Jasmine Paolini si gioca domani a Dubai il pass per la sua prima finale in un 1000 Wta. La crescita della toscana passa attraverso il lavoro con coach Renzo Furlan, ex n°19 Atp: “Oggi Jasmine ha fiducia nei propri mezzi ed è consapevole della sua forza. C’è stato un lavoro tecnico, il mio obiettivo è quello di tenerla sempre su alti livelli”. Venerdì Paolini-Cirstea è in diretta su Sky Sport e in streaming su NOW
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Ci sono tennisti che possiamo paragonare a delle fuoriserie, che bruciano le tappe da giovanissimi. Carlos Alcaraz e Jannik Sinner, due ottimi esempi del tennis di questi tempi. Altri sono auto che hanno bisogno di completarsi pezzo dopo pezzo e ci impiegano un po’ più di tempo. Per poi prendere sempre più velocità. Possibilmente con l’aiuto di un buon ingegnere. Jasmine Paolini, 28 anni compiuti a gennaio, ha fatto questo percorso. Che l’ha portata a diventare la numero 1 d’Italia e virtualmente 22 del mondo. Best ranking conquistato grazie alla prima semifinale in un Wta 1000.
A Dubai, dove è stata aiutata dal ritiro della kazaka Rybakina per problemi gastrointestinali. Un percorso iniziato con la vittoria in rimonta contro la brasiliana Haddad Maria 4-6 6-4 6-0 e proseguito con i successi in due set contro la canadese Fernandez e la greca Sakkari, testa di serie numero 8. Paolini potrebbe non fermarsi qui perché in semifinale troverà la rumena Cirstea, che è subito sopra di lei nel ranking Wta e che ha eliminato la testa di serie numero 7 Vondrousova.
L’ingegnere di Jasmine Paolini è Renzo Furlan, ex numero 19 Atp. Ci ha spiegato il lavoro e di conseguenza i miglioramenti che hanno spinto la sua allieva a ottenere questi risultati. “Sicuramente c’è stato un lavoro tecnico, mirato molto sul servizio, sull’aumentare la continuità del servizio. Quindi aumentare la percentuale, aumentare un pochino anche la velocità. E cambiare le variazione delle traiettorie. C’è stato un lavoro tecnico anche dalla parte del diritto, molto sulla fase difensiva dove lei era un po’ deficitaria. Ha imparato a difendere molto meglio e di conseguenza a mettersi in condizione di avere più palle per entrare e poter far male. Lei è sempre stata molto brava nella palla a tre quarti, ha sempre avuto molta velocità. Ma nella palla sulla difesa faceva un po’ fatica. Abbiamo lavorato soprattutto sul primo colpo dopo il servizio, per cercare di muovere la palla e di essere molto incisiva”
Si sa, vincere aiuta a vincere. Quindi ha avuto la sua parte anche la componente mentale che ha aiutato Jasmine Paolini a convincersi di meritare un posto nella parte alta del ranking e di poter competere con le avversarie più forti. “C’è stata una presa di coscienza, di fiducia nei propri mezzi, che arrivava già dalla fine dell’anno scorso
quando per la prima volta era andate prime 30 – ha detto Furlan -. Aveva fatto finale a Monastir a fine anno (persa contro la belga Mertens), semifinale a Zhengzhou, in Cina (persa contro la giocatrice di casa Zheng), terzo turno nel 1000 di Pechino, perdendo con la Sabalenka un match molto lottato. Quindi sicuramente ha preso molta più fiducia e coscienza nei propri mezzi e questo ti fa esprimere a un livello senz’altro migliore. Fondamentalmente credo che lei ora come ora sappia che ha un valore non indifferente come giocatrice nel suo complesso. E questo sta cercando di tirarlo fuori un po’ tutti i giorni”.
E adesso veniamo ai meriti del coach. Perché Renzo Furlan ha avuto indubbiamente un ruolo determinante nella crescita di Paolini. Un lavoro che può essere considerato relativamente facile nella fase di impostazione generale ma che diventa sempre più difficile quando gli aspetti da limare sono sempre meno ma sono quelli che ti fanno fare il grande salto. “Il lavoro mio è quello di tenerla sempre a questo livello per performare sempre al meglio – ha detto -. Non ci si riesce sempre però è ovvio che il mio lavoro è un po’ questo. E poi di cercare di implementare quelle che sono le sue qualità nel suo gioco, la sua forza e poi di lavorare su quelle che sono le piccole lacune. È sempre un lavoro sul particolare. Non è più un lavoro su tanti aspetti ma su pochissimi aspetti, tecnico tattici che poi ti aiutano a fare quella piccola differenza che poi in termini di risultati è tanto”.
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