Djokovic: “A Federer non piaceva il modo in cui mi comportavo all’inizio della mia carriera”

Gli Australian Open avanzano …e Novak Djokovic migliora. Il campione in carica del primo Slam stagionale ha iniziato il torneo con una condizione incerta, figlia anche dei problemi al polso mostrati nei primi incontri dell’anno alla United Cup. C’era preoccupazione, ma il suo coach Ivanisevic ha subito fatto da pompiere, rassicurando che la cosa non era grave e che per Melbourne sarebbe stato a posto. Poi anche un piccolo stato influenzale, “lo potete intuire dalla mia voce” affermò Novak dopo aver battuto il coriaceo Prizmic all’esordio. Nella serata di Melbourne è arrivata una prestazione assai migliore contro Etcheverry, vittoria in tre set con momenti in campo a-la-Djokovic. Gli avversari sono avvertiti…

Nella press conference post partita, più della partita stessa si è parlato di altri temi. Interessanti le risposte del serbo sulla questione match notturni, vista la maratona di Medvedev terminata alle 3.39 del mattino, e sull’atteggiamento in campo e fuori che da sempre lo distingue dagli altri. Una sicurezza che ha ostentato fin dagli esordi e che non era gradita a chi dominava il tennis quando “Nole” sbarcò tra i grandi, Mr. Federer.

“Il tema dei late match penso sia stato affrontato” afferma Novak. “So che i tornei del Grande Slam hanno avuto conversazioni su questo argomento. Qua hanno deciso di iniziare il torneo un giorno prima, il programma giornaliero e l’orario delle partite sono un problema quando ci sono match maschili che durano cinque set, come è successo ieri sera con le partite diurne al quinto set. Medvedev, ancora una volta, ha iniziato alle 23:00. Non è sicuramente la situazione ideale. Non lo so… Non immagino i tornei del Grande Slam arrivare a cambiare il formato della giornata sui campi principali, in particolare su quello centrale, da partite diurne e notturne come è adesso, perché è così che vendono i biglietti. È così che commercializzano. È così che promuovono. Semplicemente non vedo che si possa arrivare a una sessione per l’intera giornata. Ciò aiuterebbe sicuramente i giocatori, perché forse avremmo qualche ora in più in alcuni giorni se inizia alle 11 o alle 12, a seconda di quante partite sono in programma. Ma non credo avverrà”.

Djokovic quindi resta scettico sulla possibilità di arrivare un compromesso con gli Slam sugli orari che possa impedire lo svolgimento di incontri notturni, come invece dovrebbe avvenire sull’ATP tour con le novità annunciate pochi giorni fa. Resta tuttavia da verificare il reale funzionamento di queste innovazioni, e se verranno accettate deroghe. Da febbraio vedremo…

Interessante la domanda sull’atteggiamento di Novak in campo e negli spogliatoi, se per caso qualche “vecchio” del tour abbia consigliato ad un giovane Djokovic di cambiare attitudine nei suoi primi anni di tennis Pro. Così risponde il serbo: “Questa è una bella domanda. Voglio dire, so che sicuramente a Federer non piaceva il modo in cui mi comportavo all’inizio. Penso che la cosa non gli sia piaciuta molto. Non so degli altriImmagino di non essere il tipo di ragazzo preferito da alcuni dei migliori perché non avevo paura di affermare che volevo essere il miglior giocatore del mondo. Ero fiducioso in me stesso, sentivo di avere il gioco per sostenerlo. Ma non mi è mai mancato il rispetto. Ogni volta che inizio una partita, prima di entrare in campo o quando la finisco, saluto sempre l’avversario, lo riconosco sempre. Il rispetto è qualcosa che mi è stato insegnato che deve essere presente indipendentemente da ciò che sta accadendo. Ovviamente in campo possono succedere molte cose nel vivo di una battaglia. È passato molto tempo ormai, 20 anni, da quando ho debuttato nel tour professionistico. È davvero difficile dire a chi piacevo di più o di meno. Penso di averne nominato uno, non riesco a ricordarne altri. Se ho provato ad ascoltare dei consigli su chi mi criticava? Sono cose che mi hanno sempre dato ancor più voglia. Se commetto un errore, lo ammetterei e, ovviamente, alzerei la mano, mi scuserei o altro. Ma se le critiche arrivassero senza una ragione particolare, credo che allora continuerei semplicemente nella direzione che ho scelto, e basta. Sapevo e lo so oggi che non puoi piacere a tutti, per chi sei, per come giochi, per come ti comporti, per cosa parli. È normale. Siamo tutti diversi. Abbiamo tutti preferenze diverse”.

Il discorso continua su Shelton, giovane di grande personalità che ha già avuto a che fare con Novak… “Per quanto riguarda il livello di sicurezza di Shelton e il suo coming out, in realtà non mi dispiace affatto. Penso sia grandioso. Devi crederci. Sono assolutamente d’accordo. Sostengo al 100% un giovane giocatore che scende in campo, come ha fatto Prizmic l’altra sera contro di me, e Shelton lo fa credendo nelle sue capacità di poter sfidare i migliori giocatori del mondo. Non mi dispiace affatto. Ma c’è una sorta di linea, linea non visibile, di comportamento accettabile nei confronti dell’altro giocatore. Se un giocatore oltrepassa quella linea, ovviamente inizia a diventare fastidioso. È allora che reagisci. In generale sono favorevole ai giovani giocatori che mostrano fiducia e parlano, sempre con rispetto, nei confronti dei ragazzi più anziani che sono nel circuito, ma è bene che abbiano fiducia in se stessi e nel loro tennis” conclude Djokovic.

Al prossimo turno il n.1 è atteso dalla sfida con un altro “vecchio” del tour, Adrian Mannarino, che ha rimontato uno svantaggio di due set a uno contro uno Shelton assai sprecone e incapace di giocare bene vari punti importanti. Non ci sarà quindi l’atteso potenziale ottavo di finale tra l’americano e il serbo. La sensazione è che la rivincita sia solo rimandata, ma dipende da Ben. Novak è sempre lì, pronto nelle fasi decisive dei grandi tornei.

Marco Mazzoni


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