Va in archivio una delle gare più emozionanti della stagione, sul circuito di Austin, teatro del dominio incontrastato della Ferrari. Charles Leclerc e Carlos Sainz confezionano una doppietta senza storia, degna dei domini targati Schumacher-Barrichello nel 2004, e rilanciano le ambizioni della Rossa nel mondiale costruttori. Completa il podio un immenso Max Verstappen, che dimostra una volta di più perché lui è un campione e Lando Norris, invece, no. Altro passo falso dell’inglese della McLaren, tramortito dal rivale sin dalla partenza. Fenomenale la corsa di Colapinto e Lawson, giovani in rampa di lancio e pronti a oscurare i rispettivi compagni di squadra. Solida rimonta di George Russell, mentre il compagno di squadra Lewis Hamilton vive un weekend da incubo. Ma la peggiore, per l’ennesima volta, è un’imbarazzante FIA. Questo e molto altro nelle pagelle del Gran Premio degli Usa.
In un weekend in cui tutti portano grossi aggiornamenti, mentre i nodi Red Bull e McLaren vengono al pettine, la Ferrari sceglie la via conservativa e… demolisce i rivali. Dominio incontrastato ad Austin, in pieno stile F2004, certificato sin dalle prove libere: passo gara semplicemente inarrivabile, nonostante i soliti difetti sul giro secco. Senza il duello rusticano tra Leclerc e Sainz nella Sprint Race, probabilmente sarebbe arrivato il colpo grosso anche al sabato mattina. Poco male, però: quella è stata la scintilla che ha incendiato il monegasco e lo spagnolo, inavvicinabili per tutti i 56 giri sul circuito texano. Una dimostrazione di forza paurosa, che rilancia prepotentemente le ambizioni iridate del team di Maranello. Sognare non è lecito: è un obbligo.
Dura essere giovani in Formula 1, soprattutto se arrivi dalla F2 e non hai sin da subito lo spazio che meriteresti. Ma se il talento c’è, prima o poi l’occasione arriva. Ed eccoli lì, Franco Colapinto e Liam Lawson: due insospettabili fenomeni. L’argentino è ormai una garanzia anche in gara: parte indietro, ma con una gestione impeccabile delle gomme dure agguanta un decimo posto che vale come una vittoria. Copia e incolla la corsa del neozelandese di casa RB, al rientro nel Circus come sostituto di Daniel Ricciardo. Dopo oltre un anno di assenza, e su una pista dove non aveva mai guidato. Il tutto mentre i rispettivi compagni di squadra naufragano nei bassifondi della classifica. Aria fresca, aria nuova: la meglio gioventù!
Parafrasando il calciatore Alexis Sanchez, “Ehi amigo, i campioni son così”. Una frase che racchiude tutto il weekend di Max Verstappen: cinico nella Sprint Race, che lo riporta davanti a tutti dopo circa 5 mesi di astinenza. Lucido e spietato in gara, dove non ha il passo per contrastare la Ferrari, e allora punta il mirino su Lando Norris: prima lo tramortisce in partenza, poi gli dà una lezione di difesa negli ultimi giri. Costringendolo a una manovra che gli costa la penalità di 5 secondi. Risultato: podio finale. Tra Sprint e gara altri 5 punti guadagnati in classifica. Per l’ennesima volta: Max è un campione, l’altro un mestierante.
Gli unici picchi di una incomprensibile Mercedes ad Austin sono tutti a firma di George Russell. Prima il venerdì da leone, con un clamoroso 2° posto nella Shootout Qualifying per la Sprint Race del sabato mattina; poi la gran rimonta in gara, dalla pitlane al 6° posto finale, davanti anche a Sergio Perez. In mezzo, una Sprint in apnea per il degrado gomme e l’incidente al termine del Q3, che lo costringe alla partenza dal fondo. Poco male, però: più di così sarebbe stato (forse) impossibile anche partendo davanti. Ma questa Mercedes, comunque, resta un enigma indecifrabile: nell’arco di un giro, può andare più veloce o più lenta di un secondo.
La triste, consueta lavata di capo per Lando Norris ecco che torna puntuale, dopo la “pausa” di Singapore. Non c’è niente da fare: quando ti aspetti che l’inglese sia pronto a spiccare il volo, ecco invece il brusco risveglio. Ancora una volta, il pilota della McLaren si fa demolire (in pista e, soprattutto, psicologicamente) dall’amico-rivale Max Verstappen. E stavolta anche dalle Ferrari. Soprattutto in gara, tra l’ennesima partenza sonnolenta e un’umiliazione totale nel corpo a corpo con l’olandese. La penalità è solo la ciliegina su una torta sempre più acida. L’exploit della qualifica non serve a nulla: quando conta, Lando non ha la stoffa.
Un weekend così negativo per Lewis Hamilton non si vedeva da anni, forse un decennio. Il sette volte campione del mondo ne combina di tutti i colori, proprio su una delle sue piste preferite. Il venerdì sembrava promettere bene, ma già la Sprint ha riportato tutta la Mercedes con i piedi per terra. Il “dramma”, però, inizia dal sabato pomeriggio: 19° posto in qualifica, probabilmente la peggiore di tutta la sua carriera. Per finire, poi, con la “gara”: sì, perché dura appena un paio di giri, prima del testacoda alla penultima curva. Triste epilogo in ghiaia (come tanti anni fa…), per un fine settimana nerissimo. Probabilmente, già con il rosso a occupare la sua mente.
Trovare un senso logico, o ancor meglio consistenza, alle scelte della Federazione in questo fine settimana è impresa ardua. Si passa dal niente al tutto, o dal tutto al niente, da un weekend all’altro. Ad Austin va in scena la fiera dell’incoerenza, con penalità comminate a destra e a manca per guida troppo al limite. La causa scatenante è il sorpasso di Russell a Bottas, sanzionato con 5 secondi di penalità per l’inglese, reo di aver “spinto oltre i limiti” il finlandese. E perché, per una situazione identica, Verstappen non è stato penalizzato in partenza contro Norris? Da lì, è un susseguirsi di investigazioni e sanzioni, teatro dell’assurdo che rischia di mozzare lo spettacolo. Già detto su queste frequenze: la Formula 1 è già nel futuro, la FIA è ancora ferma nel passato. Anzi, trapassato. Remoto.
Fonte: https://www.circusf1.com/2024/10/gp-usa-f1-2024-le-pagelle-ferrari-in-versione-2004-lawson-e-colapinto-da-urlo-blackout-hamilton.php
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