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    Pippo Ricci sull’Olimpia Milano: “Vogliamo fare meglio in Italia e in Europa”

    Ricci, ha vissuto un’estate diversa, azzurra solo all’inizio e poi senza Giochi. «Una delusione vera, siamo consci che ognuno avrebbe potuto dare di più. Ma giocare un torneo così importante a fine di una stagione lunga e stressante è davvero difficile. Difficile anche resettare. Abbiamo le qualità per riscattarci all’Europeo 2025, andremo per fare risultato. D’altro canto ho potuto trascorrere più tempo in famiglia, fare un po’ di mare, allenarmi come non potevo da anni. E poi con la mia ragazza Silvia e gli amici abbiamo vissuto la fantastica avventura in Africa».
    Make it happen, la sua associazione, sta costruendo una scuola in Tanzania. «Il contenitore ora contiene davvero, ha preso vita: la scuola è attiva, ci sono sei insegnanti, due cuochi, 4 suore. Trenta ragazzine stupende dormono, vivono e studiano lì. E da gennaio 2025 con la struttura completata potremo accogliere 100 persone e aprire anche ai ragazzini. Abbiamo iniziato con le ragazzine perché ci piaceva l’idea di puntare del resto sull’empowerment femminile. È stato un viaggio lungo, 11 ore dall’aeroporto per raggiungere la provincia di Singida. Una soddisfazzione immensa, l’emozione di vedere che quanto abbiamo iniziato due anni fa è realizzato. Abbiamo pure raccontato le nostre vite, spiegato il significato del nostro motto “make it happen”, cioè “fai in modo che accada”»
    La nomina di capitano
    Al rientro si è scoperto capitano di Milano. Lei che lo era stato anche della Virtus. «Grandissima soddisfazione. Il primo giorno Ettore Messina mi ha detto che avrebbe avuto piacere se Shavon e io saremmo stati capitani. Se guardo la mia storia, non era previsto, scontato. io sono partito da lontano. Sono super orgoglioso, ma mi sento anche super responsabile. Poi è un onore grandissimo prendere il testimone da un amico e una figura importante come Nicolò Melli che ha scritto pagine e pagine di storia, qui».
    Milano molto rinnovata, negli uomini e nella struttura. «Vero, ma si percepisce una grande energia. Siamo consapevoli che ci vorrà tempo, dovremo avere pazienza, per conoscerci e capirci. Ogni giocatore deve crescere e accettare gli altrui difetti, valorizzarne i pregi. C’è grande voglia di lavorare. Vogliamo vincere più possibile, fare meglio della scorsa stagione in Europa e in Italia. Mai come quest’anno ogni giocatore dovrà cercare una crescita quotidiana. L’Eurolega è ancor più competitiva, ha squadre fortissime. E anche la Serie A è in crescita. Dovremo affrontare ogni partita come se sia quella della vita, a cominciare dalla semifinale di Supercoppa».
    Lei parla di pazienza, ma a Milano è una parola sconosciuta. «Lo sappiamo che Milano fa notizia quando perde e che le avversarie si caricano contro di noi. Sappiamo pure che in una stagione ci sono sempre momenti negativi, da superare costruendo un sistema resistente».
    Armani più fisica e più atletica. «Il sistema di Messina non cambia. Ma dà nuove prospettive avere corpi importanti come Bolmaro: è un playmaker di due metri e può cambiare su tutti in difesa, gli piace correre e attaccare fino in fondo. Anche Dimitrjevic è un playmaker che dà ritmo. E noi dovremo correre di più. Nebo è centro mobile, sa rollare e ogni volta che salta fa impressione. Comunque sono arrivati anche professori come Causeur, fa sempre la cosa giusta Tutto ciò a ci permetterà di difendere con maggiore aggressività e pressione. Le partite più importanti le abbiamo sempre vinte in difesa. Le prime impressioni sono super perché abbiamo avuto una preparazione più lunga per conoscerci e vedo una straordinaria volontà».
    Le rivali in Italia e in Europa
    Eurolega più forte che mai, con club che in vista del futuro tetto salariale hanno speso tantissimo. «Il livello si è alzato, l’Eurolega è sempre più il riferimento. Però abbiamo visto all’Olimpiade: persino gli Usa hanno rischiato di perdere. Panathinaikos, Olympiacos, Real, Fenerbahce fanno impressione. Noi partiamo senza troppi riflettori, una condizione ideale».
    Milano e Virtus sembrano lontane per le rivali in A. «Ogni anno lo si dice, poi andiamo in trasferta e si perde. L’anno scorso siamo partiti con 5 vittorie e 5 sconfitte. Vedo più squadre competitive. Le solite Venezia, Tortona. C’è Trapani che ha ambizione e spende, Sassari è interessante. Brescia ha cambiato, Peppe Poeta è un amico e da coach potrà creare la sorpresa. Treviso ha fatto un bellissimo precampionato».
    Cosa aspettarci in Supercoppa? «Partite combattute e personalmente spero in un esito diverso. Dicono non conti, ma se perdi rosichi. Vedremo chi sarà più pronto». Lei che viene da lontano cosa consiglia ai giovani? «La parola che ho più utilizzato nella chiacchierata: pazienza. Nella vita nessuno ti regala niente e nei momenti difficili non bisogna restare la notte con gli occhi fissi sul muro. Costanza nel lavoro, credendoci sempre. A 20 anni ero in B2, poi sono salito in B, in A2, fino alla Nazionale. Nessuno ci credeva. Non succede a tutti, ma dare il 100% è l’unico modo per non rimpiangere. E anche i club dovrebbero avere più pazienza, lanciare i giovani e permettere loro di sbagliare».
    Dov’è la laurea in matematica? «È in bella mostra in salotto. Ma non è solo un ricordo. Ho in testa di fare un Master. Studio e basket per me sono stati yin e yang, lo studio aiuta o sport, mi ha aiutato a stare concentrato sempre e a non mollare. Ho impiegato dieci anni perché giocando non è facile, ma ho capito che anche nel basket poteva andare così. E poi è importante avere altri interessi, altre visioni». LEGGI TUTTO

