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    Della Valle, tutto in famiglia: Carlo, Amedeo e una Coppa Italia speciale

    Papà Carlo ha scritto una parte importante della storia cestistica di Torino e non solo del capoluogo subalpino. Sulla sua scia il figlio Amedeo Della Valle aveva scelto di fare il giocatore. Il talento non gli mancava ma fare meglio del genitore pareva impresa improba. Ad Amedeo non ha mai importato di fare meglio, voleva solo giocare a basket. I risultati però sono andati avanti di pari passo con la sua passione. Ha giocato in azzurro, ha vinto scudetto e coppa in Montenegro, due Supercoppe italiane, un Eurochallange, ha conquistato il titolo di Mvp del campionato e l’anno passato con Brescia ha conquistato la Coppa Italia come migliore giocatore delle Final Eight. Dalla prossima settimana con Brescia sarà ancora protagonista all’Inalpi Arena nell’edizione numero 48 del trofeo. E lo sarà anche papà Carlo, nella serata dedicata alle “leggende del basket piemontese”. LEGGI TUTTO

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    Nba, LeBron James trascina i Lakers: Sacramento e Atlanta ok

    Netto successo di Sacramento: i Kings battono i Nuggets 135-106 al termine di una gara dominata. A Denver non bastano i 23 punti del solito Jokic. Ottima la prova di Sabonis (17 punti, 17 rimbalzi e 10 assist). Successo pieno dei Lakers, che battono 130-122 i New Orleans Pelicans, grazie ai 21 punti di LeBron James. 
    Atlanta, Boston e Toronto ok
    Vittoria in trasferta per gli Atlanta Hawks, che piegano per 127-121 i Philadelphia 76ers con 37 punti di uno scatenato Young. Vittoria importante per i Boston Celtics, che si impongono 133-129sui Wizards. Successi anche per Toronto (107-104 su Huston) e Milwaukee, che batte Charlotte 120-84. LEGGI TUTTO

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    Nba, sorpresa a Detroit: i Pistons tagliano Gallinari

    DETROIT (STATI UNITI) – Colpo di scena a Detroit: i Pistons hanno deciso di tagliare Danilo Gallinari. L’ala grande azzurra non giocherà più nella franchigia del Michigan dove era arrivato lo scorso 14 gennaio nell’ambito di uno scambio con i Washington Wizards. Con la squadra di coach Williams, l’ex dell’Olimpia Milano viaggiava a una media di 8.7 punti di media a partita in poco meno di 15 minuti giocati, tirando con il 58.3% dall’arco. Gallinari non giocherà quindi assieme all’altro azzurro in Nba, Simone Fontecchio, arrivato a Detroit – proveniente da Utah – negli ultimi giorni.
    Nba, Gallinari diventa free agent: cosa succede ora
    Il ‘Gallo’, che ora è un giocatore free agent, è libero di trovarsi un’altra squadra: le offerte non mancano. Gallinari ha 35 anni e gioca nel massimo campionato di pallacanestro dal 2008. Fino a oggi ha vestito le canotte di New York, Denver, Los Angeles Clippers, Oklahoma City, Atlanta (con cui ha giocato la finale di Eastern Conference nel 2021), Washington e Detroit. Il contratto biennale firmato con Boston nell’estate 2022, invece, non si è mai tramutato in esordio con la maglia dei Celtics a causa dell’infortunio al legamento crociato del ginocchio sinistro subito nel 2022 durante il match tra Italia e Georgia, valido per le qualificazioni ai Mondiali. LEGGI TUTTO

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    One Team Day: bambini protagonisti in Olimpia Milano – Real Madrid

    I ragazzi del progetto di responsabilità sociale “One Team” di Eurolega, sostenuto da Olimpia Milano e Fondazione Laureus Sport for Good Italia, voluto dalla massima competizione europea di pallacanestro per promuovere l’impatto dei club partecipanti sul territorio di riferimento, giovedì 8 febbraio di nuovo protagonisti sul parquet del Forum di Assago grazie al “One Team Day”. LEGGI TUTTO

