Velasco al Festival dello Sport: “Il momento della vittoria è emozione pura”

Il Ct della nazionale femminile oro olimpico e mondiale al Festival dello Sport di Trento: “A inizio stagione ho detto che il modo in cui abbiamo vinto le Olimpiadi era l’eccezione, la regola è giocare punto a punto. Avrei voluto fare il professore del liceo di filosofia, poi ho iniziato ad allenare. Sapere e basta non serve, un allenatore deve saper trasmettere qualcosa ai suoi giocatori”

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“L’obbligo di vincere è la cosa più difficile da gestire per una squadra o per un atleta. A inizio stagione ho detto che il modo in cui abbiamo vinto le Olimpiadi era l’eccezione, la regola è giocare punto a punto. L’abbiamo ripetuto molte volte che è difficile ripetersi e che dovevamo essere pronte”. Parola di Julio Velasco, Ct della Nazionale italiana di pallavolo femminile, ospite al Festival dello Sport di Trento. “Bisogna essere forti dentro e sono molto felice di questo, molto di più di quando abbiamo vinto facilmente – prosegue –. Nei momenti difficili la squadra non sembrava né impaurita né persa. Dico che bisogna saper giocare male, ovvero bisogna saper giocare in quei momenti dove giochiamo peggio degli avversari. Bisogna tenere duro, evitare che loro prendano controllo della partita. Ma non lo hanno fatto perché l’ho insegnato io, io cerco di tirare fuori cose che hanno già dentro”. 

La filosofia dell’allenatore

Un percorso iniziato nel gennaio del 2024: “Due anni fa alle ragazze ho detto che dovevano essere autonome e autorevoli, a me non piacciono gli allenatori che quasi entrano in campo, non mi siedo perché non si fa, ma potrei anche farlo. In campo ci sono le ragazze e loro sanno di essere autorevoli”. Quindi i grandi temi di un allenatore: “I miei giocatori sono i miei figliocci e le mie figliocce – prosegue Velasco -, con alcuni sono stato una vita insieme. Avrei voluto fare il professore del liceo di filosofia, anche contro il volere di mia mamma. Poi ho dovuto lasciare gli studi e ho iniziato ad allenare, ma in me è rimasta quest’idea di educare. Un allenatore non deve per forza sapere mille cose se poi i suoi giocatori ne sanno cinquanta: meglio un allenatore che ne sa cento e novanta le trasmette ai suoi giocatori. Sapere e basta non serve, serve saperle passare, altrimenti si resta teorici. Così i professori e così gli allenatori”.

Il momento della vittoria e il momento post vittoria

Velasco ha portato le azzurre a un oro olimpico e mondiale nel giro di poco più di un anno: “Il momento della vittoria è un momento che è emozione pura. Non ci sono ragionamenti. È proprio la gioia – dice lui -. Nel momento successivo, invece, c’è una specie di fase di depressione. Sentendo tante mamme ho confrontato questa situazione con quella in cui nasce un bambino. È un’allegria incredibile, ma subito dopo alcune mamme dicono che arriva un momento di depressione perché non hanno più il bambino dentro”. E sempre in tema di vittorie: “Sappiamo benissimo che ora sarà ancora più dura, dopo aver letto il titolo ‘Le invincibili’ ho toccato di tutto per scaramanzia. Non avrei messo quel titolo, porta una sfortuna tremenda perché prima o poi perderemo. È bello essere miti e leggende, ma disumanizzano le persone – prosegue Velasco -. L’importante è non esagerare, siamo speciali ma non troppo speciali. La vera vittoria è sempre arrivare al massimo che si può”.

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