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Tiafoe: “Ferreira mi ha trasformato in un professionista, in passato ho preso tante decisioni sbagliate”

Frances Tiafoe sfiderà Daniil Medvedev per un posto in finale al Masters 1000 di Indian Wells, ma la presenza dell’esuberante statunitense tra i migliori quattro del primo 1000 stagionale non è in fin dei conti una grossa sorpresa. È la sua prima semifinale 1000, ma già da un po’ di tempo Tiafoe è diventato un giocatore non solo funambolico ma anche sempre più consistente e pericoloso per i big. La sua crescita da metà 2021 è stata costante, con una vera e propria impennata nell’estate 2022: semifinale ad Atlanta, quarti a Washington, quindi la bellissima corsa a US Open, culminata con la vittoria su Nadal e l’approdo in semifinale. Ha chiuso altrettanto bene l’annata con la finale a Tokyo e i quarti a Bercy, chiudendo da n.19 al mondo. Attualmente Frances è n.16, ma è giù sicuro di tornare almeno al n.14, il best ranking toccato un mese fa.

Cosa è cambiato nel suo gioco per renderlo così vincente, dopo anni di alti e bassi clamorosi, incluse fasi nelle quali è parso in totale confusione sulla strada da intraprendere? Sicuramente la sua mentalità, l’approccio alla professione e la scelta di uno staff solido e competente. In passato aveva rotto col suo storico allenatore (Todero) che l’aveva cresciuto nei piani della USTA, scegliendo come compagno avventura Zack Evenden, grande amico di “BigFoe” ma senza grandi esperienze precedenti e con un curriculum di modesto giocatore di College in patria. “Per me contano moltissimo i rapporti umani, non riesco a lavorare con qualcuno che sento come estraneo” aveva dichiarato Tiafoe. Ok il feeling, ma non sempre basta in una disciplina tanto complessa come il tennis di vertice. Il suo tennis infatti si era come arenato, spiccando in momenti ricchi di adrenalina grazie ai suoi colpi spettacolari, ma navigando complessivamente in mezzo ad un mare agitato, un caos inestricabile e per nulla vincente. Con la scelta di inserire Wayne Ferreira nel suo team, tutto è cambiato. C’è voluto del tempo, vista anche la sfortuna della pandemia arrivata quasi in contemporanea al cambio di rotta, tanto che il “nuovo” Tiafoe si è visto dalla metà del 2021.

Il servizio è migliorato, non tanto come meccanica ma per continuità della prima palla e per un uso più efficace delle rotazioni sulla seconda. La parola “efficacia” è quella che meglio rende l’idea di come sia cambiato il suo tennis. Fino all’approdo dell’ex top 10 sudafricano, Frances più che un tennista era un colpitore, uno che viveva di momenti, sensazioni, si vedeva arrivare la palla e immaginava come colpirla, senza dietro una vera idea tattica e decidendo tutto all’istante. Soprattutto non riusciva a far esplodere le incredibili doti atletiche donate da madre natura con la parte tecnica, tutto appariva come slegato, improvvisato. Ferreira ha lavorato sulla testa e sull’approccio al gioco, più che sui colpi. Pazienza se quell’apertura col diritto è terribile, riesce a compensarla con la potenza delle caviglie e l’elasticità muscolare che gli permette di arrivare bene sulla palla e scaricare forza. Con quella reattività ed esplosività, il suo gioco si è sempre più proiettato in avanti, e visto che dal lato sinistro ha un tempo d’impatto molto interessante e colpisce un’apertura minima, approfittare di queste condizioni per anticipare, sorprendere l’avversario e correre avanti è stato lo scacco matto.  Tiafoe oggi regge lo scambio molto più del passato, non stazione metri dietro a rimettere e remare, gestisce meglio i colpi d’inizio gioco e quando ti attacca non è affatto facile da superare con passanti e lob.

Per l’americano i meriti di Ferreira sono evidenti: “Sono sempre stato un giocatore molto veloce, ma ora ne approfitto nel modo giusto, essendo aggressivo e andando a rete, non mi perdo nel difendere troppo da ben dietro la linea di fondo” afferma Frances. “Penso di essere pericoloso sotto rete, colpisco bene al volo e metto molta pressione sui miei avversari. Sono molto grato alla vita per tutto quello che mi sta dando, ma voglio di più. Devo vincere le partite più difficili per arrivare dove voglio. Ferreira è la persona che mi ha reso un vero professionista e che mi ha insegnato a prendere il controllo della mia carriera. Prima la mia vita sportiva era intermittente, non facevo le cose giuste fuori dal campo. Sono un ragazzo che viene da un ambiente umile e non è stato facile avere 18 o 19 anni e trovarsi improvvisamente con i soldi, ho preso tante decisioni sbagliate. La gente pensava che sarei diventato uno dei migliori al mondo, ma non ero preparato per questo“.

Molta autocritica, ma anche una forte spinta interiore a trovare il meglio di se stesso da Pro, visto che da giovane era molto promettente: “Per me è stato fondamentale vedere il successo dei ragazzi della mia età, come Rublev, Zverev, Tsitsipas… Li avevo battuti nei tornei giovanili e non ero disposto vederli dividere la torta tutta tra di loro. Amo troppo questo sport per non dare tutto per esso”.

Il tennis infatti, per chi non conoscesse la storia di Tiafoe, gli ha davvero salvato e cambiato la vita. “Big Foe” è cresciuto letteralmente in una struttura tennistica, dove il padre Frances Sr. fu prima operaio durante la costruzione, quindi custode e capo della manutenzione del Junior Tennis Champions Center di College Park, nel Maryland. Ottima prospettiva per lui ed il fratello gemello Franklin, nati da una famiglia immigrata dalla Sierra Leone nel 1996. A soli 3 anni i due bambini iniziarono a tirare le prime palle contro i muri di allenamento, e non era raro che i Tiafoe dormissero nel tennis center, condizione migliore della loro modesta abitazione priva di ogni comfort. “La mia non è la classica storia di un giovane tennista, è stata dura. Oggi che sono diventato Pro faccio tutto per la mia famiglia, che mi ha sempre sostenuto” raccontava l’americano nel recente passato.

Oggi è molto vicino alla top10, quelli che erano sogni sono diventati obiettivi: “Tutti sogniamo di essere i numeri 1 al mondo da bambini e mi piacerebbe, ovviamente, ma il mio più grande obiettivo è vincere un Grande Slam, vorrei che fosse US Open. Penso che potrei dormire sonni tranquilli per il resto della mia vita, nessuno me lo toglierebbe. Ma ora siamo ad Indian Wells e sono in semifinale. Allora, perché non iniziare a vincere questa settimana qui?”

Medvedev sembra lanciatissimo, quasi inarrestabile con le sue 18 vittorie di fila, ma Tiafoe può essere un cliente molto scomodo se servirà bene e riuscirà ad attaccare con continuità il russo. Gli ingredienti per una semifinale interessante ci sono proprio tutti.

Marco Mazzoni


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/


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