Di Novak Djokovic in questi ultimi due anni si è detto di tutto e spesso a sproposito: campione finito, sopravvalutato, giocatore psicologicamente fragile, distratto da questioni extra tennistiche e spesso vittima di facile ironia (la terapia degli abbracci è stata argomento di discussione in qualsiasi forum di appassionati di tennis). Eppure a Wimbledon la musica è cambiata e adesso tutti ma proprio tutti salgono sul carro del vincitore…perché è innegabile che da Wimbledon Djokovic torni da assoluto vincitore.
Nuovamente con il vecchio saggio allenatore Vajda, Djokovic ha recuperato non solo il suo tennis ma anche quella tranquillità mentale che gli ha permesso di tornare ai successi che un campione del suo calibro si merita, senza se e senza ma: Djokovic che conquista un nuovo Slam è una notizia di cui dobbiamo rallegrarci tutti, salutando un giocatore ritrovato e che ha ancora diversi anni di successi (possibili) davanti a sé, intromettendosi come ha sempre ben fatto nel duopolio Federer/Nadal.
Incredibile come la memoria del tifoso medio sia spesso corta e ci si dimentichi di bacheche ricche di trofei: è vero che negli ultimi due anni il serbo ha attraversato un periodo difficile che lo ha visto allontanarsi dalle alte sfere del tennis che conta, è vero che ognuno ha libertà di opinione e può giustamente chiedersi cosa sta succedendo a uno dei più forti tennistici di sempre, ma non va mai dimenticato il rispetto per un giocatore di tal livello.
Cosa giusta sarebbe adesso chiudere il capitolo riguardante questi ultimi due anni e concentrarsi su quello che sarà il futuro di Nole: 13 titoli del Grande Slam sono un bottino che può essere tranquillamente rimpinguato da Djokovic, a partire dai prossimi Us Open, vero banco di prova per stabilire se la quarta vittoria a Wimbledon è stata un fuoco di paglia o un bellissimo rilancio.
Personalmente sono sempre stato convinto che affinché Djokovic tornasse a mettere a segno vittorie importanti e mietere nuovi successi Slam l’unico ingrediente necessario fosse solo ed esclusivamente la vittoria stessa: recuperare il feeling con il successo, ritrovare determinate sensazioni, soprattutto quella di sentirsi il migliore, recuperare la voglia di combattere in campo e quel killer instinct che ha contraddistinto i suoi anni migliori. Ora è tempo di dare seguito a questi meravigliosi Championships che profumano di rinascita.
Nel frattempo, ripeto, non possiamo che salutare con gioia il Nole 2.0: bentornato campione.
Alessandro Orecchio