Montecarlo sì, Montecarlo no, Montecarlo bum! – Fra chi vorrebbe eliminare dal calendario il tracciato di Monaco e chi vorrebbe tenerlo, nell’attesa del primo che si schianti va in scena il weekend nella Terra del Glamour!
Signori, signore, Capiscioners, Complotters, parenti e tutti voi che avete guardato il Gran Premio di Monaco l’altra domenica: ho uno scoop!
E quale? Che Simone Resta ma invece se ne va?
No, ma grazie per aver condiviso l’originalissimo calembour.
E quale? Che la Fia effettuerà un supplemento di indagini sulle batterie della Ferrari, giudicate però regolari?
No, non è questo, ma approfitto per esprimere la mia personale opinione in proposito: si vede che alla Fia non hanno da fare per mettersi in regola con il GDPR.
E quale, allora? Che la RedBull ha denunciato che la Ferrari usa un Drs irregolare e la Fia vuol vederci chiaro?
No, ma pensa te se questa storia fosse venuta fuori nel 2013, a valle del Gran Premio di Spagna: l’arma segreta degli Infidi Rossi che si sfascia in mondovisione, sai che ridere…
E quale, quindi? Che Charlie Whiting vuole abolire il briefing dei piloti perché a suo dire inutile?
No, però la diagnosi è che si tratta di chiari sintomi da Sindrome della Spending Review: se c’è qualcosa che non svolge la sua funzione e con un po’ di criterio si potrebbe migliorare, rendendola utile, si preferisce disfarsene totalmente. Altrimenti meglio nota nell’epoca dei Gentlemens Drivers come Sindrome del Gettare l’Acqua Assieme al Bambino.
E quale, insomma, che Liberty Media vorrebbe abolire le bandiere blu per favorire lo spettacolo e dare visibilità alle scuderie minori?
No, ma non ho capito dove sarebbe lo spettacolo nel superare una vettura che deve necessariamente dare strada, oggettivamente più lenta o con problemi evidenti. Honestly, a me me pare ‘na str…acciatella, sì, e anche un po’ di fragola, per cortesia.
E quale, porco il motogeneratore cinetico, che Raikkonen ha denunciato per molestie una giovane canadese?
No e non sono io, anche se in Canada è pieno di abruzzesi fra i quali avrei potuto mimetizzarmi: non considero più Kimi da quando mi preferì quella tale Miss Scandinavia, sapete…
E ma allora qual è ‘sto scoop? Ci stai tirando in canzone!
Eh no, la canzone però c’è. Si tratta della riedizione di un vecchio successo di Elio E Le Storie Tese e fa più o meno così: Montecarlo sì, Montecarlo no, Montecarlo bum!
Esemplifica i temi principali del dibattito scatenatosi a valle del Principesco GP: Montecarlo sì o no, laddove ci si chiede se abbia senso, in nome della tradizione, tenere in calendario un tracciato nel quale macchine mai così veloci vanno piano dietro a chi le precede, impossibilitate o quasi a sorpassare, in attesa del Montecarlo bum, cioè del primo che si schianta fra i muretti condizionando la propria gara e quella degli altri… Oh, chi è stato? Uno a caso: Verstappen!
Insomma, a leggere le varie opinioni, dalle più illustri a quelle meno referenziate, era tutto un gran cantare, fra chi definiva il tracciato monegasco anacronistico e buono solo per il glamour contrapposto a chi apprezzava la gara vinta da Daniel Ricciardo per via del pathos derivante dal fatto che a Montecarlo non ti puoi mai rilassare, perché può accadere di tutto, fino agli ultimi cento metri . Anche i piloti si sono divisi, fra chi ama Montecarlo perché esalta la precisione, la concentrazione e la maestria nella guida, a chi si è letteralmente annoiato non potendo scaricare in pista tutto il proprio potenziale perché bloccato in una costosissima processione. Gilles Villeneuve diceva che Montecarlo è una pista di montagna con una città attorno ed è proprio in queste condizioni che le cosiddette scuderie minori molto spesso trovano un’impresa che riscatta le loro stagioni incolori: pensate a Olivier Panis, a Sergio Perez e all’indimenticabile Jules Bianchi. Ecco, pensate a questa visibilità, a questo spettacolo, piuttosto che a levare le bandiere blu!
Detto questo, veniamo allo scoop. Che sarebbe questo: la Principessa Charlene prevede il vincitore della corsa!
Fateci caso: nel 2015 e nel 2016 era vestita elegantemente di bianco, come le tute dei piloti Mercedes che, effettivamente, hanno vinto – e se vi ricordate come andarono quelle gare, fra cambi gomme maldestri e rovesciamenti di vertice, non è che fosse tutto così scontato; nel 2017, invece, aveva un bellissimo abito rosso, con il quale celebrò la doppietta della Ferrari. Quest’anno ha scelto l’accozzaglia blu, rossa e gialla, chiara citazione della livrea Red Bull; accozzaglia che, devo dire, tradendo la mia assoluta predilezione verso di lei, non le impediva di essere ugualmente meravigliosa. Se l’anno prossimo la Principessa sceglierà il rosa, direi che Ocon non avrà più il problema di dare strada a chicchessia.
A parte gli scherzi, non si può non amare la Principessa Charlene, con quell’aria svagata che aveva mentre Daniel Ricciardo le porgeva il bottiglione di champagne, al quale ha deciso di attaccarsi anche lei dopo aver posato lo sguardo sul marito e su Ricciardo medesimo, senza scarpa. Mejo che m’affretto, ‘nzia mai tocca la shoey anche a me – si sarà detta!
Un ultimo pensiero per lui, il vincitore: Daniel Ricciardo. Io, per lui, farei la rivoluzione. E credo che ogni Team Principal o patron di scuderie dovrebbe farlo, incluso PiagnHorner.
Fonte: http://feedproxy.google.com/~r/CircusFormula1/~3/12VI1Ghs2OU/smontate-lhalo-voglio-scendere-a-montecarlo.php