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    Nba, i Lakers inaugurano la statua per Kobe Bryant. La moglie: “Ora altre due”

    Dopo il lutto, a distanza di quattro anni dall’incidente in elicottero, i Los Angeles Lakers hanno inaugurato una statua dedicata a Kobe Bryant. Il cinque volte campione Nba è stato rappresentato con canotta e pantaloncini bianchi e il numero 8, quello utilizzato nei suoi primi anni nella lega fino al 2006/2007. “Ci saranno altre due statue, una con il numero 24 e un’altra con Kobe e sua figlia Gigi”, ha annunciato la moglie Vanessa Bryant durante la cerimonia. All’esterno della Crypto.com Arena è stata svelata la statua dedicata a Kobe Bryant. Era stata scelta dai Los Angeles Kalkers la data dell’8 febbraio in onore dei due numeri indossati in carriera da Kobe (l’8 e il 24) e dalla figlia Gigi (il 2), scomparsa con lui nell’incidente in elicottero del 26 gennaio 2020.  LEGGI TUTTO

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    Eurolega, impresa dell’Olimpia Milano: Real Madrid ko 81-76

    MILANO – Impresa dell’Olimpia Milano in Eurolega: nella 26esima giornata della regular season, la squadra di Messina piega il Real Madrid primo della classe con il punteggio di 81-76, vendicando il pesante ko (88-71) dell’andata in Spagna. I ‘Blancos’ partono con il piede giusto nei primi minuti di gara, ma poi subiscono la rimonta di un’Olimpia trascinata dalle triple di Mirotic (23 punti) e Shields (27 punti) e da una difesa aggressiva e attenta. Il primo quarto si chiude 23-19 per i padroni di casa che, all’intervallo, allungano sul +19 (48-29). Nella ripresa, il Real Madrid dell’ex Sergio Rodriguez (9 punti a referto e applauditissimo dal pubblico del Forum di Assago) prova a ricucire lo strappo ma non basta (Musa 12 punti, Hezonja 11 e Deck 10). In classifica, la squadra di Chus resta al comando (22 vittorie e 4 sconfitte) mentre l’Olimpia, per cui il discorso play-in non è ancora chiuso, sale a quota 11 vittorie (15 i ko). LEGGI TUTTO

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    A Roseto del Abruzzi la HBS Group Final Eight Coppa Italia Serie A2

    È ufficiale il programma delle partite della HBS Group Final Eight Coppa Italia Serie A2 che si disputeranno presso il PalaMaggetti di Roseto degli Abruzzi nei giorni 8-9-10 marzo 2024.Venerdì 8 marzo 2024Quarti di FinaleQF 1 • W. APU Delser Crich Udine vs Logiman Broni – ore 14:30QF 2 • Autosped BCC Derthona Basket vs Ecodem Alpo – ore 16:30QF 3 • Polisportiva A. Galli San Giovanni Valdarno vs Halley Thunder Matelica – ore 18:30QF 4 • Aran Cucine Panthers Roseto vs Techfind San Salvatore Selargius – ore 20:30Sabato 9 Marzo 2024SemifinaliSF 1 • Vincente QF 3 vs Vincente QF 1 – ore 17:00SF 2 • Vincente QF 4 vs Vincente QF 2 – ore 19:15Domenica 10 Marzo 2024Finale • Vincente SF 2 vs vincente SF 1 – ore 17:00La manifestazione, che mette a confronto le migliori otto squadre del campionato di Serie A2 al termine del girone d’andata, è organizzata in collaborazione con l’A.S.D. Roseto Eventi, il Comune di Roseto degli Abruzzi e il Comitato Regionale FIP Abruzzo. LEGGI TUTTO

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    Morse, dagli Usa alla Hall of Fame italiana: “Io, americano italianofilo”

