Datome si è emozionato nel vedere la splendida pattuglia di coach Rossi salire sul gradino più alto del podio negli Europei di categoria?
«Tantissimo. Ci sono passato, ho vinto due bronzi con le Nazionali giovanili. Altro metallo certo, ma quando sei giovane ti sembra di essere sul tetto del mondo. Il gruppo ha raccolto i frutti di un lavoro certosino iniziato a Domegge, al primo giorno di raduno, passato attraverso le difficoltà degli infortuni e premiato poi da questo successo fantastico che non deve essere un punto d’arrivo ma di partenza».
I maligni dicono che questo successo sia frutto del caso.
«Sbagliano di grosso. Io nel mio ruolo ci sono da circa un anno, ma prima è iniziato il progetto voluto da Salvatore Trainotti e che ora sta pagando i primi dividendi. Siamo all’inizio di un percorso lungo. Con la Nazionale Under 15 abbiamo vinto il Torneo dell’Amicizia e stiamo lavorando con attenzione certosina sui territori, con l’Academy Italia, per scovare in ogni angolo, anche nella più piccola società di un paesello tra le montagne, un possibile futuro giocatore. Ci riusciremo? Sarà il tempo a dirlo ma noi ci crediamo».
Intanto da più parti si fa forte la richiesta: ora fateli giocare.
«Non facciamoci abbagliare dalla medaglia. Mi spiego. Per diverse circostanze puoi salire sul podio, vincere oppure no. Ma il valore tecnico di questi ragazzi c’era e rimane. Sarà importante vedere i loro pari età sconfitti in Grecia che percorso avranno, e in che tempi, per renderci conto se il problema è in casa nostra. Ci sono esempi virtuosi anche da noi, di coach che non hanno paura di mandarli in campo, accettando i loro errori e cercando correggerli e migliorarli. Certamente non si progredisce solo guardando altri giocare».
Molti di loro sono di colore e oltre a sconfiggere gli avversari si trovano ad affrontare il razzismo. Torresani ha scritto sui social agli intolleranti: grazie degli insulti, ci hanno dato la carica.
«Gli scemi al mondo sono un po’ come i Gremlins, tendono a moltiplicarsi. C’è una grande amarezza nel vedere che nel mondo di oggi ancora si guardi al colore della pelle. La canottiera della Nazionale la si veste perché si ha un passaporto italiano, perché si ha talento e perché si è rispettosi delle regole, in campo e fuori. Le squadre sono figlie della realtà di oggi e non c’è spazio per alcun tipo di razzismo».
Grande merito per l’oro va anche a coach Alessandro Rossi e al suo staff.
«Si sta affermando una nuova generazione di giovani allenatori, penso a lui, a Tabellini che sarà alla guida dell’ambizioso Paris Basketball, a Paolo Galbiati che confermano come la scuola italiana sia sempre in grado di produrre coach di altissimo livello. Questo è un segno importante di crescita del nostro movimento. Ci metto dentro, ovvio, anche Peppe Poeta. Facile dire ora: era già un allenatore in campo. Ha avuto coraggio e vinto la sua sfida a Brescia zittendo con i fatti chi diceva che si sarebbe bruciato».
Dopo il bronzo delle ragazze e gli splendidi under 20 sta per partire l’avventura dell’Italbasket dei grandi.
«Sarà importante prepararsi al meglio, mettere Pozzecco e i ragazzi nelle migliori condizioni per affrontare un appuntamento di altissimo livello come quello che ci aspetta».
Dove ci sarà in azzurro, direttamente dalla NBA, Donte DiVincenzo.
«La FIP è riuscita in un mezzo miracolo perché a fine marzo è cambiata la legge e siamo riusciti, grazie al grande impegno di tante persone, a fargli ottenere il passaporto per meriti sportivi. Ora lo attendiamo, vedremo come si inserirà nel gruppo. Stiamo parlando di un ottimo giocatore, ma non di LeBron James. La sua presenza non deve far dimenticare il valore dell’intero gruppo. Da troppo tempo ci siamo schiantati sui quarti di finale. Lo ripeto sarà dura e cercheremo di fare il meglio possibile».
Se si parla di Nazionale il pensiero non può che finire ad Achille Polonara.
«Sta lottando come un leone contro questa ennesima prova che la vita gli pone di fronte. Ha sempre lottato in campo e continua a farlo anche ora. Gli siamo vicini e sappiamo che lui è vicino a noi. Vincerà ancora Achille».
Alla guida della LBA è arrivato Gherardini che lei conosce molto bene.
«Siamo stati insieme al Fenerbahce. Il valore del dirigente è universale, lo dimostrano le sue esperienze sempre positive che lo hanno reso protagonista anche nella Nba, il massimo a livello mondiale. Io credo che abbia accettato perché per lui è una sfida diversa e Maurizio ama sempre mettersi in discussione e cercare nuovi stimoli. Voglio però ringraziare Umberto Gandini, il presidente uscente. Ha fatto crescere, e molto, la Lega di A».
Un’ultima cosa: Bargnani non l’ha chiamata per il super team di 3×3 per le prossime Olimpiadi?
«No, ma ringrazio di questo Il Mago, così non mi sono fatto frullare strane idee per la testa. Il mio posto ora è in Federazione e c’è una lunga strada da percorrere per dare forza al basket italiano».
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