VALENCIA – Chi la dura la vince. Mai come in questo caso l’adagio dei nostri nonni (e finanche di un’ideologia che sta tornando di moda) fotografa la situazione, un venerdì da paura per Pecco Bagnaia e la Ducati. Un ottovolante delle emozioni, con la tensione che sale sempre più per un’intera sessione di prove e più di metà della seconda passata a inseguire, nelle retrovie. Non certo il modo migliore per iniziare l’ultimo gran premio, quello che domenica può laureare il torinese della Rossa campione del mondo della MotoGP 13 anni dopo l’ultimo titolo di Valentino Rossi (2009), 15 dopo l’unico Ducati di Casey Stoner (2007) e addirittura 50 dopo l’ultimo di un pilota italiano su una moto italiana nella top class (Giacomo Agostini in 500 con MV Agusta nel 1972).
Colpa del vento, che come spiega il team manager Davide Tardozzi «storicamente penalizza la Ducati». Tutte quelle appendici aerodinamiche che grazie al supermotore hanno creato un gap enorme rispetto agli avversari, soprattutto la Yamaha, con le volate che spazzavano il circuito diventano un boomerang. Come nelle barche a vela quando c’è tempesta. Ma il risultato è che Fabio Quartararo ha dominato in lungo in largo la classifica dei tempi, martellando giri veloci su giri veloci con un passo mostruoso. Primo, con Bagnaia 17°. Virtualmente l’unica combinazione che regalerebbe al francese un ormai insperato Mondiale bis. E così è proseguito anche al pomeriggio.
La svolta al 28° minuto della seconda sessione di libere, il 73° complessivo, quando dopo aver già scartato la carena più grande per va versione più compatta, Pecco (e gli altri ducatisti che come lui soffrivano) ha montato la gomma dura anteriore. E subito è entrato in top 10. Il “taglio” chiave per assicurarsi la Q2 domani e quindi una buona dose di tranquillità. Non che sia migliorato così tanto, poi. Per altro caratteristica dei suoi venerdì, nei quali il torinese si concentra di più sulla gara che sul time attack. Però la sostanza che è che Bagnaia può andare a dormire con meno ansia. Lui s’è scrollato di dosso i timori, la Ducati pure.
Alla fine, quando è partita la girandola dei giri da matto, la classifica s’è stravolta e davanti a tutte ci sono tre Desmosedici: quella targata VR46 di Luca Marini, il fratello di Valentino Rossi atteso domani in pista, quella Pramac di Jorge Martin, il torello spagnolo tutto manate di gas, e quella di Jack Miller, l’australiano all’ultima gara con la Ducati ufficiale (che lascerà ad Enea Bastianini) prima di tornare in Ktm. Tutti con propri obiettivi da raggiungere e nulla da perdere. La situazione migliore per andare forte. E aiutare così anche Bagnaia e la Ducati.
Quartararo infatti, come ormai succede sempre, appena s’è trattato di girare in modalità qualifica, è stato risucchiato indietro, chiudendo ottavo a 225 millesimi da Marini, appena 5 più veloce di Bagnaia. Insomma, una classifica che premia il sogno rosso. Il francese della Yamaha è obbligato a vincere. E per farlo deve partire davanti, meglio se dalla pole. Poi avrebbe (come sempre) il passo per andarsene, vincere. Ma con la cronica difficoltà della M1 a sorpassare per mancanza di velocità di punta e di accelerazione, tutto questo diventa molto complicato se non impossibile.