Che Tadej Pogacar fosse un fenomeno, di quelli che nascono una volta ogni 50 anni, lo sapevamo già da tempo e non solo per un palmares da veterano a 26 anni ancora non compiuti. Ma lo sloveno non smette mai di stupirci, emozionarci, alzare l’asticella verso qualcosa di diverso rispetto a quanto fatto prima. Aggiungiamo anche che in questa Grande Boucle “Pogi” dispone di una squadra fortissima, con un Almeida leader aggiunto che fa il vice capitano e riprende Ayuso sul Galibier, invitandolo a tornare a tirare. La UAE ha imposto un ritmo altissimo sulle rampe della storica salita della Grande Boucle (seppur presa dal versante di Briançon), che comunque rimanda a Pantani nel 1998 tanto per dire e tanto per restare sul tema doppiette Giro-Tour. Tadej ha aspettato l’ultimo chilometro di salita per attaccare, non voleva spingere troppo, per sua stessa ammissione (mancano ancora tanti giorni fino a Nizza).
Ma è a fine salita, con il solo Vingegaard a restare quantomeno in scia, che Pogacar sprigiona genio, intuizione e rapidità di esecuzione. La discesa verso Valloire è una pennellata continua ai limiti dell’impossibile, con velocità folli e traiettorie da far trattenere il fiato davanti alla televisione. Spingendo da matti con le gambe nei tratti pedalabili. Alla fine saranno 35 i secondi su Evenepoel, Ayuso, Roglic, 37 su Vingegaard e Carlos Rodriguez. Con gli abbuoni fanno maglia gialla con 45 secondi su Evenepoel (occhio al belga, tra gli avversari è uno di quelli con più gamba) e 50 sull’eterno rivale in terra francese Vingegaard (che va detto, è quasi un miracolo vada così forte dopo lo schianto di aprile).
La strada verso Nizza è ancora lunga e piena di insidie, ma se voleva dare una prova di forza oggi Pogacar ha raggiunto l’obiettivo, dando un segnale agli avversari. Che ora dovranno rispondere, a partire dalla cronometro del 5 luglio. Resta un altro, ennesimo capolavoro di un corridore che più che essere accostato ai grandi del passato diventerà lui stesso pietra di paragone per il futuro. Con anche il brivido di aver dovuto “dribblare” una marmotta mentre correva in picchiata verso Valloire. “Stupor mundi” al Tour de France, si chiama Tadej Pogacar.
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