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Sponsor e società sportive: una storia millenaria

Già nel 590 a.C., gli atleti che si sfidavano ai giochi olimpici, ricevevano ricompense dallo stato e godevano di privilegi che li innalzavano a simbolo della loro nazione. Certo non esistevano loghi o accordi commerciali, ma era radicato un principio che tutt’oggi alimenta il mondo dello sport: premiare chi rappresenta un territorio, un sogno collettivo, o un ideale.

Dai patrizi romani che sostenevano i gladiatori, ai nobili rinascimentali che organizzavano tornei a cavallo, per arrivare alle industrie che negli ultimi anni hanno trovato nello sport un veicolo ideale per raccontare i propri valori.

Le sponsorizzazioni hanno conquistato tanto le competizioni internazionali, quanto i piccoli tornei locali, dove bar, officine, aziende familiari investono nel club del quartiere, nella squadra di pallavolo , nella società ciclistica del paese, magari abbinando i colori sociali e il proprio marchio su divise e zaini personalizzati. Investimenti contenuti, ma di enorme valore sociale.

Lo sport come linguaggio universale capace di unire milioni di persone

E’ nel secolo scorso, con la diffusione della TV, che la comunicazione di massa trasformò ogni campo sportivo in una possibile vetrina. Le imprese capirono che associare la passione dello sport al proprio brand era un modo efficace per essere riconoscibili.

Così, apparvero i primi loghi sulle maglie dei giocatori, o sulle auto di Formula Uno. Gli atleti erano il veicolo per promuovere i marchi e le loro imprese sportive rendevano quel sodalizio leggendario: McLaren e Marlboro, Adidas e Pelè, Pirelli e Inter.

L’associazione andava oltre la sponsorizzazione, era una partecipazione emotiva. Infatti le persone associavano una vittoria al brand che sosteneva una squadra oltre che agli atleti.

Il valore simbolico di un logo

L’azienda che lega il proprio marchio a una squadra sugella una scelta che va oltre l’operazione di marketing: decide di condividere emozioni, successi, cadute e rinascite.

Ogni accostamento racconta un legame che trascende il business e si fonde con i valori reciproci di azienda e team sportivo. E’ un legame affettivo e collettivo, così l’officina del paese che decide di associare il proprio logo con la squadra di calcio del paese non lo fa per apparire, ma per sentirsi parte della comunità ed elevarsi a presenza, sostegno, famiglia.

I piccoli sponsor, l’anima dello sport locale

Dietro ogni campo di periferia, ogni palestra comunale, ogni torneo estivo, c’è una rete di aziende locali che tengono vive le associazioni sportive.
Non parliamo di grandi multinazionali, ma di panifici, meccanici, bar, negozi di paese che investono tempo e risorse per sostenere la squadra del quartiere. Non cercano ritorni economici, ma riconoscenza e appartenenza. Lo fanno perché conoscono i ragazzi, perché magari tra quei giocatori c’è un figlio, un nipote, un amico.
Ogni maglia, ogni zaino personalizzato con un logo racconta una microstoria di comunità.

Senza questi piccoli sponsor, lo sport di base non esisterebbe. Sono loro a garantire divise, attrezzature, trasferte, a dare la possibilità a migliaia di giovani di inseguire un sogno.

Dal campo al digitale: una nuova visibilità

Oggi la sponsorizzazione non si limita più alla stampa di un logo: vive online, si racconta, si condivide.
Con i social network, anche una piccola squadra può dare enorme visibilità a chi la sostiene. Basta una foto, un reel, una storia con il marchio ben in vista per raggiungere centinaia o migliaia di persone.
Molte società sportive locali hanno iniziato a offrire visibilità digitale ai propri sponsor: menzioni sui profili ufficiali, interviste con il logo sullo sfondo, post dedicati agli eventi. Così, la sponsorizzazione diventa narrazione.
Un tempo era necessario investire cifre enormi per essere visibili; oggi bastano autenticità e partecipazione. Chi sostiene lo sport con coerenza non compra solo spazio pubblicitario: entra in un racconto fatto di volti, emozioni e risultati.

Una storia che continua

Dai giochi di Olimpia alle maglie delle squadre di oggi, la sponsorizzazione sportiva ha sempre raccontato una stessa verità: nessuno vince da solo.
Essere sponsor non è un fatto di soldi, ma di partecipazione. È un modo per dire: “io ci credo, voglio far parte di questa avventura”.
Che si tratti di una multinazionale o di un piccolo artigiano, ciò che conta è il legame umano che nasce. Quel nome sul petto di un atleta non è pubblicità, ma parte del gioco. È presenza, fiducia, responsabilità.
E finché ci saranno ragazzi che scendono in campo e persone disposte a sostenerli, il filo iniziato più di duemila anni fa continuerà a intrecciarsi, tra sudore, passione e riconoscenza.


Fonte: http://www.volleynews.it/feed/


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