TORINO – Stabilità. Il mantra della nuova Formula 1, la parola e il concetto più utilizzati nel Circus sulla bocca di ogni buon team principal (e finanche tecnico) che si rispetti. Nell’organizzazione, nei regolamenti, nell’orizzonte finanziario. Stabilità portata fino al punto, per la prima volta nella storia del Mondiale, di schierare una griglia senza alcun cambiamento in tutti i dieci team. Tutti i piloti confermati dal 2023 al 2024. E nel giro di ventiquattro ore anche i rinnovi pluriennali di Charles Leclerc con la Ferrari e di Lando Norris con la McLaren. Il tutto con il corollario del no definitivo all’ingresso di Andretti come 11ª squadra. Non se ne parlerà prima della prossima rivoluzione tecnica, in programma nel 2026.
Tutto buttato per aria dalla clamorosa svolta sull’asse Maranello–Brackley, con l’accordo di Lewis Hamilton per vestire rosso dal 2025. Una mossa, quella della Ferrari e del sette volte campione del mondo, destinata ovviamente ad avere ripercussioni, effetti a catena come le onde create da un sasso gettato nello stagno. E qui parliamo di un macigno in un mare (anche di soldi). Uno tsunami, insomma. Le prime considerazioni sono ovviamente sul dove andrà Carlos Sainz e con chi sostituirà Hamilton la Mercedes. E la risposta, non ovvia, è che lo spagnolo potrebbe essere la soluzione del grattacapo piombato sulla testa di Toto Wolff con molto anticipo rispetto a quanto previsto.
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