    Morse da Pennsylvania, riceverà il riconoscimento della Hall of Fame del basket italiano ottenuto nel 2023. Bob, 3 Coppa Campioni, 1 Intercontinentale, 1 Coppa Coppe, 4 scudetti, 1 Coppa Italia. Morse: 27,8 punti con 8,9 rimbalzi di media in Italia: 60,9% al tiro dal campo, 85,9% liberi e 54,5% da tre che ha potuto utilizzare solo a fine carriera. Lungo che ha anticipato i tempi con il suo tiro da fuori immarcabile, ma giocando con la squadra, difendeva. Morse, si fermerà un po’ in Italia: Reggio Emlia, Varese dove è cittadino onorario e poi Torino. «Ho organizzato un piccolo tour con 4 amici appassionati di basket. Sarà un’indigestione, andremo anche domenica a vedere Varese e poi Torino per una settimana. Ma una giornata la trascorreremo nelle Langhe» Che cosa significa per lei essere stato introdotto nella Hall of Fame italiana? «È il più grande onore della carriera, anche se arriva tanti anni dopo, è un’emozione bellissima. Ho chiesto a legabasket quanti siano stati gli americani in Italia, mi hanno detto circa 1.600. È un grandissimo onore essere il primo a ricevere il riconoscimento. Certo, ho avuto una carriera con tanti successi nella squadra più forte e visibile. Mi scuso se mi sente rifiatare ma sono sulla cyclette». A 73 anni ha ancora voglia di faticare. Ricorda il suo arrivo in Italia e la prima impressione? «Nel 1972, a maggio per una prova. Coach Aza Nikolic voleva valutare se cambiare Manuel Raga in campionato. Mi venne a prendere la famiglia Gualco e mi portò sul lago a Varese. Ne fui conquistato. Io sono della campagna in Pennsylvania. Ricordo anche la prima partita giocata, a Loano in un torneo, estivo, appena atterrato, contro una selezione del campionato, allenata da Sandro Gamba. All’aperto, mi sembrava di essere tornato al cortile, ai campetti da ragazzino. Poi il debutto in campionato ad Asti e soprattutto quello a Varese. C’era grande attesa, il pubblico amava Raga. E Morse cosa fa? Subito 0-6 al tiro, troppo nervoso. Il pubblico scandiva il nome di Raga. Ma mi ripresi, chiusi la partita con 45 punti e una serie di 10-10 da fuori. E il pubblico cominciò a pensare che l’americano non era male». Il basket di oggi le piace? «Si e no, mi piacciono le prodezze individuali, però il gioco di squadra Nba e forse in misura minore in Europa, soffre. Si avverte la mancanza di una squadra che rimane insieme per molto tempo. Cambiano i giocatori, troppo. Nei primi anni miei c’era uno straniero e non si poteva cambiare per nessun motivo. Si ruppe un lungo americano e una squadra retrocesse, poi le regole cambiarono». Tra i tanti scelga il ricordo più bello della sua carriera. «Cito sempre la finale di Coppa Campioni 1975 ad Anversa. Partimmo sfavoriti. Se ricordo bene un giornale scrisse che la speranza era non prenderne 25 dal Real Madrid, perché ci mancava Dino Meneghin, fuori con il braccio rotto. Invece ho tirato fuori una partita unica, 29 punti difendendo anche sul loro centro. E Sergio Rizzi entrò e ne mise 13 nel secondo tempo». Lei è così legato al nostro Paese che si è messo a insegnare la nostra lingua, prendendo la terza laurea, dopo Biologia al college e un master in business. Ma all’arrivo non parlava italiano. «Conoscevo una manciata di parole, non l’avevo studiata, ma mi aiutò la conoscenza del francese, studiato al liceo e all’università. La struttura grammaticale è simile. La decisione di insegnare l’ho maturata nel corso degli anni. Dopo il basket ho fatto altri lavori e poi mi sono ritrovato dirigente in una