Neven Spahija esclusivo: “Venezia un puzzle riuscito, siamo ambiziosi”

Spahija non può che dirsi soddisfatto da questo avvio di stagione dei suoi ragazzi.
«Sì, stiamo lavorando bene. Non è facile quando devi ripartire con un roster con tante novità. Il mio compito e dello staff è stato quello di incastrare bene i pezzi del puzzle. La continuità con lo scorso anno sono io e qualche giocatore. Ma il gruppo ha risposto molto bene mostrando una grande voglia di fare. Non è sempre così, credetemi».

Con quale criterio, con Federico Casarin, avete costruito il nuovo roster?
«Vale la pena ricordare che solo da dicembre nella scorsa stagione siamo riusciti a giocare poi con i ragazzi che ci hanno portato fino in fondo facendo un finale di stagione più che buono. Poi a bocce ferme abbiamo riflettuto. Perdere due giocatori come Ennis e Kabengele e doverli sostituire non perdendo in qualità non era facile. Abbiamo fatto andare anche Davdie Casarin che qui a Venezia aveva troppa pressione. Sul suo nome e sul suo utilizzo ci sono stati problemi con la stampa e con i tifosi ed ora a Cremona, libero da troppe responsabilità, sta mostrando di essere un ottimo giocatore. Ci siamo mossi per costruire una squadra profonda, con diverse opzioni, che potesse divertire e puntare in alto. Ora l’obiettivo immediato è andare in Coppa Italia e farlo nella miglior posizione possibile».

Contento di Horton, il suo sostituto?
«La grande stagione che ha giocato lo scorso anno a Trapani ci ha convinti. Si è dovuto adattare, ma lo ha fatto velocemente e il suo rendimento è in crescita costante. Siamo soddisfatti di quello che ci sta dando».

E comunque sotto canestro ha anche Tessitori.
«Chi dice che non ci sono pivot italiani si sbaglia. Amedeo è un ottimo giocatore e una grande persona, due caratteristiche non sempre si coniugano nel basket e nello sport in generale. E dietro c’è anche Lever. Abbiamo tre centri a dividersi minuti. Qualcuno può toglierne agli altri ma è meglio l’abbondanza».

La serie A è in crescita di qualità, concorda?
«Gran bel campionato, ci stiamo avvicinando alla ACB spagnola. Quanto manca per colmare il gap? Un po’, ma si gioca un’ottima pallacanestro con squadre di livello, ben allenate. Basta vedere, ad esempio, la conferma di Brescia, il gran momento di Tortona e Cremona. Non è più il campionato di Virtus Bologna e Milano. Ci sono tante protagoniste e tra queste anche noi».

Cresce la serie A ma sull’Europa incombe la nuova della Nba pronta a sbarcare, dal 2027, nel Vecchio Continente. Che ne pensa?
«Per ora posso commentare solo delle voci visto che, a parte delle dichiarazioni, i contorni non sono ancora chiarissimi. Si parla anche di alcune città senza grande tradizione cestistica per esempio. Non lo so, così l’idea non mi convince. L’Europa da anni produce un ottimo basket e l’Eurolega è il miglior campionato dopo quello professionistico degli Usa. Mi chiedo cosa vogliano da quest’altra parte. Mi sembra che si segua solo la strada dei soldi. Staremo a vedere».

Intanto l’Italia ha cambiato il coach della Nazionale.
«I tifosi devono dire grazie a Pozzecco. Ha fatto bene, ricreando attenzione ed entusiasmo attorno alla squadra azzurra. Ora la palla passa a Banchi. Un’altra filosofia, un altro modo di allenare. È un ottimo tecnico, preparato, ma diverso da Gianmarco. In bocca al lupo».

Come è il suo rapporto con Brugnaro, il proprietario di Venezia?
«È un imprenditore che pretende tanto ma restituisce in termini di impegno economico e di passione. Basta vedere quante energie mette nel mondo Reyer. Non solo nella prima squadra maschile, ma anche in quella femminile e nel settore giovanile. Un vulcano di idee. La pallacanestro italiana ha bisogno di gente come lui e noi vorremmo ripagarlo con un grande risultato».


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