In un’intervista esclusiva rilasciata a Il Giornale, il giovane talento del tennis italiano Matteo Arnaldi, 22enne, ha aperto il suo cuore riguardo le sue origini e la sua ascesa nel mondo del tennis. Arnaldi, che ha viaggiato spesso in solitaria per le limitazioni economiche, ha condiviso la sua esperienza di crescita e maturazione, frutto della necessità di affrontare da solo le sfide del circuito.
“Non avevo soldi per poter girare con il coach,” ha confessato Arnaldi. “E così mi dovevo arrangiare. Questo mi ha aiutato a crescere, ad affrontare tanti problemi da solo e adesso questo fa la differenza.” Questa realtà contrappone nettamente la situazione di Arnaldi con quella di altri giovani atleti che, grazie a sponsorizzazioni e supporto federale, godono di un percorso meno impervio.
Riguardo ai suoi obiettivi per la prossima stagione, l’italiano è rimasto intenzionalmente vago. “Quelli meglio non dichiararli prima,” ha detto, sottolineando la sua partecipazione nel tabellone principale in Australia come un buon inizio. Arnaldi ha anche messo in luce le disparità nel circuito, dove, ovviamente, i giocatori con un ranking più alto godono del lusso di scegliere i tornei a cui partecipare, mentre quelli con più bassa classifica devono continuamente competere per accumulare punti.
In queste parole, c’è la speranza e la determinazione di un atleta che ha affrontato e superato ostacoli notevoli, dimostrando che talento e lavoro possono aprire strade anche in assenza di risorse finanziarie abbondanti. Arnaldi rappresenta non solo una promessa per il tennis italiano ma anche un esempio di come le sfide personali possano forgiare un atleta, dentro e fuori dal campo.
Francesco Paolo Villarico