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    Napoli Basket, iniziativa speciale per la Supercoppa

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    Trento, Bayehe si presenta: “Posto giusto per la mia carriera”

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    Repesa: “Con Trapani per attaccare Milano e Virtus”

    La storia d’amore tra Jasmin Repesa e l’Italia s’arricchisce di una nuova suggestiva tappa. Il tecnico croato, che da noi ha vinto due scudetti (Fortitudo Bologna nel 2005 e Olimpia Milano nel 2016), ha allenato in cinque città diverse prima di approdare in questa stagione in Sicilia, a Trapani, che da oggi si sposta a Bormio per il ritiro, per lanciare il guanto di sfida alle grandi del basket tricolore. 
    Repesa, senza l’Italia non sa proprio stare? «Qui da voi sto benissimo, lo sapete. Questa volta però non sono arrivato via mare come è accaduto a Pesaro, quando partii dalle coste croate per sbarcare nelle Marche e firmare per la Victoria Libertas. È andato bene anche un aereo. Per convincermi ci è voluto poco, sono stato travolto dell’entusiasmo del presidente Antonini, che mi ha presentato un progetto chiaro: creare una base solida e una grande squadra, anche se neopromossa, per puntare al massimo».  Magari l’avrà convinta il suo pupillo Basile, che ha fatto della Sicilia la sua casa. «Baso devo ancora sentirlo, lo farò molto presto. So che si è stabilito a Capo d’Orlando. Come dargli torto? Questi posti sono meravigliosi. Trapani è a misura d’uomo, si conoscono tutti e sembra di stare in famiglia. Il mare, il calore del sole e della gente, la cucina favolosa. E le grandi ambizioni di un club che vuole cambiare gli equilibri della serie A. Abbiamo messo insieme un gruppo molto interessante».  Usa il plurale. Allora è vero che la squadra la fa anche Antonini? «Ognuno ha i suoi ruoli e le sue competenze. Il presidente è un vincente, come non assecondare la sua sete di vittoria? Ma alla fine sui giocatori decido io, con i miei collaboratori dell’area tecnica. Come Andrea Diana, che ora è mio assistente ma ha portato Trapani alla storica promozione in A».  Un percorso strano quello di Diana, quasi fosse un gambero. «Ero stato contattato dal club dopo la sconfitta nella finale di Coppa Italia di A2 a Roma. Ero rimasto colpito, affascinato ma avevo declinato l’offerta perché impegnato come dt delle nazionali croate. Intanto era stato scelto Andrea che ha fatto benissimo. Poi il mio telefono è squillato e il presidente mi ha detto: Jasko, l’appuntamento era solo rimandato, vieni a fare grande Trapani. Non so stare senza il campo, senza allenare. E mi piacciono le grandi sfide, Eccomi».  Uno staff da Eurolega? «Mi provochi con la domanda? Certo che l’Europa nella sua massima espressione è un obiettivo. Come rompere il duopolio di Milano e Virtus. E noi siamo pronti a provarci. Abbiamo un Palazzetto ammodernato e pronto a grandi sfide, che proprio il presidente ha ristrutturato. Il club si sta rafforzando in ruoli chiave. Antonini dice scudetto? Apprezzo il suo entusiasmo e lavoreremo per arrivare più in alto possibile. Ogni tassello va sistemato alla perfezione. Ora dovremo consolidarci, vincere il più possibile e iniziare a guardare sempre oltre l’obiettivo già raggiunto. Intanto il 7 e 8 settembre ospiteremo un torneo di altissimo livello con il Partizan di Obradovic, i Ryukyu Golden Kings e Tortona».  La città come sta rispondendo? «L’entusiasmo lo tocco con mano. Devo fare un po’ il pompiere, ma hanno ragione. Sono stati venduti 3500 abbonamenti, roba da top club. Ora però servono i fatti. Vorrei che la mia squadra, di cui sono soddisfattissimo, esprimesse un basket in cui i trapanesi e tutti i siciliani possano riconoscersi e di cui andare fieri: brillante, aggressivo, spettacolare. Questa è la mia promessa».  Chissà che strada facendo non incroci la strada di suo figlio Dino. «È un ottimo coach, preparato. Quest’anno allenerà al Cedevita Zagabria. Presto sarà pronto per un grande club europeo, magari in Italia. Intanto mi ha regalato un nipotino. Mi piace sentirmi chiamare nonno, ma non sono pronto per la pensione».  La scorsa stagione è stata segnata anche da tanto dolore. «Ho la Fortitudo nel cuore, è cosa nota. Prima la scomparsa, inaspettata, di Ruben Douglas. Viene ricordato per il canestro dello scudetto del 2005. Io l’ho nel cuore come un ragazzo solare strappato troppo presto alla vita. E poi Abele Ferrarini, storico massaggiatore della Effe. Abele era tutto. Amico, professionista, confidente. Un gentiluomo sempre disponibile. Ci mancherà, mi piacerebbe dedicargli un trofeo».  LEGGI TUTTO

