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Roland Garros, Thiem subito fuori. Rimonta Auger-Aliassime

E se il giorno più bello in carriera sia stato in realtà l’inizio di un incubo? Probabile che questo sia stato il pensiero ricorrente di Dominic Thiem mentre lasciava a testa bassa il campo Simonne Mathieu dopo una sconfitta che ammazza il morale al primo turno del Roland Garros contro il boliviano Hugo Dellien. 

Non sempre avviene, ma il 6-3, 6-2, 6-4 finale restituisce esattamente la fotografia di una partita che brucia: tanto sforzo per rimanere agganciati ai propri turni di servizio, tanti game ai vantaggi, soprattutto nel primo set, ma poi sempre qualche dettaglio a rovinare tutto, soprattutto il dritto ballerino che soffre di stress post-traumatico dopo l’infortunio al polso di un anno fa. Comprensibile che Thiem sia deluso al pensiero di aver avuto tante chance e al tempo stesso non averne avuta neanche una: il tennis scintillante diverte il pubblico, ma, spesso e volentieri, alla fine le partite si vincono in modo brutto, sporco e cattivo. 

Proprio la cattiveria agonistica, in effetti, era stata il fattore “ics” che aveva livellato al ribasso la finale degli US Open 2020. Né Thiem, né Zverev erano riusciti a essere cinici durante il match, anche se forse non era giusto chiederglielo in uno stadio deserto, durante una pandemia senza precedenti e mentre erano contrapposti in uno scontro fratricida che ti obbliga a sentirti ancora più solo al mondo e a rifilare il dolore più grande in carriera al tuo migliore amico. Forse non era così imprevedibile che un evento così traumatico lasciasse segni non soltanto in chi ha perso la partita da due set e break di vantaggio, ma anche in chi ne è uscito vincitore senza neanche sapere in che modo, realizzando il sogno di una vita, ma nel modo peggiore possibile. Avessero detto a Thiem che, dopo aver vinto il primo Slam in carriera, invece di essere felice, si sarebbe sentito svuotato, probabilmente non ci avrebbe creduto. L’infortunio ha aggiunto benzina su un fuoco di insicurezze già ben alimentato e il rientro scricchiolante sia fisicamente che mentalmente costringe l’austriaco a prolungate riflessioni su come uscire dal guado. Dominic, però, sembra già avere la risposta ai propri problemi: non sorteggi benevoli, ma tanta pazienza e gavetta nei Challenger. D’altronde prima o poi il lavoro premia: chiedere all’ex numero 12 ATP Borna Coric, rimasto fermo per infortunio tra marzo 2021 e febbraio 2022 e tornato al successo in uno Slam proprio oggi contro Carlos Taberner.

Il primo giorno di Roland Garros ha offerto qualche altro spunto di riflessione in chiave ATP. Grigor Dimitrov ha dimostrato ancora una volta che se disegna il campo come sa, rimane uno tra i tennisti più completi al mondo. Il motivo per cui il bulgaro non abbia mai neanche giocato una finale in uno Slam non è ovviamente tecnico, ma, nonostante il triplo 6-1 rifilato al malcapitato statunitense Marcos Giron, pronosticarlo fino in fondo qui a Parigi sembra comunque un azzardo. Fosse stato sorteggiato in un lato di tabellone senza Nadal, Djokovic e Alcaraz, forse la tentazione sarebbe stata forte. Per vincere un Major, però, a volte serve anche un po’ di fortuna. Quanto a Giron, lo sguardo afflitto che ha riservato ai propri tifosi sul 6-1, 6-1, 3-1, dopo aver annullato la palla per il 4-0, è stato eloquente. Un po’ come se avesse detto ad alta voce: “Grazie”.

Per almeno due ore Auger-Aliassime era sembrato con un piede sull’aereo destinazione Stoccarda e l’amata erba, prima di evitare una sconfitta oggettivamente inaccettabile contro il qualificato peruviano Juan Pablo Varillas. Buon per il canadese che gli Slam si giochino al meglio di cinque set. A livello di teste di serie, le uniche vittime di giornata sono state quindi Jenson Brooksby, che però aveva un primo turno insidioso con lo specialista sulla terra rossa Pablo Cuevas, e Alejandro Davidovich Fokina, il quale, a prescindere dalla sconfitta contro Tallon Griekspoor, ha ancora molto lavoro davanti a sé per trovare continuità di risultati. 

Dal primo giorno di Roland Garros, arriva ancora una volta la conferma che la WTA è un mondo misterioso e incomprensibile. Ons Jabeur veniva da un eloquente 17-2 sulla terra rossa (e verde) prima di debuttare al Roland Garros contro Magda Linette e navigare serenamente in campo per un set e mezzo. Risultato? Tiebreak rovinoso, nervosismo alle stelle ed eliminazione impronosticabile neanche tre ore prima, con tanto di smash horror di preludio alla sconfitta. Al contrario, Sloane Stephens arrivava a Parigi dopo la sconfitta a Strasburgo contro la lucky loser Nefisa Berberovic e partiva quasi sfavorita contro l’ostica Jule Niemeier, salvo ribaltare il copione e rimontare uno svantaggio di 5-7 alla ventiduenne tedesca tutta servizio e dritto. La certezza di giornata? Che, visto l’attuale stato di forma, Garbine Muguruza, avanti di un set e con due occasioni per il doppio break nel secondo parziale, trovasse il modo per autodistruggersi contro la veterana estone Kaia Kanepi, al diciassettesimo Roland Garros in carriera. Evidentemente, la maledizione che colpisce chi vince le Finals miete vittime anche nel circuito femminile.

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