Pogacar domina anche oggi al Giro d’Italia: il gesto a Pellizzari e la borraccia al bimbo

La forza gentile, quella di Tadej Pogacar. Lo sloveno domina con una superiorità disarmante sui rivali, vince e poi vince di nuovo, portando a casa il suo primo Giro d’Italia con una facilità che disorienta ed emoziona. Ma il ragazzo nato vicino a Komenda, per la precisione a Klanec (scherzo del destino, in sloveno significa “pendenza”) regala spettacolo oltre l’aspetto meramente tecnico del ciclismo. Sorride dopo 222 chilometri, con in mezzo il Mortirolo, mentre affronta l’ultima rampa con pendenza vicina al 20%. Sorride quando parte e quando arriva e pure mentre è in fuga. Oggi Pogacar ci ha regalato altri due gesti, che entrano di diritto nella storia del Giro d’Italia. Partiamo dal primo. Seconda salita sul Monte Grappa nella 20^ tappa. Giulio Pellizzari, 20 anni e il più giovane corridore al Giro ques’tanno, è in fuga. Lo sloveno lo raggiunge e lo incoraggia, lo invita a resistere con lui nell’azione. Già qualche giorno prima Tadej aveva regalato al giovane della VF Group-Bardiani CSF-Faizanè occhiali e maglia rosa, dimostrandogli un sincero rispetto per avere il coraggio di attaccare nonostante la giovanissima età. Per due volte in questo Giro la maglia rosa è sembrata quasi dispiaciuta di non essersi portata con sé fino al traguardo questo ragazzino di San Severino Marche. Due tappe (la prima a Santa Cristina in Valgardena) che Pellizzari meritava per la generosità: Pogacar glielo ha riconosciuto, con un cenno e un gesto in mondovisione che vale quanto una vittoria.

La borraccia al bambino

Atteggiamento sempre educato e disponibile verso il prossimo, allegro e felice perché consapevole delle doti che madre natura gli ha donato. Gli unici gesti di stizza, e a ragione, li ha rivolti sul Monte Grappa a quei (pochi, per fortuna) “tifosi” che più che tifosi sono solo pericolosi esibizionisti. I corridori non si toccano, non si spingono, non si disturbano mentre faticano. I corridori vanno incitati, sostenuti urlando con gioia tutto il tifo possibile, ma con rispetto. E poi ci sono i bambini e la loro splendida innocenza. Mentre lo sloveno dopo il Monte Grappa affronta uno strappo al 14% un giovanissimo ed educatissimo (lui sì) tifoso gli chiede: “Mi regali la borraccia?”. Pogacar non ce l’ha ma proprio in quel momento incrocia un rifornitore, ne prende una e la porge al bimbo, che probabilmente in questo momento sarà ancora incredulo per l’emozione. Tutto mentre il campione sta sfrecciando verso la sua sesta vittoria di tappa in questa corsa rosa, 5 indossando la maglia di leader, come un certo Eddy Merckx. Tadej Pogacar è un ragazzo di oggi, usa i social in modo morigerato e spensierato, si fa rispettare e rispetta il gruppo (che lo ammira, ricambiando). E’ un giovane di 26 anni non ancora compiuti che si sottopone a sacrifici durissimi per conquistare i risultati che ottiene. Sa di dover regalare spettacolo al popolo del ciclismo e non si sottrae mai alla sua missione. Lo fa con quel sorriso perenne che possono esibire solo uomini dotati di forza gentile. Sa che in migliaia sono lì per lui con il sole, il freddo, la pioggia. E quindi è consapevole di dovere ripagare quell’amore. Come altri campioni suoi coetanei che hanno una cura autentica verso il pubblico e una disponibiltà sincera (vedi alla voce Sinner). E poi dicono che i giovani d’oggi…

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