GENOVA – A braccetto un passo sotto la cima, Samp e Fiorentina decidono di non lasciarsi. Di restare insieme, a quota sette. Il Paradiso può attendere. Match piacevolissimo, scandito da un tempo di marca ospite e una ripresa in cui la squadra di Giampaolo si riscatta.
Museo degli orrori – L’avvio del match è di quelli che dici… che differenza con la domenica. Perché, evidentemente, Samp e Fiorentina, senza problemi di classifica, lasciano nei primi minuti la concentrazione negli spogliatoi. I primi minuti sono infatti un condensato del manuale dal titolo “Tutto quello che in difesa non si deve fare”. Inaugura il manuale Dragowski che va in dribbling su Caprari, sbagliando il controllo, ed è fortunato nel vedere il pallone arpionato dal romano che esce sul fondo di pochissimo. E’ solo il secondo giro di lancetta e già la Fiorentina è andata vicina al gol con una sponda aerea di Pezzella e un’incornata alta di Simeone. C’è ancora un mezzo rinvio confuso in area viola, ma poi la squadra di Pioli riordina i pensieri e cambia marcia. Un erroraccio di Andersen spalanca la porta del paradiso a Simeone, tanto più che Audero è nella posizione del tennista stupido, né in porta, né abbastanza fuori in uscita. Il pallonetto del Cholito è un invito alla parata per l’ex estremo del Venezia. Il museo degli orrori difensivi è completato da un colpo di testa all’indietro di Vitor Hugo con Dragowski pronto a rincorrere la sfera e a evitare il corner.
Buona la terza – Al 13′ Simeone si fa perdonare le prime due incertezze in attacco. Biraghi pennella un cross e l’argentino – non certo un pivot – è tuttavia al posto giusto nel momento giusto per infilare di testa nell’angolino. La Samp a questo punto è alle corde. Sente il colpo e a ogni azione di ripartenza di una Fiorentina messa in campo alla perfezione, molto concreta, barcolla. Chiesa fa quello che vuole (sotto gli occhi del ct Mancini) mettendo in difficoltà ora Murru e ora Sala, visto che Pioli cambia la sua fascia di pertinenza con quella del croato. Piaça ha un paio di buone opportunità, ma Audero prima è bravo nel bloccare un suo colpo di testa ravvicinato e poi è a dir poco miracoloso alzando di puro istinto la seconda nitidissima palla gol della Fiorentina, confezionata da un Chiesa principesco. La Samp è una bella addormentata. Ma ha le giocate per svegliarsi. Si accende a intermittenza e non per errori difensivi ospiti. Defrel allarga un diagonale su servizio di Quagliarella e Caprari, molto attivo, cicca un piattone su assist telecomandato di Murru.
Caprari insorge – Il fantasista romano, però, porta i blucerchiati vicinissimi al pareggio su punizione. Un fallo su Defrel, al limite e e Caprari sistema il pallone a terra, scavalca la traversa e vede la sua conclusione sbattere sulla traversa, miracolosamente alzata da un balzo di Dragowski. Un vero miracolo. Ma la Fiorentina della prima parte non avrebbe meritato di essere raggiunta. Giampaolo, nella ripresa, si fa sentire. Chi siamo? Siamo quelli che hanno annichilito il Napoli? O quelli che in questa prima parte abbiamo sbagliato ben venti passaggi? Tra il, dire e il fare, c’è di mezzo la qualità degli altri. Giampaolo vuole che i blucerchiati si tolgano la scimmia che si è incollata sulle spalle dopo il gol di Simeone. Dunque se la Viola cala, a metà dell’opera, è più per merito dei blucerchiati che per insufficienza toscana.
Only the brave – Giampaolo vuole qualità sulla trequarti, vuole impegnare i “glossisti” ospiti su un terreno – quello difensivo – meno consono a loro. Only the brave, si dice. Ecco allora: fuori Linetty, dopo un cartellino giallo, e dentro Praet. La qualità premia. La Samp accentua la pressione; la velocità di esecuzione e la mobilità del collettivo costringono la Viola a stare più sulle sue e a sbagliare di più nelle ripartenze. Avanti tutta, insomma. E dopo un quarto d’ora un’invenzione di Barreto, passaggio tranciante trasversale in bello stile, esalta la qualità di controllo di Caprari. Mezzo gol arriva con l’aggancio, l’ex Pescara si sposta il pallone verso il centro, l’altra metà con la “punizione in movimento”. Dragowski s’inchina, bellissima esecuzione.
Se il gol di Simeone aveva messo… le ali alla Viola ( frase efficace anche per sottolineare il cambio di passo di Chiesa e Piaça), è con i suoi fiorettisti della trequarti che la Samp vuole vincere. Quando Caprari non ha più fiato, c’è Ramirez al suo posto. Gastone – che alla Viola fece un gol pazzesco, di tacco, in maglia del Bologna – ci riprova su punizione, Dragowski rimane impietrito mentre il pallone dell’uruguagio sfiora l’incrocio. Pioli è intelligente, vede che la Samp ha qualità da vendere e allora – perché la diga tenga – gioca la
carta “energia”. Dentro Mirallas e fuori Piaça, dentro Benassi e fuori un Gerson in difficoltà sui ritmi sincopati.
Botte e risposte – Il match resta piacevolissimo, la Sampdoria ringhia, ma Dragowski non deve mai intervenire. E’ Audero invece a dover annullare un paio di tentativi ospiti, di Milenkovic che prima sale in cielo, di testa, e il portiere blocca sulla linea; poi scarica un missile velenoso, ancora respinto. La Viola conferma la tendenza a rispondere colpo su colpo, tanto che – con la Samp in forcing – anche l’ultima occasione è sua. Tira Mirallas, invitato a farlo dal limite da un suggerimento del solito, generoso Veretout. Fuori di poco.
Maresca, solo un paio di cartellini discutibili ma una buona direzione, può fischiare la fine. Uno a uno: giusto così.
Sampdoria (4-3-1-2): Audero; Sala, Tonelli, Andersen, Murru; Barreto, Ekdal, Linetty (54′ Praet); Caprari (69′ Ramirez); Defrel, Quagliarella (81′ Kownacki). All. Giampaolo
Fiorentina (4-3-3): Dragowski; Milenkovic, Pezzella, Vitor Hugo, Biraghi; Edimilson, Veretout, Gerson (69′ Benassi); Pjaca (61′ Mirallas), Simeone, Chiesa (81′ Sottil). All. Pioli.
Arbitro: Maresca
Reti 13′ Simeone, 59′ Caprari.
Note: Ammoniti: Sala, Linetty, Tonelli, Veretout e Benassi. recupero: 0′ e 3′. Ha debuttato in serie A Riccardo Sottil, attaccante, classe 1999.