Il cupolino frantumato con un pugno e lo stoppie al rientro, marchi di fabbrica di Martinator. Ma il nuovo Jorge Martin lo vedi quando nel giro di celebrazione per l’8ª vittoria in MotoGP, la 3ª della stagione, si ferma alla curva 16 per baciare l’asfalto proprio sulla striscia lasciata sabato dalla sua Desmosedici GP24 viola nella caduta (la terza in tre anni a Mandalika) nella Sprint che gli è costata metà (da 24 a 12) del suo vantaggio in classifica su Bagnaia. «La mia rivincita su quella curva, come ha fatto Pecco a Barcellona, scegliendo di attaccarmi alla 5 dopo il suo errore del giorno prima» racconta il torello spagnolo dopo essere tornato ad allungare: +21 sul torinese, terzo in una gara sofferta.
Un catenaccio, quello del bicampione del mondo di fronte al contropiede tutto pressing del rivale per il titolo, che poteva anche portare a 4 punti in più, quelli del 2° posto di Pedro Acosta, messo sotto investigazione per aver infranto la pressione minima delle gomme, ma graziato dalla Direzione Gara come il compagno di marca (Ktm) Brad Binder per il danneggiamento del cerchio che produceva perdita d’aria nel pneumatico. Una spiegazione che crea un precedente (qualcuno ironizzando ma neppure troppo ha detto che d’ora in poi i direttori sportivi andranno in griglia con un martello ad ammaccare le ruote). E polemiche, non cavalcate da Bagnaia che si conferma un signore. D’altronde come tutti i piloti ha sempre contestato la regola anti-furbetti e l’assurda penalità, ma se esiste va applicata. E il cerchio è una parte sotto gestione e responsabilità dei team.
Pecco però guarda a sé stesso, ai problemi che sembravano risolti ma non è stato così (specie alla partenza, ma anche nella gestione delle gomme) e che si porta subito in Giappone, dove già venerdì si riaccenderanno i motori (per il terzo fine settimana consecutivo) nel quint’ultimo atto di un Mondiale che è diventato definitivamente una lotta a due con Martin. Enea Bastianini si autoesclude cadendo al 21° giro durante una rimonta furibonda alle difficoltà dei primi giri analoghe a quelle del compagno di squadra («pensavo solo alla vittoria e sono andato oltre il limite, ma non me ne pento») e
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