La storia da sempre premia gli audaci. Qualità che di certo non manca a Tadej Pogacar. Lo ha appena dimostrato al Giro, dove non si è limitato a vincere o a controllare. 21 tappe corse alla Pogacar, sempre all’attacco e quasi mai al risparmio. A far esaltare il pubblico sulle strade e davanti alle tv. Con quel sorriso sempre stampato sul volto. Capace di gesti semplici, ma che nella loro semplicità lo hanno reso ancora più unico. Più che un cannibale del passato, a cui spesso viene paragonato, con quella faccia da ragazzino Tadej ricorda un piccolo principe. Un piccolo principe che ha già dimostrato però di saper essere un grande Re. Che dopo un giro da record, vuole provare a riscrivere un altro pezzetto di storia del ciclismo. Con quella accoppiata Giro-Tour che manca dal 1998, da un certo Marco Pantani e che nel ciclismo moderno sembrava quasi nemmeno da tentare.
Dal rosa al giallo. Un’impresa che lo renderebbe ancora più grande. Per questo lo sloveno non vuole lasciare nulla al caso. Qualche giorno di meritato riposo, ma niente feste. Nemmeno nella sua Komenda, colorata di rosa in suo onore. Perché c’è un Tour da preparare e provare a vincere. A inizio mese si torna a fare sul serio in altura, a curare ogni minimo dettaglio, perchè solo così si può tentare l’attacco al Tour.
Da Roma a Firenze. Con l’Italia sempre nel suo destino. Poco più di un mese per ricaricare le batterie e farsi trovare pronto all’appuntamento con la partenza, per la prima volta nel nostro paese, della grande Boucle il prossimo 29 giugno. Consapevole di trovarsi di fronte una concorrenza sicuramente più robusta e agguerrita rispetto al Giro. Dal Colosseo alla promenade des angles di Nizza, dove finirà il Tour per non impattare sulla Parigi Olimpica, l’obiettivo di Pogacar resta sempre lo stesso: correre da piccolo principe per tornare re del Tour.
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