E’ finito con la stessa cartolina, l’undicesima della serie. Ma questo Roland Garros 2018 ci ha regalato match tiratissimi ed emozionanti, sorprese in positivo e in negativo. Per questo è l’ora di dare le pagelle ai protagonisti, italiani e non. A cominciare naturalmente dal dominatore incontrastato del torneo.
Rafael Nadal: voto 10 e lode. E se vogliamo con la lode vale 11. Come i titoli conquistati con quello di ieri a Parigi. Quella del maiorchino sulla terra rossa è – e sarà per tanto tempo – la più grande dittatura sportiva in una specifica disciplina. I numeri sono inequivocabili: 11 finali vinte su 11, 86 vittorie su 88 partite giocate, 5 titoli vinti consecutivamente (2010-2014), 3 vittorie senza aver perso un set (2008, 2010, 2017). Ma l’atteggiamento in campo è impressionante: ritmo alto e incessante per tutto il match, alzando ulteriormente il livello all’occorrenza. Ribattendo tutto, con palle carichissime di top spin, facendo fare il tergicristallo all’avversario. Ancora una volta non ha trovato rivali concreti, con buona pace del nuovo che avanza. E adesso la sfida con Federer, per il numero 1 e per la storia, si rinnoverà sull’erba, nella “casa” dello svizzero. Re incontrastato.
Dominic Thiem: voto 9. L’unico che negli ultimi due anni è riuscito a battere Nadal su terra (l’anno scorso a Roma, quest’anno a Madrid) si è arreso con l’onore della armi in una finale tuttavia senza storia, dimostrando che nei cinque set deve fare un ulteriore passettino in avanti per raggiungere lo spagnolo. Ma il percorso dell’austriaco non è affatto da delegittimare: gli scalpi dei nostri Berrettini e Cecchinato, di Tsitsipas, Nishikori e Zverev sono la dimostrazione che il 24enne è indiscutibilmente il numero due su questa superficie. La sfida più grande sarà salire di livello anche sul veloce. Primo degli umani.
Juan MartinDel Potro: voto 8,5. Il voto è una naturale conseguenza di quello che successo dopo il match point nei quarti con Cilic: un pianto inaspettato e liberatorio per il gigante di Tandil, non appena si era reso conto di aver raggiunto le semifinali del Roland Garros nove anni e tre operazioni dopo la prima volta. Un’altro esempio di come DelPo faccia parte dei grandi, dopo i problemi ai polsi che ne hanno compromesso parte della carriera. Ovviamente contro Nadal si è potuto solamente inchinare ma attenzione: sull’erba londinese e sul cemento americano tutti dovranno fare i conti con lui. Ritrovato.
Alexander Zverev: voto 6=. Per il tedesco un passo in avanti ma con un cammino ancora lungo da percorrere. Il vincitore 2017 e finalista 2018 a Roma era atteso dalla prima conferma in uno slam; i miglioramenti ci sono stati (primi quarti di finale in carriera), ma le tre vittorie consecutive in cinque set (contro i non irresistibili Lajovic, Dzumhur e Khachanov) e la netta sconfitta con Thiem, implicano una riflessione da parte del Next Gen, che deve migliorare la gestione soprattutto mentale delle partite più lunghe. Perché i predestinati (se lui davvero lo è) devono fare questo step mentale. Provaci ancora Sascha.
Novak Djokovic: voto 6,5. La lenta risalita del campione serbo continua, con un torneo senza incanti (da rimarcare solo la bella vittoria contro Verdasco) che però l’ha visto arrivare fino ai quarti, battuto dallo straordinario Cecchinato. Il gioco migliora leggermente, il gomito non sembra dare più problemi, ma il Nole che conosciamo avrebbe vinto con la testa i due tie-break a lui fatali. Dottor Novak e mister Djokovic.
Grigor Dimitrov: voto 4. L’ennesimo fallimento slam da qualche anno a questa parte. Dal Maestro 2017 ci si aspettava sicuramente di più quest’anno e invece una sconfitta senza appello contro Verdasco dopo la sofferta vittoria con Donaldson relegano il bulgaro ancora come la delusione di un torneo che non l’ha mai visto oltre il terzo turno. Non ci siamo Grigor.
Denis Shapovalov: voto 5,5. L’età e l’inesperienza sono dalla sua, è vero, ma il campioncino canadese ha perso una grande opportunità per andare avanti a livello slam. Perché perdere al secondo turno contro un normalissimo Marterer mentre poteva regalarsi un’ottavo di finale con Nadal sa di occasione persa, soprattutto se inizi ad essere nell’orbita della Top 20. C’mon boy!
Marco Cecchinato: voto 10. Due settimane da sogno, in cui la stampa italiana non aveva più aggettivi per descrivere il torneo pazzesco del palermitano, e nel frattempo quella estera si chiedeva “Who is Cecchinato?” La risposta sul campo è stata di quelle incredibili, perché obiettivamente nessuno credeva nemmeno al suo passaggio al secondo turno, visto che all’esordio era sotto di due set con Copil. Nessuno tranne lui, che non si è accontentato di rimontare il rumeno e Trungelliti. Non si è accontentato di battere due terraioli da Top 10 come Carreno Busta e Goffin. Ha creduto di battere un 12 volte campione slam come Djokovic e l’ha fatto, con il tie-break decisivo del quarto set vinto 13-11 che rimarrà nella storia del tennis italiano. Dopo quarant’anni l’Italia al maschile ha ricominciato a sognare grazie al suo mix di tattica, servizio e palle corte, per un repertorio che può ancora migliorare. Adesso inizia la sua vera carriera, da numero 27 al mondo e da testa di serie a Wimbledon. Continua a stupirci Marco. Supereroe.
Matteo Berrettini: voto 9. A proposito di belle notizie. Il 22enne romano si candida ad essere un bel giocatore per l’avvenire del tennis italiano, con un torneo giocato alla grande, finito al terzo turno per mano di un Thiem che ha persino dovuto lasciargli un set. Il ragazzo ha mostrato un ottimo campionario di qualità: testa, gioco, cuore e fisico. E adesso che è stabile nella Top 100 – oggi è n.80 – può solamente crescere. Il nuovissimo che avanza.
Fabio Fognini: voto 7-. Il giudizio del ligure è tutto nella frase che lui stesso ha pronunciato al termine dell’ottavo perso con Cilic: “Me ne vado rosicando”. Perché Fabio, al netto dei problemi con i tendini d’Achille, ha dimostrato ancora una volta, e con una certa continuità durante il torneo, che merita di stare al numero 15 della classifica ATP, ce ancora più in alto su terra rossa. Le vittorie agili al primo e al secondo turno e quella sudata con Edmund al terzo sono emblematiche in questo senso: Fabio rimane mentalmente in partita di più che nel passato, e così il suo tennis può raggiungere livelli altissimi. Non è un caso la vittoria contro Thiem a Roma. Testa a Wimblendon allora, a caccia di continuità, punti e, perché no, anche il suo best ranking. NMM.