Comincia con circa tre mesi di anticipo la telenovela legata alla presenza di Novak Djokovic a Melbourne in vista degli Australian Open, primo Slam del 2023. Non essendo vaccinato contro il Covid-19, lo scorso gennaio il serbo, allora numero 1 del mondo, era stato al centro di una controversa vicenda sportiva e giuridica che si è conclusa con la revoca del visto e la sua espulsione dall’Australia. Non solo, a Nole è stato vietato l’ingresso nel Paese fino al 2025. Solo il governo di Canberra ha ora la possibilità di cancellare questo ‘ban’ accessorio e riammettere Djokovic in Australia.
Tiley: “Non possiamo fare pressioni, ci adegueremo al Governo”
“Non è un argomento su cui possiamo fare pressioni, saranno Novak e il governo federale che dovranno lavorarci. Noi seguiremo le indicazioni che ci verranno date” ha detto Craig Tiley, CEO di Tennis Australia, l’organo che organizza il primo Slam della stagione. Come anche per gli US Open dello scorso settembre, anche la federazione aussie si limiterà ad accettare la decisione del governo australiano, che nel frattempo ha cancellato l’obbligo di vaccinazione contro il Covid-19 per i viaggiatori in arrivo dall’estero. Diversa la situazione legata alla presenza di tennisti russi e bielorussi, esclusi lo scorso anno a Wimbledon dopo l’invasione dell’Ucraina. “Potranno giocare il prossimo Australian Open. Potranno scendere in campo ma non rappresentare la Russia, dunque non avranno né bandiera né inno nazionale. Dovranno giocare come atleti indipendenti”, ha spiegato Tiley.