In corso i primi Mondiali di ciclismo della storia in Africa, in Ruanda. Si chiuderanno domenica 28 settembre con la corsa più attesa, la prova in linea élite maschile. Un percorso adatto agli scalatori e durissimo, sia in termini di lunghezza (267,5 km) che di dislivello (oltre 5mila metri). Favorito Pogacar, ma occhio a Evenepoel. Gli azzurri proveranno a stupire
PELLIZZARI OUT PER FEBBRE – IL CALENDARIO DEI MONDIALI
Il primo Mondiale della storia in Africa è destinato a diventare epico. Non bastasse la novità delle due ruote che si contendono la maglia arcobaleno a Kigali, in Ruanda, il tracciato su cui si svolgerà la gara maschile in linea, la più attesa, si preannuncia davvero complicato. 267,5 km per un dislivello complessivo di 5745 metri e cinque dure vette da affrontare più volte in rapida sequenza.
Si parte affrontando nove volte un circuito di 13,6 km. Al suo interno gli strappi del Côte de Kigali Golf (800 metri all’8,1% con punte massime del 14%) e della Côte de Kimihurura (1,3 km al 6,3% in ciottolato). Ci si sposta poi verso un altro, difficile tratto con tripla ascesa alla Côte de Péage (1,8 km al 5,9%), al Mont Kigali (5,9 km al 6,9%, punte che arrivano al 20% e altitudine di 1771 metri, la più alta raggiunta nella gara) e sul Mur de Kigali (400 metri all’11% con l’ulteriore ostacolo del pavè, tanto per non farsi mancare nulla). Infine si torna sul circuito iniziale, allungato a 15 km e da percorrere altre sei volte, comprese le vette già citate.
Tutti gli occhi sono puntati su Tadej Pogacar, campione del mondo in carica, grande favorito per via della natura del percorso, ma reduce dalla delusione nella cronometro, dove è stato battuto e addirittura sorpassato in gara da Remco Evenepoel. Il belga sembra essersi ripreso dopo il ritiro al Tour de France, nella prova contro il tempo è indiscutibilmente il miglior corridore esistente, aspira a un bis d’oro conquistato solo da juniores nel 2018 a Innsbruck (oltre che alle Olimpiadi di Parigi). I terzi incomodi non mancano e molti sono targati UAE Emirates: dall’australiano Jay Vine, argento nella crono e maglia a pois da miglior scalatore all’ultima Vuelta, fino agli spagnoli Juan Ayuso e Marc Soler, vincitori di tappe in Spagna, e al messicano Isaac Del Toro, secondo all’ultimo Giro d’Italia. Tra gli outsider che possono inserirsi almeno per la lotta al podio non vanno trascurati Ben Healy (Irlanda), Tom Pidcock (Gran Bretagna), Richard Carapaz (Ecuador) ed Egan Bernal (Colombia). E gli azzurri? Con Pellizzari out per febbre, tutte le fiches verranno puntate su Giulio Ciccone, mai da prendere sotto gamba nelle corse di un giorno.
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