Musetti, una trasferta in America Latina da dimenticare. Che sia una spinta per ripartire

Inutile girarci intorno, la prima volta di Lorenzo Musetti sulla terra battuta in America Latina è stata una vera e propria delusione. C’era molta curiosità nel rivedere il talento di Carrara sull’amato “rosso” dopo i grandi passi avanti nel gioco mostrati lo scorso autunno sul sintetico, risultati eccellenti che l’avevano issato tra i migliori 20 giocatori al mondo. Purtroppo il responso del campo è stato chiaro: tre tornei, quattro partite giocate, una vittoria a Buenos Aires (nel primissimo match disputato) contro Cachin, poi tre sconfitte nette. Un bilancio troppo brutto per essere vero, amplificato dall’aver perso i tre match senza nemmeno vincere un set e, purtroppo, contro avversari buoni ma non certo trascendentali come il peruviano Varillas a Baires (6-4 6-4), il cileno Jarry a Rio (6-4 6-1), e ieri sera lo spagnolo Munar (6-4 6-4). Pur partendo nettamente favorito per classifica, Lorenzo ha vinto la miseria di 21 games in tre partite. Risultati che francamente nessuno si attendeva alla vigilia della trasferta.

La partita persa ieri a Santiago contro Munar è lo specchio di come sia andata (male) l’avventura del toscano tra Argentina, Brasile e Cile. L’iberico è un buon giocatore, solido, uno che picchia la palla ed è rapido in campo, non ti regala mai la vittoria con propri errori ma ha precisi limiti tecnici e schemi assai ripetitivi. Musetti ha ben altre armi, velocità di palla, fantasia e capacità di cambiare ritmo e muovere lo scambio. Purtroppo Lorenzo ha disputato una partita incolore, bloccato, con poca energia (soprattutto nelle gambe), finendo per ritrovarsi la maggior parte del tempo a contrastare il pressing monocorde di Jaime invece di spostare l’avversario, aggredire la palla e cambiare ritmi ed angoli. Non ha sfruttato nessuna delle sei palle break ottenute, finendo in quel vertice perverso di frustrazione – esternata visibilmente in campo – senza riuscire a trasformarla in energia per una reazione fisica ed emotiva necessaria a invertire le sorti di un match brutto, e alla fine perdente.

Cosa è andato male in queste settimane latine? Un po’ tutto. Fisicamente non è parso brillante, forse imballato da tanto lavoro fisico (e questo in fondo non sarebbe malvagio vista la lunga stagione che l’aspetta…). I suoi colpi non sono stati così fluidi e penetranti come l’autunno scorso, quando la sua reattività, anticipo e velocità di palla avevano incantato e portato grandi risultati. Al servizio non è riuscito a fare la differenza, ma soprattutto è sembrato titubante, poco incisivo, come crollato nuovamente in quell’attendismo e posizione un po’ arretrata che proprio non ci aspettavamo e non avremmo mai e poi mai voluto rivedere nel suo gioco. Fu proprio il cambio di passo sull’anticipo, sulla velocità nell’entrare nella palla col diritto l’aver trovato una posizione in campo più avanzata che fecero esplodere il suo talento elevando in modo esponenziale le sue prestazioni. Questa trasferta a sud dell’America ha come di colpo cancellato tutte queste novità, restituendoci un Musetti incerto e poco incisivo.

Impossibile pensare ad una regressione, questo assolutamente no. Sicuramente qualcosa non ha funzionato nel rapporto tra preparazione, cambio di superficie e magari qualche schema o situazione “da terra” provata che, evidentemente, non ha funzionato. Non ha avuto buone sensazioni, fiducia, e tutto è crollato. Brutto, ma può capitare, non c’è da farne un dramma. Anche la scorsa stagione le prime settimane di tour non furono esaltanti, con i soli quarti a Rotterdam a spiccare in mezzo a troppe prestazioni così così. Musetti è ancora un giocatore che riesce a dare il suo meglio quando “sente” che il suo gioco funziona, vive e cavalca sensazioni positive: quando il feeling non è positivo, per qualsiasi motivo, il suo braccio è meno fluido, le gambe meno reattive, gli schemi difensivi. C’è solo una strada per superare questa situazione: lavoro, esperienze, campo, partite. La maturazione e la consapevolezza si raggiungono sempre con un percorso a scale, non è mai un processo lineare ed immediato. Sicuramente questa fase negativa sarà un’esperienza su cui lavorare e riflettere.

Speriamo che Lorenzo e coach Tartarini analizzino a fondo la situazione e riescano velocemente a rialzare il livello nei prossimi tornei, c’è spazio per crescere ulteriormente in classifica nelle prossime settimane, oltre che nel gioco, ma occorre assolutamente ritrovarlo questo gioco, quello ammirato a Napoli, Firenze, Sofia, Parigi lo scorso autunno. Un tennis bello e vincente, quello di “Muso”, che ci piace da impazzire. Dispiace invece aver visto un Musetti così sotto tono, quando tutti ci aspettavamo che brillasse sulla terra battuta. Non è il caso di criticare la scelta di aver optato per i tornei in America Latina. Sulla carta continuo a ritenere che sia stata una decisione corretta: con le novità tecniche inserite e metabolizzate nella seconda parte del 2022, il gioco dell’azzurro anche sul “rosso” può essere fantastico, ancor più incisivo e difficile da contrastare. Serve però quell’energia, intensità, decisione e rapidità di esecuzione che, purtroppo, nelle ultime settimane sono mancate. Forza Lorenzo!

Marco Mazzoni


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