Solido, aggressivo, efficace. Davvero un bel Sinner oggi a Dubai, molto più convincente rispetto al match di ieri, dove ha stentato a prendere ritmo arrivando ad un passo dal perdere contro Davidovich Fokina. Nel match odierno vs. Murray non si è mai avuta la sensazione che l’azzurro potesse perdere. Ha soverchiato il rivale con grande ritmo, velocità di palla e intensità. Ben poche volte è andato in crisi nello scambio, tanto che l’highlander scozzese è restato aggrappato alla partita solo grazie al suo servizio e alla proverbiale pugnacità, quella che lo spinge ad andare avanti nonostante la protesi all’anca, il lungo stop, risultati che non arrivano come vorrebbe.
Nella splendida prestazione dell’azzurro è corretto anche dare il giusto peso all’avversario sconfitto. Murray non è più il “quarto dei Beatles”, solo una versione sbiadita di quel formidabile contrattaccante che ha vinto tantissimo ed ha battagliato ad armi pari con le tre grandi leggende del tennis contemporaneo. Gli manca spinta, intensità, colpi davvero definitivi, e con quella posizione troppo difensiva è in grave difficoltà nel condurre il gioco, soprattutto quando è costretto a giocarsi i propri turni con la seconda palla.
Con questa doverosa premessa, il tennis di Sinner oggi è stato non solo vincente ma anche molto interessante. Forse in piccole cosa si inizia ad intravedere qualcosa di diverso. Non nuovo, in così poco tempo introdurre novità tecniche è impossibile, ma una condotta tattica un po’ differente, probabilmente quella rotta diversa che stava cercando e che l’ha spinto a lasciare le certezze e gli schemi costruiti con anni ed anni di lavoro insieme a Riccardo Piatti.
Per prima cosa, uno schema molto diverso col diritto in scambio. Nell’ultimo periodo con Piatti, Sinner aveva assai rafforzato la spinta e controllo col diritto cross. Soprattutto nella splendida cavalcata dello scorso autunno, quella botta cross e poi uno “strettino” veloce e di grande controllo era diventata un’arma micidiale, perché assai ben gestita ed efficace. Una variazione, importantissima per uno come lui che gioca un tennis molto intenso nella spinta ma senza grandi cambi di ritmo. Tuttavia nell’insistere tanto sulla diagonale di diritto, finiva per perdere – spesso – il controllo, ed apriva un po’ anche il fianco sinistro, dove i rivali cercavano di entrare con un diritto lungo linea. Oggi, visto che Murray è notoriamente meno sicuro col diritto, ci si aspettava che Jannik provasse spesso questo schema, cercasse in generale di imporre un gran ritmo e profondità col diritto incrociato. Al contrario, ha usato questo schema raramente, cercando invece di giocare con grande spinta col diritto ma dritto per dritto, insistendo invece col diritto lungo linea sia dal centro che dall’angolo destro. Un tennis quindi molto più verticale, con meno costruzione sugli angoli e via alla ricerca dell’affondo con tempi di gioco più rapidi. Si è preso qualche bel rischio, ne ha sbagliato qualcuno, ma visto che il palleggio di Murray è stato spesso non così profondo, ha avuto il tempo per gestire questo nuovo schema, producendo un ottimo tennis e vincendo molti punti. Anche col rovescio ha cercato (finalmente!) più spesso il lungo linea, un colpo che controlla magnificamente e che da tempo sottolineavo la necessità di tirarlo con più frequenza. Questo uso più insistito del lungo linea, di uno schema offensivo più diretto e rapido, già dal secondo colpo, è una piccola novità che lo rende complessivamente più offensivo, meno ancorato allo scambio di ritmo, con una posizione in campo un filo più avanzata. Vedremo se anche nel prossimo match e qua in avanti, continuerà a perseguire questa tattica.
Inoltre questa verticalizzazione lo spinge ad avanzare maggiormente verso la rete. Non è un approccio classico, ma vista la sua rapidità coi piedi abbinata all’impatto in avanzamento è spesso arrivato sul net con discreto timing. Sul gioco di volo c’è molto, moltissimo da fare. La sensazione è che spesso non sappia se cercare un taglio vigoroso a chiudere oppure toccare la palla. Non è un automatismo facile, e moltissimo dipende dal rivale che hai nella giornata e come arrivi sulla rete (angolo). Tuttavia il rischiare l’attacco con una palla veloce, esponendosi ad un passante “vigoroso”, è un altro aspetto interessante, che potrebbe rappresentare un’altra piccola svolta nel suo gioco. Infatti il suo pressing micidiale da dietro è formidabile quando ha ritmo, è in controllo e comanda lo scambio, ma allo stesso tempo lo espone a rischi notevoli dovendo accelerare con continuità, nei pressi delle righe, spesso affrontando palle con discreto spin dei rivali. Accelerare i tempi di gioco, raccogliere in avanti i frutti degli affondi è sempre un ottima scelta quando riesci a gestire la transizione tra riga di fondo e rete. Diventa però necessario governare i tocchi di volo con sicurezza.
Oggi Murray ha servito maluccio, quindi anche la risposta di Jannik è stata incisiva. Vedremo nei prossimi match e tornei se anche in risposta proverà ad essere più aggressivo, a trovare finalmente quell’equilibrio tra una risposta bloccata di contenimento e una maggiormente incisiva, magari da colpire con una palla leggermente più carica di effetto per non perderla via di lunghezza.
Queste considerazioni sono frutto di un match discretamente in controllo, contro un avversario che gli ha lasciato il tempo di giocare questi “nuovi” schemi, che non gli ha messo grande pressione. Attendiamo avversari più tosti, che giocano colpi più profondi e lo portano un po’ più dietro la riga di fondo, per valutare come riuscirà ad applicarli.
Marco Mazzoni