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Banchero numero 1 del Draft Nba: le lacrime e la promessa all'Italia

NEW YORK – Quando si è avvicinato il suo agente, Mike Miller, e gli ha detto «tienti pronto», ha pensato che la strada lo avrebbe portato a Orlando. Ma è stato solo venti secondi prima che il commissioner della Nba Adam Silver lo chiamasse sul palco, quando Miller gli ha detto «vai», che ne ha avuto la certezza. Quello è stato l’inizio di tutto, ma Paolo Banchero, 19 anni, di Seattle, figlio di Mario, ex giocatore di football dalle origini ligure, e di Rhonda Smith, miglior giocatrice di basket di sempre della sua università, era già da tempo una star, da quando era il numero due del ranking di tutti i licei d’America e poi stella di Duke, capace di segnare a tutte le migliori difese del campionato universitario. E lo era ancora di più tre giorni fa, quando erano crollate le quote sulla sua selezione al numero uno del Draft. E lo è stato venti minuti prima dell’inizio dello show, quando è comparso sul palco d’onore per la sfilata in apertura dell’evento, con indosso un completo viola Dolce & Gabbana. Intanto gli altoparlanti sparavano il brano ‘Lose Control’ e le ragazze del gruppo dance Brooklynettes si muovevano come in una lap, per il delirio dei tifosi. «Non è neanche più di un sogno – confessa nella notte, al Barclays Center di Brooklynsembra una favola. Sognavo di entrare nella Nba, ma essere scelto come numero uno al Draft è pazzesco». In sala stampa aggiungerà un dettaglio emotivo: «Non ho mai pianto di gioia in via mia, e a tutti avevo detto che non l’avrei fatto neanche stavolta, invece ho pianto e non riuscivo a smettere».

Chi è Paolo Banchero

Banchero è alto come un albero, i manuali dicono tra i due metri e otto e i due e dieci, ed è magro come un sedano. Un albero di sedano che si muove in mezzo alla folla di giornalisti e tifosi con una leggerezza umiliante per tutti noi che gli stiamo vicino. Non è solo felicità, o l’utopia della Nba che si è materializzata, è la personalità di portare questo momento sulle spalle come un mantello. Vent’anni fa gli Orlando Magic scelsero al numero uno Shaquille O’Neal, l’anno dopo Chris Webber, poi Dwight Howard. Nei cinque anni successivi al ‘Pick n.1’, i Magic sono arrivati alle finali. Ora c’è Banchero. «Cercherà di dare una mano alla squadra a mettersi in evidenza, ma è chiaro che voglio tutto, diventare il rookie dell’anno, finire nella All Star, giocare i playoff». Paolo ha la solita faccia immutabile da dado, ma tutti i piccoli sintomi che lascia trasparire sono quelli di fatemi urlare di felicità. Invece controlla tutto. 

Banchero, la promessa all’Italia

Le origini. «Sono orgoglioso delle mie radici italiane». La promessa. «Giocherò con l’Italia, non quest’estate ma probabilmente la prossima». Il consiglio ai più giovani, quindi parliamo di adolescenti. «Non pensate a dove arriverete, non guardate troppo in là, lavorate per migliorarvi ogni giorno. Concentratevi sul momento che state vivendo». Intanto ha fatto i compiti a casa e capito che Orlando punterà su un terzetto di lunghi con grande tiro e voglia di tornare ai playoff. Banchero non pensava di finire nella città di Disneyland da giocatore, tutti i pronostici lo davano a Houston, come numero tre. Non aveva neanche partecipato a un campus con i Magic, solo qualche incontro via Zoom. Ma adesso è qui, sedici anni dopo un altro italiano scelto al numero uno, Andrea Bargnani. Dal Magico ai Magic. Ma questa è stata anche una notte molto italiana per altri due motivi. Quando i collegamenti televisivi erano finiti, il Draft ha chiamato due ragazzi: Gabriele Procida, 20 anni, di Como, giocatore della Fortitudo Bologna, scelto da Portland al n.36, che poi l’ha girato a Detroit. Al numero 50 i Minnesota Timberwolves hanno preso Matteo Spagnolo, 19 anni, giocatore di Cremona. I loro volti già ieri cominciavano a comparire sui media americani. Procida viene considerato uno dei migliori tiratori del Draft. Sottolineano la media dei sette punti, tre rimbalzi e 0.8 assist in 18.5 minuti giocati a Bologna. Il ragazzo potrebbe restare in Europa per un paio d’anni e poi fare il salto definitivo nel grande circo americano. Spagnolo è guardia tiratrice, con il 44.1 al tiro e l’86.1 ai liberi. I maggiori analisti, come Jonathan Givoni, dicono che stia migliorando nelle conclusioni da tre ma non ha ancora un impatto in difesa, con soli 19 palloni rubati in 25 partite. «Deve lavorare duro per diventare più rapido», dicono di lui, ma sul talento nessuno discute. I due ragazzi non vivranno la chiamata sul palco stile Banchero, ma da giovedì notte la loro utopia è molto meno utopia.


Fonte: http://www.corrieredellosport.it/rss/basket


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