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A una settimana dalla vittoria della sua seconda Coppa Italia con la Agnelli Tipiesse Bergamo, il centrale orobico Antonio Cargioli rievoca la finale con l’emozione che lo rende un capitano apprezzato da tutto il gruppo. Cargioli racconta così la sua esperienza nel club rossoblù in questi ultimi anni, con il coronamento del traguardo più bello in un periodo storico che ha visto proprio Bergamo al centro del ciclone, toccando punti molto delicati e importanti della sua crescita professionale e umana in questa città.
Cosa ha significato per te alzare questa coppa da Capitano dopo 4 anni consecutivi in cui hai partecipato a questa manifestazione?
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Oggi è la giornata commemorativa delle vittime del Covid-19: lo scorso anno proprio dopo la festa è cominciato il periodo davvero drammatico, per Bergamo e per il mondo, oggi non ancora terminato. Alzare la Coppa e poter giocare questa finale proprio a Bergamo è stato un momento di vittoria per la città ma anche per tutto lo sport?
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Quali strascichi della pandemia sono rimasti nello sport? Quali sono secondo te le soluzioni più efficaci adottate durante l’anno nel campionato che hai vissuto?
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Quali obiettivi futuri vorresti raggiungere con questo gruppo?
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Come ti senti nel guidare questa squadra da leader, ti senti responsabilizzato o cresciuto in quest’ultima stagione come atleta o uomo?
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