Quando lo status quo non è soddisfacente, è necessaria una svolta ma… è altrettanto necessario capire dove si vuole andare per muoversi sicuri nel nuovo percorso. Questa l’estrema sintesi del 2025 di Matteo Arnaldi, una stagione iniziata affatto male e terminata purtroppo con tante ombre e poche luci, figlia di una certa inquietudine sul tipo di tennista che si cerca di diventare. Il sanremese è stato la grande sorpresa del 2023, il primo ad imporsi nel grande palcoscenico della ampia covata di talenti azzurri e grandissimo protagonista nella meravigliosa vittoria in Davis Cup a Malaga, la prima dopo quasi mezzo secolo. Nel 2024 un discreto consolidamento con risultati apprezzabili, ma anche i primi sintomi di un tentativo di cambiamento voluto ma non del tutto riuscito, sia nel gioco che nell’attitudine. Nei primi mesi del 2025 questo percorso è continuato, con discrete fiammate di qualità ma anche cadute vigorose, fino all’estate quando non ha difeso i punti della semifinale 2024 al Masters 1000 canadese e le prestazioni di Matteo sono scemate fino a farlo calare all’attuale n.61 ATP. Partito da n.38, il passo dal gambero è evidente, come del resto il gioco in campo, spesso frettoloso e un po’ caotico. Una insoddisfazione che ha portato anche all’addio con il suo storico coach Petrone, consumato a fine ottobre. Arnaldi oggi è lontano da quel tennista agile, reattivo, un fulmine nella copertura del campo e nel passaggio da difesa ad attacco che lo portò al n.30 del mondo nell’agosto del 2024 dopo la splendida cavalcata a Montreal (e non solo); ha tutti i mezzi per tornare a quel livello, ma serve un deciso cambio di passo: più ordine, una maggior efficacia dei colpi d’inizio gioco, un’attitudine che tenda a massimizzare i suoi punti di forza piuttosto che la ricerca di una trasformazione forse troppo difficile da completare. Ma andiamo con ordine rivivendo rapidamente il 2025 del ligure.
Poca gloria nella trasferta in Australia, molto meglio negli USA: quarti di finale nel rinnovato torneo 500 di Dallas (spettacolare la vittoria su Davidovich, letteralmente schiantato dal nostro), semifinale a Delrey Beach. A Indian Wells la soddisfazione di battere Rublev mandandolo fuori di testa a furia di variazioni ben orchestrate, quindi l’approdo sulla terra battuta dove dopo due bruttissime sconfitte vs Gasquet (con la partita in mano…) e Korda tra Monte Carlo e Barcellona, in quel di Madrid riecco un “Arna” super. Sui campi della Caja Magica esplose nel 2023 e qualcosa ti resta appiccicato dove hai fatto bene. Batte uno dopo l’altro Coric, Mr. Record Djokovic (dominando), Dzumhur e quindi Tiafoe, solo la furia di Draper – in condizioni strepitose – lo ferma nei quarti. Matteo vola sul campo, risponde da campione ed è bravissimo nell’attaccare dalla difesa. Questo è il suo marchio di fabbrica, teniamolo a mente che tornerà utile più avanti. A Ginevra Djokovic si vendica nei quarti, poi a Roland Garros dopo aver vinto una battaglia feroce al quinto set vs. Auger-Aliassime è stoppato da Cobolli, fresco del titolo ad Amburgo.
Con la sua abilità nel muoversi, si pensa che sui prati possa fare bene, invece Arnaldi gioca solo due match e li perde. Si vola negli USA: il cemento Outdoor negli States è la sua dimensione preferita, dove si sente a casa e vorrebbe giocare il match della vita, ce l’ha raccontato in una intervista esclusiva concessa in primavera, possibilmente sull’Ashe di New York. Purtroppo i risultati non arrivano, ed è doloroso per lui uscire di scena a US Open all’esordio, anche se contro un tipo tosto come Cerundolo, al termine dell’ennesima maratona di questa stagione, rimontato da due set avanti. Lotta tanto, ma gli alti e bassi sono evidenti, come i cali di concentrazione e le fasi dove si perde per la fretta, la smania nel trovare un vincente nei primi colpi. La sua stagione si chiude maluccio, con poche vittorie sino al Masters 1000 di Parigi, dove cede a Fearnley nel primo match di qualificazione.
