Ora che la notizia è ufficiale, e che i cuori dei tifosi carioca e italioti come me sono definitivamente distrutti, possiamo parlare di questi anni modenesi di Bruno Rezende col tono di quelli della mia generazione che hanno inventato la nostalgia. Una volta un palleggiatore mi disse che a Modena ci sarà un “Avanti Bruno” e un “Dopo Bruno”, un’analogia che per un regista che ha costituito la religione della pallavolo in Emilia negli ultimi anni va decisamente sulla strada giusta. Per Bruno si aprono le porte del Brasile e di un ritorno a casa che, dopo anni, appare quantomeno doveroso:
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Cosa ha significato vivere Modena a Modena?
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Si vince per rimanere eterni qui, Bruno.
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Perché il ritorno in Brasile proprio ora?
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Posso chiederle di più?
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Prima abbiamo Parigi 2024.
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Il futuro dentro o fuori dallo sport?
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Cosa le mancherà di questa città?
“ (ride, n.d.r.)“.
Lei l’ha cambiata ai modenesi. Così si dice.
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Bruno è insostituibile. Altra cosa che si dice di lei. Dobbiamo mettere insieme tutto questo oggi.
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Le persone della sua Modena?
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Nel suo libro racconta dell’incontro con Earvin Ngapeth. Insieme avete fatto qualcosa di unico qui.
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Un arrivederci. Lo promette?
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