Setup diversi e copertoni differenti per i rispettivi tracciati, ma un unico obiettivo: divertirsi. Il panorama di certo non manca con il fogliame multicolore caratteristico dell’autunno, i paesaggi mozzafiato delle prealpi lombarde, la riva del lago di Idro prima e quello di Garda poi. Il gravel è un contenitore che pu racchiudere il gravel UCI oppure, come la filosofia di questa manifestazione, un “mezzo” per esplorare i posti che non capita di vedere tutti i giorni.
Nel 2019, sull’anello più lungo (300 chilometri, 7000 metri di dislivello positivo) il rider più veloce ha impiegato circa venti ore, mentre quest’anno Federico Bassis di ore ce ne ha messe poco più di diciotto, e con il suo primato stabilisce il record per questa manifestazione. Il percorso è strutturato per i due giorni, vista anche l’opportunità che viene data dagli organizzatori di fermarsi a dormire al Rifugio Malga Corva (con la possibilità di usufruire di un trasporto bagagli). Lo scopo è quello di ritrovarsi la sera per poter far festa tutti insieme e ripartire il giorno seguente per concludere la traccia.
L’esperienza gravel
Il bello di questo tipo di eventi è proprio la possibilità che viene data ai neofiti di partecipare ad un evento di endurance, ma non ancora così tosto come altri eventi con cdistanze ben maggiori. La Jeroboam è un’ottima rampa di lancio per chi vuole cimentarsi in questo tipo di manifestazioni. Il pezzo caratteristico è il Passo 7 Crocette ed è caratterizzato da una salita di 1500 metri di dislivello lunga quindici chilometri. I primi cinque sono su strada asfaltata mentre i restanti sono sterrati, estremamente panoramici e si alternano ad alcuni tratti in mezzo al bosco. Si conclude la salita con alcuni pezzi di “portage” (quando a causa del terreno sconnesso o di un tratto particolarmente ripido si è costretti a portare la bici in spalla) ma siccome si arriva in questo punto relativamente presto si è ancora mentalmente lucidi per affrontare il tutto in sicurezza. Dopodiché un single track porta a Maniva, con un panorama da lasciare a bocca aperta. A seguire altri chilometri su sterrato, in cui si attraversano anche alcune gallerie scavate nella roccia, per poi raggiungere la Val Vestino dove, dopo alcune salite ripide e discese tecniche, si arriva al checkpoint. Il checkpoint al Rifugio Malga Corva, dopo centocinquanta chilometri, permette ai partecipanti di fermarsi a mangiare e dormire al termine della prima – e più impegnativa – giornata. Infatti il dislivello maggiore è concentrato nella prima parte, per dare modo agli atleti di rifiatare e concludere il percorso in maniera più agevole con un minore dislivello. A questo punto non rimane che una lunga strada bianca in discesa per arrivare a Gargnano, seguita da quindici chilometri sul lungo lago di Garda e poi in val Tenesi, con un bella parte collinare di sterrato prima di raggiungere le cave del Botticino e concludere, passando per Brescia, nei vigneti in prossimità dell’arrivo. Ampia la partecipazione femminile nella Magnum – Un percorso di gravel puro molto più scorrevole, una sorta di “mangia e bevi” tra i vigneti della Franciacorta. Mentre quasi una decina di ragazze sono partite per la gara più lunga. Sulla distanza regina, la prima donna è Cristina Nardin, che ha impiegato circa ventotto ore per concludere la traccia. Nonostante i partecipanti della Jeroboam abbiano dovuto portare la bici a mano per circa quattro chilometri, nessuno è stato lasciato indietro. Gli ultimi arrivati, che hanno impiegato circa 36 ore, hanno trovato comunque gli organizzatori ad attenderli nonostante fossero fuori tempo massimo.