Pogacar, campione con la classe della semplicità

L’inchino all’arrivo di Bassano del Grappa in perfetta solitudine è il sigillo finale di un Giro Rosa vissuto con la tranquillità del dominatore. Tadej Pogacar, il bimbo sloveno ora maturo campione, ha vinto il suo primo Giro con ben 6 successi, 5 in maglia rosa. E poteva essere una marcia trionfale, modello Binda, Merckx, Bugno se nella prima di Torino il piccolo corridore dell’Ecuador Narvaez non avesse messo la sua ruota davanti. Sì, perché al bimbo è mancato proprio il rosa dal primo giorno fino all’ultimo. Ha corso con una facilità imbarazzante, una corsa a parte sin dalla tappa di Oropa di pantaniana memoria, lì la sua prima vittoria, lì si è visto come con quel gioco di ritmo pedalata minuto poteva fare la reale differenza. Al Giro tutti faticavano tranne uno, metteva la squadra a controllare, poi il polacco Majka, il suo scudiero, dava la scossa finale ed ecco Tadej fare spettacolo. Pedivelle più corte per fare più velocità e leggerezza, uno sguardo con leggero sorriso di zero sofferenza nonostante le pendenze. Tadej, il ciuffo che esce dal casco, piace alla gente perché sorride, scherza, si diverte… ha la classe della semplicità e la consapevolezza di essere fortissimo e quindi regala perle, che si chiamano vittorie: Oropa in salita, crono di Perugia con dislivello, Prati di Tivo in salita, Livigno (Mottolino) in salita, Monte Pana in salita, Bassano del Grappa in salita. Piace perché è un ragazzo campione con gesti ed atteggiamenti fantastici. Sono fotografie del Giro, i ringraziamenti alla sua squadra per il lavoro svolto, una pacca vuol dire grazie: non è dovuto ma lui lo fa. Altra immagine, meravigliosa, la borraccia ceduta ad un bambino che corre al suo fianco in salita, la prende dal massaggiatore e la cede al ragazzino, un mito. Capitolo Giulio Pellizzari è quasi da libro cuore. Giulio, il più giovane, 20 anni, è in fuga in salita è solo e a pochi chilometri dall’arrivo la rosa di Tadej lo raggiunge, lo guarda, si scusa e va via e vince. Nel tendone delle pre-premiazioni Pellizzari chiede con timidezza se il campione piò regalargli i suoi occhiali colorati di rosa: Pogacar fa di più dopo gli occhiali si toglie la maglia e la dona al suo giovane rivale. Lacrimoni, mai successo. E ancora sul Grappa è ancora in fuga lo scalatore azzurro, ed anche qui Pogacar si muove per la vittoria, lo raggiunge in salita, stavolta lo affianca e “andiamo” vanno via insieme, la maglia rosa si trattiene e lo accompagna sul passaggio finale del Grappa… poi come dire la testa ha ragione del cuore, manca troppo all’arrivo e Tadej va via ma con quel gesto, “l’andiamo”, ha dimostrato affetto per Pellizzari. Ecco perché piace, il paragone con il Cannibale è giusto per l’età e per quello che ha vinto, 2 Tour, 1 Giro, 3 Lombardia, 1 Fiandre e 2 Liegi, un corridore completo, un fuoriclasse ma non è “cannibale” per carattere. Piace perché sorride, risponde alla gente, non si nasconde ed è felice sempre. Grande Tadej fino a voler tirare fino agli ultimi metri per il suo velocista Molano all’ombra del Colosseo. Grazie Tadej per essere campione “normalmente simpatico”.

I giovani italiani ci fanno sperare

E grazie giovani italiani, ci hanno stupito e ci fan ben sperare, tante vittorie con la nuova freccia delle volate Milan, la conferma del cronometro Filippo Ganna, di Pellizzari abbiamo detto ma bravo Vendrame e bravi i nuovi volti: Tiberi, Fiorelli, Zana, Piganzoli, Maestri, Ballerini, Tonelli, Conci, Aleotti: tutti accumunati da un gran bel Giro, si sono fatti veder, hanno vinto, lavorato e sofferto ma ci sono ed erano anni che non avevamo questo serbatoio. Bene, bene: bene per le volate, per salite, per le fughe, per il lavoro oscuro ma redditizio, è finalmente una buona Italia in un bel disegno del Giro. Certo anche quello conta, tolto il fenomeno davanti, il resto che vedeva le terga dello sloveno son tutti lì con quinto e maglia bianca il giovane Tiberi, secondo quel Martinez diventato capitano con la Bora dopo che con la Ineos aveva salvato Bernal nell’ultima settimana del Giro 2021 e terzo, a proposito del Team Ineos, Mister G, Geraint Thomas gallese di 38 anni e un giorno, un età che lo affianca ad un signore del 1928, Bartolomeo Aymo classe 1889 che conquistò il podio 39 anni, Thomas è appena il secondo più anziano. Mister G, altro fenomeno.


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