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Marco Cecchinato non molla: a 33 anni è tornato a credere nel tennis


C’è un’immagine che racconta meglio di mille numeri il momento che sta vivendo Marco Cecchinato: mentre il tennis mondiale rallenta, lui è in macchina a Palermo, diretto da Tecnica Sport per pesare le racchette. Non per un capriccio, ma per cura maniacale del dettaglio. «Ti metto in vivavoce, siamo in auto e stiamo andando a pesare le racchette», risponde al telefono, come riportiamo da una intervista concessa ad Alessandro Bisconti per Palermo Today. È così che viene intercettato “Ceck”, lontano dalle spiagge esotiche e vicino, invece, alla sua essenza. Due allenamenti al giorno, testa bassa e sguardo fisso sul futuro. A 33 anni, Cecchinato non sta salutando il tennis: lo sta riscoprendo.

Dal fondo alla rinascita
La primavera del 2025 aveva un sapore amaro. Numero 437 del ranking, la sensazione di essere scivolato nel punto più basso della carriera. Poi la svolta: Milano, giugno, un Challenger vinto che cambia tutto. Non solo la classifica – oggi 228 ATP – ma soprattutto la prospettiva. «Quella settimana mi ha fatto credere di essere di nuovo competitivo», dice.
Un anno fa, però, le parole erano ben diverse. In un’intervista rilasciata ancora a PalermoToday, Cecchinato si era aperto senza filtri:
«Se nei prossimi 12 mesi non avrò il ranking per andare a Melbourne, mi ritirerò».
Non una resa, ma una sfida con se stesso. Oggi quella frase suona lontana. «E invece è cambiato tutto. Merito di una persona in particolare», sottolinea Marco.

Franci, il punto di svolta
Accanto a lui c’è Francesco Palpacelli, “Franci”: cugino, allenatore, confidente. «Mi ha fatto tornare la passione», racconta Cecchinato. «E ti dico una cosa: anche se non fossi entrato nei primi 250, avrei continuato lo stesso. Gli ultimi tre mesi sono stati buoni, ho giocato grandi match. Ora ci giochiamo l’Australia».
Palpacelli interviene con sincerità: «C’ero anche prima, dietro le quinte. Fare l’allenatore e il parente non è facile, non volevo quel ruolo. Ma ora funziona».
Funziona dentro e fuori dal campo, come quando erano bambini: un rapporto totale, senza filtri.

Crescere a 33 anni
La crescita non è solo fisica o tecnica. «Stiamo lavorando su servizio e dritto», spiega Marco. Ma il vero salto è mentale. «Prima nei momenti negativi si innervosiva», racconta Palpacelli. «Ora non molla più un punto. Fa rimonte, lotta sempre. È migliorato tantissimo sotto l’aspetto mentale».
Lo dimostrano le vittorie simboliche del 2025, come quella contro Jacopo Vasamì a Milano. «Lui è il futuro, ma io sono ancora il presente», dice Cecchinato. E soprattutto i Challenger in Sudamerica: Lima, Montevideo, battaglie alla pari con giocatori a ridosso dei top 100. «Lì ho capito che posso ancora stare a questo livello».

Un 2026 da inseguire
Il programma è serrato: Palermo, poi Valencia, quindi casa a Brescia con moglie e figlio, e il 5 o 6 gennaio la partenza per l’Australia, sperando nelle qualificazioni degli Australian Open. Poi Brasile, Cile, Argentina. Proprio l’Argentina, dove Cecchinato vinse il suo ultimo ATP a Buenos Aires, spingendosi fino al numero 16 del mondo.
E il passato? Parigi 2018, Djokovic battuto, semifinale al Roland Garros. Oggi non pesa più. «È diventato un ricordo che mi motiva», spiega. «Sono maniacale sui dettagli, sull’alimentazione, su tutto. Voglio evitare infortuni, non lasciare nulla al caso».

Il chiodo può aspettare
Quando gli chiediamo se pensa al dopo tennis, la risposta è netta:
«Assolutamente no. Sono totalmente immerso nella carriera. Nel 2026 sogno di tornare in top 100, poi nel 2027 salire ancora. Non voglio pormi limiti».
La macchina si ferma. È ora di scendere, di pesare le racchette.
Un anno fa, di questi tempi, Cecchinato stava scegliendo la parete dove appendere la sua.
Oggi la sta preparando per il futuro.
Il chiodo, in fondo, può ancora aspettare.

Francesco Paolo Villarico


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/

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