grande azienda di informatica. Ma presto ho capito che non mi appassionava. Avevo già cominciato a insegnare italiano in corsi serali. Tornai all’università 2 anni per un master in italiano. E ho trovato lavoro per nove anni al Saint Mary’s College. Sono in pensione da un po’, vivo a Portland, ma continuo a insegnare alle serali». Ha bisogno di passioni. «Ne ho avute alcune: il basket giocato, poi per l’Italia e gli italiani: sono un italianofilo. Però a differenza di molti americani, il mio amore, la simpatia per l’Italia è ricambiato dai tifosi di basket, dagli amici e conoscenti italiani. È bellissimo. Arrivo e sono a casa». Se avesse giocato in questi anni non avrebbe avuto bisogno di lavorare poi. Guadagni diversi «Però io sono molto contento della carriera fatta. Giocare a basket mi ha cambiato la vita. Il migliore amico che ho a Portland è un italiano ex giocatore di basket a Forlì: si chiama Vincenzo Nunzi ed è chef a Portland. Ci siamo visti per caso: sono entrato nel suo ristorante ho visto questo uomo alto 2 metri e 6. Ci avevo giocato contro anche una volta, in torneo nella splendida piazza medievale di Todi. Mi riconobbe e mi venne incontro». Con Dino Meneghin un legame forte, cementato in una squadra che era un corpo unico. «L’ho sentito l’altro giorno, ci vediamo a Reggio per la presentazione del documentario su di lui, che ho già visto ed è molto bello. Dino è un grande personaggio. Quella squadra era speciale, si viveva molto insieme anche fuori dal campo. Il mio primo anno vincemmo tutto, Coppa Campioni contro l’armata Rossa, Coppa Italia e Intercontinentale e questo ha facilitato il mio inserimento in un gruppo di amici: Meneghin, Bisson, Zanatta,Ossola, Rusconi. Siamo rimasti assieme sei anni e con Dino tutti gli anni a Varese. Quando passò a Milano decisi di andare ad Antibes. Tre anni e il ritorno a Reggio Emilia: volevo finire la carriera in Italia». Lei è stato un tiratore pazzesco. Ci fosse stato il tiro da tre dall’inizio chissà cosa avrebbe fatto. «Tiravo già da quella distanza, ma era da due. A Reggio ho poi fatto 2 anni col tiro da tre. Coach Dado Lombardi non voleva si usasse, era un conservatore. Gli dissi: “Dado se tiro con il 40 da tre e come facessi il 60 da due. E se dovesi segnare con il 50?”. Mi rispose: “Tira solo se libero”. Non so se ci siano ancora le statistiche, ma il primo anno chiusi con il 59% da 3». L’avversario più forte? «Renzo Bariviera: era alto quasi come me, molto mobile, mi marcava piuttosto bene, anche se io avevo un gran vantaggio: i blocchi di Dino Meneghin e passatori come Ossola». Chiudiamo con il ricordo dei suoi allenatori. Nikolic e Gamba. «Io ho avuto tre coach Hall of Famer: Chuck Daly un anno a Penn, Nikolic e Gamba. Nikolic era molto riservato, però aveva una conoscenza grandiosa del basket, dei punti deboli e forti degli avversari. Facevamo lunghe riunioni, analizzava ogni singolo avversario. E ci faceva allenare moltissimo per avere esecuzioni perfette. Era anche psicologo. Una delle prime volte mi chiese se fossi stanco, gli risposi di sì, “allora fai dieci giri del palasport di Masnago. Me lo richiese alla fine e gli dissi che non ero più stanco. Gamba invece è diventato un amico, lui guardava all’America, Nikolic a Est. È l’unico allenatore che mi è venuto a trovare negli States. Abbiamo scambiato spesso le nostre vedute, qualche allenatore puntava a mettere paura, Sandro no, ho apprezzato moltissimo il suo stile oltre alla sua conoscenza e non vedo l’ora di trovarlo». LEGGI TUTTO