ASCOLTANO l’Inno di Mameli a Brescia, invece dei canti alla Zalgirio Arena, e chissà se davvero avrebbero dato una mano alla causa Armani i sottoutilizzati Fontecchio e Burns, azzurri per Meo Sacchetti invece che pedine per Pianigiani. Speculazioni di contorno alla seconda sconfitta (83-78) in fila per Milano, un inedito in questa Eurolega come il doversela giocare in nove, viste le perduranti assenze di Nedovic e James: nulla di tragico, perché l’AX è ancora nella parte sinistra della classifica, ma il fiato è corto, le stelle a mezzo servizio (James 17 punti e Micov 14, ma con un 3 su 13 globale da tre) e non basta la seratona dei beniamini di casa Kuzminskas (14) e Gudaitis (16 con 7 rimbalzi e 3 stoppate). Meglio le geometrie e il collettivo di casa, sintetizzato dai 27 assist di squadra su 31 canestri dal campo.
Lo Zalgiris sfata il suo tabu interno in un’atmosfera magica, gonfiata dai cori dei 14mila che riempiono la cattedrale di Kaunas. I verdi eseguono lo spartito di Jasikevicius anche quando all’inizio sbattono contro il muro Olimpia, che intasa le tessiture armoniose dei lituani e prova a spezzarne il ritmo cadenzato appena possibile. Armani essenziale, col pick’n’roll cerca la giocata in verticale o i tiratori negli angoli e James, con 7 punti nei primi 9′, si candida ad esserne profeta con la valida spalla di Cinciarini vice-playmaker. Così, anche con un Micov all’asciutto (0/5 alla pausa lunga), Milano prova a scappare coi primi sussulti in velocità di Kuzminskas, ex in cerca di riscatto, e tocca più volte il +7 ma ha la colpa di non allungarlo, di farsi prendere dalla fretta, dai tiracci di James da nove metri che prendono solo ferri, dai soliti pacchiani problemi di falli di Tarczewski. Westermann, raffinato play francese, non avrà il genio del suo coach (o la leadership di un Rigaudeau) ma sa come ricucire la tela dei verdi di casa: dal 22-29 parte l’onda lunga dello Zalgiris, un tramortente 18-0 in meno di 5 minuti condito dalle schiacciate di Davis e White nel burro biancorosso, e dalle triple di Wolters e Walkup che ora fanno male, dopo l’iniziale 1 su 7 lituano. La sirena del 20′ arriva sul 40-31 ad evitare il k.o. tecnico.
L’Armani è sulle ginocchia, sbanda contro il pressing a tutto campo, James è un cavallo scosso che il contradaiolo Pianigiani non riesce a rimettere in traiettoria. Emergono difetti altrove nascosti: il mutismo di Jerrells e Bertans, la timidezza di Cinciarini e Brooks mentre Micov sta evidentemente tirando il fiato. Ma ha orgoglio, il serbo, come il play di Portland, e mentre lo Zalgiris si rilassa le due stelle dell’Olimpia si rianimano, sfruttando il solito lavorone di Gudaitis nelle due aree. Poi, finalmente, arrivano le triple di Bertans, che rimette la testa in partita prima di raggiungere la sua Lettonia e firma la doppietta del 53-52 al 27′. Il rebus irrisolto è Brandon Davies, pivot di bella tecnica già visto a Varese, capace di colpire anche dalla media e di sfruttare le dormite di Tarczewski. Ma rifiorisce Kuzminskas, e il 60-58 di fine terzo quarto è una bella base per giocarsela.
Lo Zalgiris torna a martellare palla dentro, riguadagna un +8 ma ora Milano c’è, e non appena riesce a riempire l’area ha ancora la forza di correre con i suoi lunghi lituani (69-68 al 34′). Le responsabilità, nei possessi chiave, se le prende James, che è pagato per quello e se le guadagna dandoci in difesa: solo che sbaglia tutte le scelte, tra triple storte e assalti ciechi. E Micov, autore di 12 punti nel secondo tempo, sbaglia dall’angolo a 48″ dalla sirena il trepunti del pari. La chiudono Davies (27) e Wolters (11 con 7 assist), i migliori di casa ed giusto così. E una settimana di riposo prima dell’abbordabile Gran Canaria in casa può sanare qualche cicatrice all’Olimpia.