Marco Crespi non si tira indietro e risponde attraverso Corriere.it alle contestazioni che gli sono arrivate per la gestione della gara di qualificazione – molto importante – contro la Svezia e la contemporanea chiusura di carriera con la Nazionale della straordinaria Raffaella Masciadri. Già ieri la lettera di Stefania Passaro, le considerazioni della stessa Masciadri e le parole del presidente FIP Petrucci avevano acceso un grande dibattito sulla vicenda
«Ammetto l’errore, ma purtroppo non si può tornare indietro». Il ct della nazionale femminile di basket che ha appena conquistato la qualificazione agli Europei 2019 non può negare l’amarezza. «Sento dispiacere. Ho sbagliato perché ho agito pensando di fare il meglio, senza chiedere alla diretta interessata cosa preferiva lei. La mia era una scelta di rispetto per la sua carriera, darle sedici o cinque secondi a fine partita mi sembrava irriguardoso. Non mi aspettavo di passare per quello che non sono».
Crespi ricostruisce tutta la storia. Penso di essere stato trasparente e leale con Raffaella Masciadri da subito, da quando mi ha chiamato a giugno per dirmi che era senza squadra e io le diedi massima disponibilità al fatto che per rispetto a un impegno preso verso le partite di qualificazione all’Europeo avrebbe sicuramente indossato una delle dodici maglie. Sempre allora, con la massima franchezza, aggiunsi che nel caso di qualificazione non sarebbe più rientrata nel programma. L’obiettivo chiaro era qualificarsi e qualificarsi come primi, questa era la cosa più importante al di là di Masciadri. Nella mia testa avevo immaginato di farla entrare all’inizio del quarto tempo, sperando che facesse canestro, per poi toglierla. Ma tutto il vantaggio conquistato all’inizio, dove avevamo dominato tatticamente e intellettualmente, lo abbiamo perso dopo e bisognava rimontare. A sedici secondi dalla fine, non a cinque, ho guardato i miei assistenti, Giovanni Lucchesi e Cinzia Zanotti. Lui mi ha detto: “Possiamo mettere Masciadri”. Lei ha fatto una faccia come a dire: “Ma no, cosa la fai entrare adesso?”. Ho pensato che fosse irrispettoso e ho sbagliato, perché invece ci teneva.
Rispetto delle donne. Non voglio replicare a Passaro. Quello che so è che da quando ho cominciato ad allenare le donne, il mio unico parametro è stato cercare di avere con tutte un rapporto emotivo, personale, tecnico individuale, così come succede con i maschi.