato Sofia del suo sogno, per il quale tanto aveva duramente lavorato negli ultimi anni, ma sicuramente il capitano di Imola, esempio fuori e dentro dal campo, troverà la giusta determinazione per approcciarsi a questa sfida nella maniera corretta e per vincere la partita più importante della sua carriera.

    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO