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Cahill: “Ho ancora più rispetto di Sinner dopo finale Parigi. Ultimo anno? Mai dire mai”

Il coach di Sinner parla al podcast di Andy Roddick: “Dopo la finale di Parigi è scesa qualche lacrima, ma siamo orgogliosi di Jannik e del suo impegno. La sua resilienza adesso verrà messa alla prova, è importante come saprà gestire i momenti”. E sul futuro: “Mai dire mai, questo è un anno lungo”

SINNER-HANFMANN, GLI HIGHLIGHTS

Dopo la finale del Roland Garros ho ancora più rispetto di lui di quanto ne avessi prima“. A dirlo è Darren Cahill, coach di Jannik Sinner, ospite del podcast di Andy Roddick. Una lunga intervista in cui l’allenatore australiano ha toccato tanti temi, tra cui la recente finale del Roland Garros contro Carlos Alcaraz. “Sono state cinque ore e mezza di tennis brillante, serio e con grande rispetto tra i due giocatori – ha spiegato Cahill – Come allenatore, non posso chiedere di più. Cosa ci siamo detti dopo il match? A dire la verità, abbiamo detto pochissimo. Dopo la partita, ovviamente c’era delusione. Jannik è rimasto seduto nello spogliatoio per un buon quarto d’ora, venti minuti. Ognuno di noi del team si è avvicinato e gli ha dato un abbraccio. Gli abbiamo detto che eravamo davvero orgogliosi di lui, orgogliosi del suo impegno. Ma non era il momento giusto, quello, per fargli un discorso su cosa possiamo imparare. Ne parleremo più avanti. Bisogna mostrare un po’ di empatia per quello che sta attraversando. Tristezza, qualche lacrima… qualche lacrima per tutti, in realtà. Ma devo dire che quella sera, qualche ora dopo, non se n’era ancora fatto una ragione. E non se la farà mai. Penso che una partita del genere resti con te per sempre, e cerchi di diventare migliore grazie a quell’esperienza. Ma lui ha una grande capacità di mettere le cose in prospettiva“.

“La resilienza di Sinner messa alla prova”

Prospettiva che passa dal carattere di Sinner, la cui resilienza – secondo Cahill – verrà messa alla prova dopo Parigi: “Sinner ha una grande consapevolezza di sé. E penso che per essere un grande campione in qualsiasi sport, devi avere consapevolezza di te stesso. Devi sapere come comportarti, quanto è importante saper affrontare le delusioni: non esaltarti troppo quando vinci una partita, non fare lo stupido quando perdi. Devi saper affrontare i fallimenti e successi più o meno allo stesso modo. Cerca di imparare da quello che succede, andare avanti e migliorare. E lui fa tutte queste cose. In più, ha un’etica del lavoro incredibile. Ha una straordinaria resilienza, e quella resilienza sarà messa alla prova dopo quella partita a Parigi, nel vedere quanto in fretta riuscirà a voltare pagina. Non importa se vincerà o perderà le partite nelle prossime settimane, è più importante come saprà gestire quei momenti, continuando a spingere, a lottare. E lui è disposto a farlo“. 


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“Vincere qualche partita a Roma è stato un grande bonus”

Due finali consecutive per Sinner dopo i tre mesi di sospensione scontati per l’accordo con la Wada sul caso clostebol. Mesi che non sono stati di semplice gestione: “Trovare compagni di allenamento e organizzare le sessioni nei primi due mesi durante la squalifica è stato piuttosto complicato, perché tutto doveva essere approvato dall’ITIA – ha ammesso Cahill – Fondamentalmente ci allenavamo nel campo in terra battuta messo a disposizione di uno degli sponsor di Jannik, vicino a Monte-Carlo. Quello era l’unico campo su cui potevamo allenarci. Ma il tennis, in quel periodo, era quasi in secondo piano. La priorità assoluta era l’allenamento fisico”. Poi il secondo step degli allenamenti, a un mese dagli Internazionali d’Italia: “Dopo qualche set di allenamento non eravamo così fiduciosi in vista di Roma – spiega – Vincere qualche partita al Foro Italico è stato un grande bonus per noi. Una delle cose più incredibili di Jannik è che ci sorprende costantemente. Non solo per il suo livello di gioco, ma anche per la sua maturità e per come affronta le cose. Ma proprio perché ci sorprende così spesso, per noi ormai è diventata la normalità”. 

“Ultimo anno? Mai dire mai”

Cahill, che non vuole paragonare Sinner e Alcaraz ai Big 4 (“non credo che vedremo un dominio incontrastato come quello che abbiamo avuto per 15 anni con 3 giocatori”), ha parlato infine del suo futuro. Questo potrebbe essere il suo ultimo anno nel circuito, ma l’allenatore australiano lascia la porta aperta: “Il mio ultimo anno? Vedremo, è un anno lungo. Quest’anno compirò 60 anni. A volte senti dentro, nel profondo, quando arriva il momento giusto. Con Jannik ne abbiamo parlato alla fine dello scorso anno. Al momento non è cambiato nulla, ma l’anno è lungo. Mi sto divertendo davvero tanto a lavorare con lui. Quindi…mai dire mai. Però il mio ruolo non è quello di allenatore principale. Il coach principale è Simone. Il mio ruolo è legato alla pianificazione delle partite, gli aspetti tecnici ed emotivi e direi che quest’ultima parte è quella che seguo di più, come in questo periodo”. Cahill ha poi aggiunto: “Sento che lui ormai conosca bene il tipo di messaggio che gli arriva da me. Mi ha “spremuto” abbastanza, diciamo così. È sempre stato dell’idea di cercare modi migliori, diversi, per migliorare. Quindi avere una nuova voce, un nuovo sguardo esterno, potrebbe non essere una cosa negativa per lui. Se succederà o meno, si vedrà. Ma, al momento, quello è ancora il piano. Anche se, ripeto, non posso sottolineare abbastanza quanto mi stia godendo questo lavoro con lui”.

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