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Della pallavolo moderna, Andrea Zorzi non è stato solo uno dei principali attori protagonisti. È stato un veicolo di diffusione, un narratore, uno scopritore di parole e gesti che alla fine della sua carriera ha raccontato con dovizia di particolari. Mai banale, spesso troppo acuto per gli interlocutori che si trovava davanti. Nell’ultimo libro di Giuseppe Pastore, “La squadra che sogna”, ci sono alcune sezioni dedicate alla sua figura:
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‘Certe volte mi passo il rasoio e non trovo la guancia’. 1990. Un periodo molto sacrificante per tutti voi. Pensa sia cambiato il concetto di sacrificio delle nuove generazioni?
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Mi spieghi meglio.
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Foto Instagram Andrea Zorzi
Il veicolo di condivisione principale della sua generazione era invece la televisione. Che rapporto ha avuto col successo?
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Lei diventò il primo volto pubblicitario del mondo del volley. Lo sa che su Internet non si trova più il suo storico spot della Gatorade, mentre quelli di Giani e della Maxicono sono sempre presenti?
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La Mediolanum. Che ricordo ha del Silvio Berlusconi che la portò a Milano?
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In quelli anni lei si sposò con sua moglie Giulia. Riuscì a vivere quei momenti della sua vita privata nonostante gli impegni?
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I giornali dell’epoca non le risparmiarono qualche critica. Che rapporto ha avuto Zorzi con la stampa?
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1996. La sua ultima Olimpiade. Fu doloroso riprendersi da quel mancato oro?
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Se potesse essere presidente per un giorno, quale squadra del passato rifonderebbe?
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Foto FIPAV
Dopo la pallavolo c’è stato tanto altro. Il teatro ad esempio. Dove è andato a prendere le emozioni trasmesse ne “La leggenda del pallavolista volante”?
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Esiste una commistione tra l’artista e il pallavolista?
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Lei è stato sportivo, artista, giornalista. A 55 anni (da compiere a luglio) c’è qualcosa che non ha ancora fatto e che vorrebbe fare?
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