L’anno perfetto esiste. Quello in cui accendi la televisione e lo vedi giocare una pallavolo sublime. Quello in cui di fronte a te hai il passato di Max Colaci che si antepone al futuro di Marco Gaggini, stilisticamente il suo erede e caratterialmente due profili affini. Anche Gaggini è figlio del sacrificio, della gavetta, degli anni in cui da Malnate passa a Monza e poi il resto è storia nota. È l’anno infine in cui dopo essersi giocato lo scudetto con grande sorpresa di molti, arriva la prima maglia azzurra, e allora la VNL si tinge del colore del suo sguardo, quello che pensa non ad arrivare, ma a vivere tutto con il massimo dell’emozione.
Una squadra in cui lei ha giocato un playoff semplicemente spettacolare.
Quale è stato il valore aggiunto?
Quella sera ricordo un Gaggini particolarmente emozionato.
Una squadra che ricorderà. I legami più importanti con chi sono nati?
Del nuovo gruppo invece chi è curioso di incontrare?
È un anno in cui gli occhi puntati su Monza saranno tanti. Soffre questa pressione del doversi replicare?
A livello internazionale si è appena affacciato con la nazionale. C’è qualcosa che le ha lasciato il primo contatto con De Giorgi?
Gaggini, lei è consapevole dell’essere uno su cui la pallavolo italiana vorrà costruire un futuro campione?
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