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Doverosa premessa. Un time-out va principalmente chiamato per far cambiare l’andamento del gioco. Opinione mia personale: non è da chiamare se la squadra sta giocando bene. Può essere chiamato per sollevare il morale dei giocatori rinforzando l’idea che la loro tattica e i loro sforzi porteranno la squadra alla vittoria, tenendo conto delle statistiche rilevate dallo staff tecnico oppure per concedere un po’ di riposo fisico alla squadra, quando affaticata a causa di una lunga azione o di una lunga partita.
Fondamentalmente però il time-out può essere un metodo per interrompere il momento positivo dell’avversario, per cambiare le tattiche o l’atteggiamento dei giocatori in campo. L’allenatore deve tener presente che la comunicazione risulta migliore se si parla specificatamente e singolarmente col giocatore direttamente interessato. Inoltre è opportuno comunicare poche informazioni specifiche visto che in una situazione di stress la memoria a breve termine riesce ad elaborare pochi concetti e la stessa informazione deve essere ripetuta più volte possibile nell’arco del time-out.
L’allenatore deve interagire direttamente con il palleggiatore per le tattiche offensive della propria squadra, con i centrali per le tattiche di muro e con il libero per quelle di ricezione o difesa. Le caratteristiche principali che devono emergere da un time-out sono il controllo e la fiducia. Bisogna dimostrare di possedere il controllo della partita e di avere fiducia nei propri giocatori e nelle tattiche che stanno utilizzando.
Un buon coach deve tuttavia dimostrarsi preparato durante i time out e deve essere in grado di dare ai propri giocatori informazioni tecniche o tattiche che possano aiutare nella gestione della partita e non essere sempre e solo motivazionali con frasi fatte e generiche. È opportuno a tal proposito impiegare una decina di secondi prima di chiamare il tempo o prima di parlare ai giocatori per confrontarsi coi propri assistenti in modo da avere informazioni specifiche e pertinenti.
È molto importante che l’allenatore sia il punto focale del time-out e che qualsiasi discussione tra i giocatori sia posteriore alle informazioni che egli desidera fornire. La parte finale del time-out deve sempre riguardare una singola specifica azione che vuole che la squadra esegua immediatamente riguardo alla tattica da utilizzare a muro e nel suo schieramento, alla strategia della battuta o a quella della tattica d’attacco.
Infine, soprattutto ad alto livello nazionale, con le tv che spesso ‘microfonano’ questi momenti della partita, è fondamentale per un tecnico abituarsi a non farsi condizionare dalle telecamere e ad essere coi giocatori (anche come linguaggio) sempre se stessi affinché il fine di un tempo resti sempre il bene della squadra e non l’autocelebrazione.