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    Napoli Basket, preso Drežnjak. Pangos è già in città

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    LeBron e il rifiuto che indigna i social: un bambino vuole un selfie, lui gli risponde così

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    Estathé 3×3 Italia Finals, Concrete e Big Queens trionfano

    Nelle Estathé 3×3 Italia Finals giocate in Piazza Andrea Costa, ad aggiudicarsi il titolo di Campioni d’Italia 3×3 sono stati i Concrete (Matteo Airaghi, Michele D’Ambrosio, Carlo Fumagalli, Morgan Rashed) nel Torneo Maschile e le Big Queens (Beatrice Baldi, Francesca Parmesani, Angelica Tibè, Anna Togliani) nel Torneo Femminile. Con il successo i Concrete si sono guadagnati anche un pass per la tappa di Shanghai (Cina) del FIBA 3×3 World Tour, il tour 3×3 più importante al mondo, in programma il 21 e 22 settembre.

    “Siamo un gruppo di amici che ha deciso di giocare il circuito soprattutto per divertirsi – le parole di Carlo Fumagalli dei Concrete – in questi due mesi ci siamo allenati duramente tutte le settimane per arrivare fino a qui e poterci giocare lo Scudetto. Siamo riusciti a raggiungere il nostro obiettivo, il segreto della vittoria è stato il lavoro. Sarà un onore per noi rappresentare l’Italia a Shanghai”.

    “Essere Campionesse d’Italia è una grande emozione – le dichiarazioni di Anna Togliani delle Big Queens – non ce lo aspettavamo, ma sapevamo di essere una formazione competitiva. Questa squadra, soprattutto per merito delle mie compagne, era spesso arrivata in fondo in tanti tornei del circuito senza mai riuscire a vincere. Lo abbiamo fatto nel momento giusto, siamo felicissime”.

    Nel torneo Maschile i Concrete hanno sconfitto 20-17 gli spagnoli degli Electromercantil, già vincitori all’Opening Tournament di Alba, mentre nel tabellone femminile le Big Queens hanno avuto la meglio 15-12 sulle Pow(H)er in una bellissima finale.

    Carlo Fumagalli MPV del Torneo Maschile, Beatrice Baldi di quello femminile.

    Le quattro squadre finaliste si sono anche divise un montepremi complessivo di 20.000 euro.

    L’Estathé 3×3 Italia Finals di Cesenatico rientrava nel cartellone degli eventi sportivi sostenuto dalla Regione Emilia-Romagna per la valorizzazione del territorio e l’attrattività turistica.

    A Cesenatico oltre all’aspetto agonistico, grande spettacolo e intrattenimento con musica, animazione e performance di alto livello con le esibizioni dei Dunking Devils.

    Presente alle Finals, così come in tutte le iniziative e le tappe del circuito 2024, il Title sponsor dell’evento (per il terzo anno consecutivo) Estathé, marchio del Gruppo Ferrero che condivide con la FIP i valori fondamentali di lealtà, rispetto e integrità, senza dimenticare il divertimento. Estathé ha intrattenuto il pubblico di appassionati e turisti con la sua irrefrenabile allegria e voglia di divertirsi. Estathé ha animato le pause tra una partita e l’altra proponendo giochi a premi sorteggiando i partecipanti tra i presenti sulle tribune. Per i più piccoli, inoltre, è stato allestito – accanto allo stand Estathé – un campo con mini-canestri per farli cimentare nel gioco del basket con la possibilità di vincere numerosi gadget firmati Estathé.

    I tabellini delle FinaliMaschileElectromercantil-Concrete 17-20Electromercantil: Parra 4, Cabral 6, Alvarez 2, Gil 5Concrete: Rashed 3, Fumagalli 8, Airaghi 7, D’Ambrosio 2

    FemminilePow(H)er-Big Queens 12-15Pow(H)er: Peresico 2, Madera 5, Smorto 4, Bevolo 1Big Queens: Baldi 4, Tibè 3, Parmesani 1, Togliani 7

    I premi individuali, maschili e femminiliMPV: Carlo Fumagalli, Beatrice BaldiMigliori tiratori: Filippo Paoli, Alice PesericoMiglior rimbalzisti: Michele D’Ambrosio, Beatrice BaldiFair Play: Samuele Adami, Valentina Barbieri LEGGI TUTTO