Un peccato che una stagione iniziata tutto sommato bene e con la cavalcata di qualità a Madrid si sia come arenata di fronte ad uno scoglio, purtroppo, molto importante: la condotta di gara. Si torna a quanto scritto sopra, e all’intervista a noi concessa nella quale Matteo confessava la volontà di diventare un giocatore sempre più aggressivo a caccia del punto. Non è affatto un piano sbagliato, anzi. Ma per raggiungere questo tipo di risultato tecnico-agonistico è necessario confrontarsi con quel che si è e quelli che restano i propri punti di forza, e debolezza. Arnaldi è un atleta eccezionale per copertura del campo, reattività, elasticità. Pochi come lui riescono a scattare, letteralmente allungarsi sulla palla e trovare una coordinazione assoluta per rimettere di là dalla rete traiettorie insidiose in difesa. Da lì parte il contrattacco, la sorpresa, riguadagna campo e affonda. Arnaldi ha ottenuto le sue più grandi vittorie così, con difese splendide e contrattacchi efficaci. Un tennis certamente dispendioso per corpo e testa, e forse da qua la voglia di avvicinarsi di più al campo e cercare un vincente diretto, magari già col primo colpo di scambio.
Ma… la fretta è il peggior compagno di viaggio, e non essendo un tennista esattamente potente, uno di quelli che spacca la palla accelerando su ogni tipo di traiettoria del rivale, il rischio di commettere troppi errori è molto alto, ed è esattamente quel che è accaduto al sanremese nelle fasi più buie della sua stagione. Inoltre il servizio l’ha penalizzato oltremodo, con prestazioni davvero mediocri sia per percentuali che per qualità delle esecuzioni. Difficile riuscire a trasformarsi progressivamente in attaccante quando il servizio non prende ritmo, gli errori fioccano e non c’è chiarezza su tempi di gioco, con una smania di tirare appena possibile che ti porta a commettere errori gratuiti. Il tutto partendo da una base di contrattaccante superlativo. Arnaldi ha chiuso il 2025 con un bilancio negativo di 20 vittorie a fronte di 24 sconfitte a livello ATP, con una perdita di 23 posti nel ranking. Un’annata complessivamente non positiva, nonostante qualche buon risultato nei primi mesi. È la tendenza a preoccupare, come certi difetti si siano ripetuti fin troppo, nonostante l’evidenza che qualcosa non stesse funzionando.
Punto tecnico: dove intervenire
Si torna all’incipit: dipende dove si vuole andare. Se Arnaldi è super convinto di voler diventare un attaccante sull’uno due, lasciando la fase difensiva e contrattacco a quando l’avversario – magari quelli più potenti – lo mettono sotto, allora deve insistere sulla strada intrapresa. Ma è assolutamente necessario eliminare i due peccati originali: il servizio deve salire di livello in modo esponenziale, sia per qualità del singolo colpo – prima e seconda palla – che per percentuali, e quella fretta nell’accelerare va cancellata. I migliori attaccanti da fondo campo sanno selezionare bene il momento dell’affondo e il colpo incisivo lo tirano da una posizione di vantaggio, con il tempo per eseguire bene. Al contrario, chissà che una nuova direzione tecnica non possa farlo riflettere su quanto il suo punto di forza principale, quello che l’ha distinto anche sui migliori, sia una difesa da campione pronta al contrattacco. Con l’aggiunta di poter costruire, variare angoli e rotazioni, altro suo plus un po’ “dimenticato” per la volontà di tirare forte nello spazio. Vero che questo tipo di gioco richiede tanto, forse troppo, a livello fisico ma c’è anche la via di mezzo, che è forse quella da intraprendere. Di sicuro ad inizio 2026 sarebbe importantissimo partire bene, per invertire una tendenza negativa e ritrovare fiducia. Arnaldi è un ragazzo intelligente, di talento, ha tutti i mezzi per farcela e tornare divertire tutti noi con i suoi colpi spettacolari, quelli che ti fanno sobbalzare sulla sedia.
Obiettivi per il 2026
Stabilità di prestazione, a partire dai colpi d’inizio gioco, e nella chiusura delle partite. Arnaldi è fortissimo in risposta e nella lotta. Nel 2025 ha perso diverse battaglie, subendo troppi alti e bassi. Chiarezza di gioco e tenuta, con questi due ingredienti può tornare a volare, risalire la classifica e prendersi belle soddisfazioni. L’obiettivo per la sua prossima stagione deve essere riavvicinarsi alla top30 e provare a vincere un torneo, magari un 250 sul cemento all’aperto (Delray Beach, dove ha già ben giocato?), ma nessuna superficie gli è preclusa. Forza “Arna”!
Voto al 2025 di Matteo Arnaldi: 5. I discreti risultati dei primi mesi non bastano per una sufficienza, visto il calo importante in classifica e i problemi mostrati in partita in troppe occasioni.
Marco Mazzoni
Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/

