Conferma preziosa per le operazioni di seconda linea: Sebastiano Santi è ancora un leone.
Il libero classe 1998 per il secondo anno consecutivo vestirà la maglia biancoverde. Un’occasione per confermare quanto di buono già aveva mostrato in Serie A2, ritagliandosi spazi di gioco e dimostrato che il campo lo può tenere alla grande.
Capace di farsi largo anche tra le simpatie del pubblico, Seba potrà finalmente vivere da protagonista il clima del PalaGrassato: “Penso che il PalaGrassato sia considerato da tutta la categoria come uno dei palazzetti più “scomodi” , oltre che per la presenza numerica, proprio per la passione ed il calore dei tifosi.
Tra covid e problemi burocratici sono 3 anni che i tifosi non hanno la possibilità di seguirci come si deve… mi auguro che questo sia l’anno in cui possa ritornare la bolgia che mi ricordo da avversario, e soprattutto un punto di riferimento per l’intera città di Motta”.
L’anno scorso è stato un anno difficile ma nonostante questo hai scelto di restare. Cosa ti è piaciuto di Motta?
“Le difficoltà dell’anno scorso sono state ormai archiviate. Quando ho scelto di rimanere ho voluto guardare solo al futuro che con questo organico si prospetta di sicuro interessante. Sono rimasto colpito dal carattere di questa società, in grado di rimettersi sempre in gioco anche quando sembrava impossibile farcela”.
La squadra è rivoluzionata ma si prospetta tra le più competitive del torneo. Cosa ti aspetti?
“Rivoluzionata si, però con molti giocatori che conosco bene e con i quali c’è un rapporto di amicizia. Penso che questo sia un aspetto fondamentale, che ci permetterà di creare subito una amalgama importante e di valorizzare ancora di più le qualità tecniche che possediamo come organico per puntare alle posizioni importanti della classifica”.
L’A3 è una categoria che conosci molto bene quali pensi possano essere le difficoltà del campionato e come si affrontano?
“L’errore più grande che si possa fare in un campionato come la A3 è pensare che ci sia qualcosa di scontato, soprattutto per chi, come noi scende dalla categoria superiore. In questi casi le aspettative sono sempre alte e di conseguenza anche la pressione. Noi dobbiamo essere bravi a rimanere con i piedi per terra pur con la consapevolezza di poter fare qualcosa di davvero importante”.
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