E’ difficile trovare altri aggettivi e definizioni per raccontare Tadej Pogacar. Lo sloveno ha trionfato al Tour, il suo terzo in carriera, realizzando la doppietta con il Giro che mancava dal 1998 con Marco Pantani. Un modo di correre e di vincere unico nella storia del ciclismo. Difficili (e forse inutili) i paragoni con il passato: ammiramo “Pogi”, in attesa che compia altre imprese memorabili
L’ALBO D’ORO DEL TOUR – LE PAGELLE DEL TOUR DE FRANCE
La sua maglia è stata rosa ed ora è tutta gialla, il suo nome è Tadej Pogacar. Inchini in rosa al Giro, inchini in giallo al Tour. Sale dove in molti non osano, aumenta il ritmo dove in tanti mollano, scatta dove nessuno ci prova. Concede poco o nulla, detta legge in ogni frangente con una formazione (la UAE Emirates) modello corazzata. Un tempo esisteva il “treno rosso” della Saeco che lanciava il siluro Mario Cipollini in volate mozzafiato o il nero treno del team Sky per Wiggins e Froome, ora sono maglie bianche e caschetto giallo che controllano e comandano in ogni condizione. Strepitoso quello che riesce a fare “ciuffettino”, ha una facilità di pedalata impressionante su qualunque terreno o dislivello. Viaggia più veloce di qualche chilometro in più rispetto a tutti, il tachimetro per le altrui gambe è bloccato mentre il suo è libero di crescere. La fatica la fa il pubblico sulle strade che prova a corrergli vicino o quello a casa che suda in poltrona per il caldo cittadino, lui no. Pogi nella sua eleganza è quasi annoiato da tanta attenzione. Difficile fare paragoni con il passato, molto difficile e complicato, sono tempi diversi e tutto è cambiato, inutile fare l’elenco sarebbe troppo lungo e fastidioso. Le statistiche e i record ovviamente servono e sono quel paragone che fa tornare alla memoria i grandi del passato. Certamente servono a poco visto che il Signor Pogi vince quando e come vuole.
Cannibalesco ed irreverente con gli altri? Forse, ma la gara è gara e ogni traguardo vuol dire alzare l’asticella dei guadagnai per sé stesso e la squadra. Fuoriclasse assoluto, campione indiscusso con un’età per entrare nella vera leggenda di questo sport. Vincere come ha vinto lui è riuscito realmente a pochi ma trionfare con questa semplicità in qualunque condizione è solo sua. Scatto mostruoso, ritmo pedalata minuto micidiale, tattica precisa, gestione da vero comandante, testa concentrata sull’obiettivo che quando raggiunto lascia scappare l’accenno di un sorriso accattivante. Poi è scena: gli inchini, i gesti con le dita ma è anche gentilezza nel dare una pacca all’avversario battuto e annichilito, omaggiare i compagni di squadra…un leader o giovane Signore della pedivella. È di sicuro un magnifico interprete che piace vedere e, per noi, è suggestivo scoprire se esistono limiti al suo incedere. Vive con forti avversari su ogni terreno o percorso, non dimentichiamolo mai come pure questi rivali hanno formazioni assai potenti.
Quello che stupisce è la facilità di interpretare il giusto momento della gara e immediatamente realizzare il colpo, una specie di Lupin/ Houdini: scaltrezza e maestria nella fuga. Bravo Pogi, se esistono detrattori del tuo modo di correre, non ti curar di loro ma guarda e passa, se esiste chi mette in dubbio la tua leggerezza in salita, ricorda loro che team e persona vengono controllate ogni giorno. Il tuo mondo è stato dipinto di rosa e di giallo, sono pennellate di un principesco affresco che deve essere ancora completato da altri mille colori che facilmente troverai nella tavolozza delle continue e irrinunciabili sfide. Con tutto il rispetto possibile.
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