Non mi piace iniziare il Campionato in una località anonima e intercambiabile.
Non mi piace la retorica del predestinato.
Non mi piace l’epifania del “Charles Leclerc 2.0”.
Non mi piace la laudatio funebris di vecchi e nuovi dominatori dopo sole tre gare.
Non mi piace il “Grande Slam”.
Bene, ora che ho scritto chiaramente cosa non mi piace, mi sento pronta a scrivere cosa, invece, mi è piaciuto e continua a piacermi fino a ora, a valle del Gran Premio d’Australia.
Comincerò dal Gran Premio d’Australia, dalla terra che ha dato al mondo delle corse la Tasman Cup e Black Jack Brabham, oltre alle due storiche piste di Adelaide e Melbourne, che valevano il prezzo di svegliarsi ben prima delle 4 del mattino per essere presenti all’inizio della stagione. Adesso ci si alza un po’ più tardi – ah, il marketing televisivo! – e la storica pista di Melbourne ha subito delle consistenti modifiche durante il forzato stop causato dall’emergenza sanitaria. Ebbene, vedete cosa accade quando piste invecchiate vengono modificate da gente che sa davvero cosa sia la Formula Uno? Le piste migliorano da un punto di vista dello spettacolo e della velocità, anche se si mantengono la vecchia ghiaia e i tratti di prato, senza diventare più pericolose.
E quale curiosa e speciale circostanza è stata verificare che, anche sul rinnovato layout di Melbourne, la Ferrari non ha manifestato alcun tipo di problema mentre gli avversari continuano a restare distanti e ad… arrostire! Tolti i problemi di Sainz, che possono ascriversi a una serie di sfortunati eventi, la Ferrari è sempre rimasta in controllo, vale a dire nella posizione di chi ha non solo margine di manovra ma una serie di scenari alternativi da mettere in campo, tutti ugualmente validi.
La Ferrari è passata dall’essere il bersaglio di tristi quanto veritieri sberleffi a quello di improbabili teorie sulla propria vulnerabilità in rettilineo – dieci punti alla Casa delle Bibite per averci regalato, a corredo di tali affermazioni, lo scenografico ritiro di Verstappen, degno delle migliori bacchette di Hogwarts. Mi auguro che tali elucubrazioni non si trasformino in cacce alle streghe attuate a colpi di indagini avvelenate, o quantomeno che la Ferrari sia pronta a reagire.
Sarà il 2022 il vero anno buono? Di certo, se le cose si mantengono così, con i tre grandi contendenti più o meno su prestazioni simili – ci metto dentro anche la Mercedes, che viene descritta come portatrice di un carretto a braccia ma che, tuttavia, va a punti o a podio senza rischiare troppo, a parte l’ego di piloti e manager – assisteremo finalmente a un vero scontro totale fra filosofie costruttive, organizzazioni di squadra e uomini al volante. Molti di noi, che non lo hanno conosciuto nei suoi anni nelle formule minori, stanno anche scoprendo il vero Charles Leclerc, parlando di una presunta “versione 2.0” che avrebbe avuto la sua epifania durante l’inverno. Diciamo che adesso, oltre all’indubbio talento, il monegasco ha l’auto giusta – e la squadra adeguata – per mostrarsi nel pieno delle sue doti, dall’impressionante maestria in qualifica alla rocciosa freddezza in gara, doti affinate con l’esercizio in un triennio di raccolta di briciole e temprate da un carattere non ordinario.
Il primo Grand Chelem – no, quassù non sarà mai Grande Slam – è una conferma e una firma su un contratto in bianco in cui si impegna,davanti alla squadra e all’affamato Popolo Rosso, a fare quello che alla Ferrari non è riuscito negli anni passati: migliorare in corso di stagione. Per quanto visto in questo scampolo di stagione, pare proprio che Charles Leclerc, più che un predestinato, sia l’uomo giusto.
Il che mi piace moltissimo.
Fonte: https://www.circusf1.com/2022/04/il-gp-daustralia-di-leclerc-e-della-ferrari-una-gara-che-ci-piace.php