TORINO – Il futuro comincia oggi, specialmente quello della Ferrari, perché mai come adesso è necessario un chiarimento su ruoli e obiettivi. Finire la stagione centrando il secondo posto nel Mondiale costruttori (davanti alla Mercedes) e portando Charles Leclerc al titolo (platonico) di vice campione del mondo, sarebbe una sorta di premio di consolazione, forse in grado di lenire i pesanti malumori che agitano la Scuderia. Ma il futuro non è solo Ferrari e non è solo circoscritto dagli attuali confini. La Formula 1 di Stefano Domenicali vuole essere più inclusiva e in questi giorni ha varanto un’importante iniziativa per favore la crescita del motorsport della componente femminile. Si tratta di un tema ricorrente, già la Fia aveva dato una sterzata in questo senso sotto la presidenza di Jean Todt e c’è tuttora un’iniziativa (insieme alla Ferrari) che promuove le giovani pilote.
Costi sotto controllo
Ora invece si sta parlando dell’iniziativa lanciata dagli organizzatori del Mondiale: nasce una Formula 1 Academy, categoria di piloti tutta al femminile che mira a sviluppare e preparare giovani donne pilota a crescere di livello e approdare a categorie come W Series, Formula 3, Formula 2 e Formula 1. L’Academy partirà nel 2023 e prevede una griglia di 15 vetture collegate con squadre già presenti in Formula 2 e Formula 3. Si gareggerà su sette round composti da tre gare, con un round che potrebbe svolgersi in un weekend di Formula 1. L’auto sarà una Tatuus T421 e il motore turbo (165 CV di potenza) sarà fornito da Autotecnica con gomme Pirelli (come nelle altre categorie): tutte e tre le aziende sono italiane. La Formula 1 sovvenzionerà ciascuna vettura con un budget di 150.000 euro (2,25 milioni di euro in totale) per contribuire a tenere i costi sotto controllo.
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